Parte fondamentale dell’antica dottrina divinatoria etrusca rivelata, secondo la tradizione, da Tagete, i cui precetti raccolti da Tarconte in libri sacri erano conservati dai lucumoni. Tali libri recavano istruzioni per l’esame di tre particolari fenomeni: exta (viscere delle vittime), monstra (prodigi di vario genere), fulgura (folgori).
Aruspice era il sacerdote cui era affidato il rito; suo compito precipuo era l’extispicio, l’esame specialmente del fegato, di cui esistevano modelli, come il fegato di Piacenza. Erano aruspici i principes etruschi, chiamati spesso a Roma. Sotto Augusto l’impulso alla propagazione dell’a. fu dato da Mecenate, sotto Tiberio da Seiano; Claudio cercò di promuoverne lo studio in Etruria. L’importanza degli aruspici non cessò neppure dopo gli editti di Costantino e Teodosio.
La prima traduzione latina di testi di a. è attribuita a Tarquizio Prisco (metà 1° sec. a.C.): ne restano frammenti.