Metodo d’indagine geofisica finalizzato in archeologia alla datazione dei reperti, basato sulla determinazione della magnetizzazione acquisita, in particolare da laterizi e terrecotte, all’atto della loro realizzazione e dovuta al campo magnetico terrestre dell’epoca. Poiché il campo geomagnetico cambia gradualmente in termini di direzione e di intensità, i materiali che si sono magnetizzati in un momento specifico possono essere datati in modo assoluto, comparando le variazioni note del campo geomagnetico, oppure in modo relativo, comparandoli con altri materiali archeologici. Per i tempi anteriori a quando si iniziò a registrare tali variazioni per mezzo di osservazioni dirette (16° sec.), è necessario ricorrere a campioni di riferimento, indisturbati dal momento della cottura. I migliori risultati si hanno su manufatti soggetti a riscaldamento (ceramica, forni, terra ecc.), benché sia possibile analizzare anche materiali soggetti a magnetizzazione termoresiduale (forme per fusione, monete, scorie ecc.).