Stato di sofferenza delle radici di una pianta che cresce in terreno asfittico, nel quale cioè la circolazio;ne dell’aria nei pori del terreno difetta o manca per eccessiva quantità di acqua o per eccessivo costipamento del terreno. Se prolungata, l’a. risulta dannosa all’intera pianta.
Impedimento più o meno grave, talora mortale, della respirazione. Può avvenire per alterata composizione dell’aria (quando la percentuale di ossigeno, normalmente circa del 21%, si abbassa al di sotto del 7%), oppure per accumulo nel sangue di acido carbonico (ipercapnia) o di altri gas irrespirabili, oppure per impedimento alla meccanica respiratoria (cioè per tutte le cause che possono ostacolare l’ingresso dell’aria nelle vie aeree, o determinare compressioni gravi, rapide nei polmoni, o paralizzare il centro respiratorio, o provocare spasmo o paralisi dei muscoli respiratori).
Nell'a. acuta si distinguono quattro fasi: violenta dispnea inspiratoria, violenta dispnea espiratoria, pausa respiratoria, fase terminale (respiro periodico, boccheggiamento, morte). L’a. cronica (o lenta) è conseguenza delle condizioni morbose che compromettono porzioni sempre più estese della superficie respiratoria (tumori, retrazioni polmonari ecc.). Particolari caratteri presenta la cosiddetta a. dei neonati, complicazione spesso legata a parti distocici e dovuta essenzialmente alla mancanza di apporto di ossigeno per varie cause, come per es. il distacco prematuro della placenta; viene classicamente distinta in due forme: livida, caratterizzata da intensa cianosi, e pallida, più grave, che si manifesta con pallore diffuso, azione cardiaca impercettibile, mancanza dei riflessi ecc.
L’asfissiologia forense è una branca della medicina legale che si occupa dello studio dei fenomeni, delle sindromi e delle lesioni anatomiche causate dall’a., al fine di risolvere i quesiti medico-legali a quest’ultima legati: essa non viene presa in esame quando rappresenta un fenomeno condizionato da altre cause morbose (scompenso cardiaco) o traumatiche (schiacciamento del torace) o accidentali (folgorazione, avvelenamenti), ma soltanto quando costituisce l’agente causale unico o almeno preminente.