archivi
Gli a. costituiscono i più importanti giacimenti di fonti per la ricerca storica. Al tempo stesso sono dotati di una propria storia, parte di una più generale storia dell’, fondamentale per poter porre nella giusta prospettiva i documenti che conservano. Mentre in alcune realtà, come l’India, la conservazione degli a. è sempre stata problematica a causa della prevalenza di strutture politiche decentrate di durata relativamente breve, gli a. risultano già assai sviluppati nel 3° e 2° millennio a.C. negli antichi regni orientali dove sono costituiti da migliaia di documenti scritti su tavolette d’argilla e sono stati ritrovati nei centri più importanti. In Grecia, dopo la scomparsa della scrittura micenea, e pur dopo l’introduzione dell’alfabeto, gli a. stentarono a ricostituirsi. In Atene i documenti furono dapprima posti sotto la custodia dell’Areopago, poi di sette «custodi delle leggi». Nei regni ellenistici, soprattutto quelli di Siria e d’Egitto, gli a. ebbero maggior diffusione e la loro organizzazione fu potenziata durante l’impero romano. È caratteristica dell’età ellenistico-romana la moltiplicazione degli a. nelle città e negli accampamenti. In Roma gli atti pubblici erano deposti in età repubblicana nel tempio di Saturno. Nel 78 a.C. fu costruita per l’a. una nuova sede sul Campidoglio, accanto al quale venne sviluppandosi da Augusto in poi l’a. imperiale sito sul Palatino, ove, insieme con le carte private del principe, si venne accumulando l’imponente documentazione relativa all’amministrazione dell’impero. Nell’alto Medioevo ebbero particolare importanza gli a. monastici e quelli vescovili, conservatisi in molti casi integralmente sino all’Età moderna. Quasi nulla invece è rimasto degli a. laici. Particolare cura degli a. si cominciò ad avere in Italia nell’età comunale; dapprima i documenti più importanti del comune si custodivano (secc. 13°-14°) nella sacrestia di una chiesa, in seguito negli armaria communis, di pubblica consultazione. Nel 16° sec., quando cominciò a farsi più sentita l’importanza dello studio dei documenti per la storiografia, si fondarono speciali istituti destinati alla conservazione e all’amministrazione degli atti dell’autorità centrale, affidati alla direzione di dotti. Così nel 1531 fu fondato nel castello di Simancas l’a. della corona di Castiglia; sessant’anni dopo Clemente VIII fondò l’a. di Castel Sant’Angelo. Nel sec. 18° all’ordinamento cronologico dei documenti si venne sostituendo quello per materie, modellato pressappoco sull’enciclopedia francese, che in molti casi sconvolse le serie esistenti. In altri casi lo sconvolgimento si dovette allo scarto inconsulto di molti documenti ritenuti ormai inutili, all’accentramento, nonché a spogliazioni e distruzioni. Dopo il 1815, e soprattutto con l’affermarsi del principio di provenienza, che riordinava i documenti sulla base dell’ente che li aveva prodotti, si cominciarono a ricostruire gli antichi criteri di conservazione.