ARCHIVIO (IV, p. 83)
Il decennio 1938-48 è caratterizzato, per quanto riguarda la legislazione degli archivî italiani, dalla pubblicazione della legge 22 dicembre 1939, n. 2006, che, oltre a prevedere la istituzione di una sezione d'archivio in ogni capoluogo di provincia, dispone la concentrazione degli atti notarili, anteriori al 1800, presso gli archivî e sezioni di archivio di stato e introduce infine norme speciali per la vigilanza sugli archivî degli enti pubblici non statali e sugli archivî privati, affidando l'esercizio di tale vigilanza alle Sovrintendenze archivistiche, ricostituite con nuovi e più ampi poteri. La guerra europea, già in corso quando la legge fu pubblicata, finì con l'impedire o almeno col rallentarne l'applicazione. Tuttavia la vigilanza sugli archivî privati fu subito iniziata con buoni risultati; furono inoltre costituite 15 nuove sezioni di archivio e cioè: Alessandria, Ancona, Arezzo, Como, Forlì, Macerata, Perugia, Pistoia, Ravenna, Savona, Sondrio, Taranto, Udine, Verona e Vicenza.
Va anche ricordata la sistemazione dell'Archivio di stato di Roma nella nuova sede della Sapienza; la pubblicazione d'un Bollettino di Notizie degli Archivi di Stato (1941-43) e quella infine d'un volume su Gli Archivi di Stato Italiani (Bologna 1944) che aggiorna l'ormai antiquato Manuale storico-archivistico del 1910.
Scoppiata la guerra mondiale furono inizialmente prese disposizioni per tutelare gli archivî unicamente dai pericoli della guerra aerea: sgombero dei piani superiori, costruzione di rifugi, impianti contro gli incendî; trasferimento della parte considerata di maggior pregio lontano dai centri cittadini, in località di campagna, senza importanza né industriale né militare e quindi, presumibilmente, meno esposte ai pericoli dei bombardamenti: ciononostante la guerra aerea causò notevoli perdite agli archivî maggiori: primo fra tutti l'Archivio di stato di Milano, ch'ebbe, nel '43, ambedue i suoi edifici distrutti da un incendio, poi l'Archivio di Palermo, quello di Messina e quello notarile di Sarzana. Ma perdite anche maggiori furono determinate dal non preveduto evento della guerra guerreggiata nel territorio nazionale, prima e più grave fra tutte la distruzione, a opera di soldati tedeschi, il 30 settembre 1943, dell'Archivio di Napoli trasferito dalla sede centrale di S. Severino a S. Paolo Belsito, presso Nola. Alle cause derivanti dalla guerra combattuta sul territorio nazionale, vanno aggiunte quelle che ne sono, sempre, direttamente o indirettamente, soprattutto nei centri minori, le conseguenze inseparabili, come l'abbandono, l'incuria, l'esposizione alle intemperie, e quindi anche la manomissione, la sottrazione, il saccheggio, la distruzione deliberata da parte della soldatesca e, in qualche caso, della stessa popolazione civile.
Una parola speciale va riservata agli archivî moderni. Fra la fine del 1943 e i primi del 1944, il governo fascista provvide a trasferire in Alta Italia, con la capitale, anche gli organi amministrativi indispensabili, e con essi i relativi archivî. Ma alla fine della guerra, quegli archivî furono tutti integralmente ricuperati e riportati a Roma, salvo la parte di essi che venne al momento deliberatamente distrutta, occultata, dispersa, o quella che gli Alleati momentaneamente trattennero, ma che di recente restituirono: ivi compreso l'archivio di Mussolini, rinvenuto a Gardone.
Durante tutto l'ultimo periodo della guerra combattuta in terra italiana, dal 1943 al 1945, né l'uno né l'altro dei due eserciti avversarî poté mai interamente prescindere dalla qualità del paese dove la battaglia si svolgeva e non preoccuparsi, in qualche modo, della sorte del patrimonio storico-archivistico ivi esistente. Di qui l'istituzione, presso ambedue gli eserciti, d'uffici speciali per la tutela di quel patrimonio: il Kunstschutz e la Sub Commission for Monuments, Fine Arts and Archives. A quest'ultima, che svolse azione particolarmente utile, dobbiamo anche, alla fine della guerra, l'ottimo Rapporto finale, tradotto in italiano a cura della Presidenza del Consiglio.
Fuori d'Italia nessuna perdita viene segnalata paragonabile a quella da noi subita con la distruzione dell'Archivio di Napoli. Naturalmente le perdite sono state maggiori dove ai danni della guerra aerea si sono aggiunti quelli della guerra combattuta sul territorio. I grandi depositi di Vienna, di Londra e di Parigi sono a ogni modo rimasti incolumi e solo quello di Berlino-Dahlem è stato parzialmente distrutto da un incendio.
Bibl.: Oltre alla bibliografia riferita nel corso dell'articolo, oltre al citato Rapporto finale sugli Archivi della Commissione Alleata (Sotto Commissione per i monumenti, belle arti e archivi), Roma 1946, v.: E. Gentile, L'Archivio di Stato di Palermo negli anni di guerra 1940-1943, con Appendice sugli archivi provinciali, Palermo 1944; E. Pontieri, Rovine di guerra in Napoli, in Archivio Storico per le Provincie Napoletane, n. s., XXIX, pp. 269-83; E. Re, Gli Archivi italiani durante la guerra, in Archivio della Deputazione Romana di Storia Patria, n. s., XII (1946), pp. 1-22. Un elenco completo degli archivî, maggiori e minori, che hanno subìto perdite in Italia, è in corso di stampa a cura del ministero dell'interno.