Modo in cui è concepito lo sviluppo dell’azione indicata da un verbo; si parla quindi di a. imperfettivo o perfettivo. In molte lingue è una categoria autonoma; in alcune coesiste con la categoria del tempo.
Le lingue indoeuropee mostrano una graduale tendenza ad abbandonare il sistema dell’a. in favore di quello del tempo: in particolare il greco, dai testi omerici in poi, presenta il consolidarsi, almeno nell’indicativo, dell’opposizione presente-passato, mediante l’uso dell’aumento; d’altra parte conserva, specie nella fase antica, la distinzione tra aspetto imperfettivo (reso nel presente con il presente, nel passato con l’imperfetto) e perfettivo (reso con il tema dell’aoristo, che nell’indicativo è in genere proiettato nel passato, ma che negli altri modi è indifferente alla nozione di tempo). Non costituisce propriamente un aspetto il perfetto, che inizialmente non indica il passato ma lo stato o il risultato conseguente a un’azione. A questa duplice opposizione aspettuale si aggiungono le modalità dell’azione incoativa, ingressiva, iterativa ecc., che infatti interessano piuttosto la formazione del presente che non tutto il paradigma.
La comparazione linguistica autorizza ad attribuire il sistema di a. a una fase indoeuropea unitaria, nella quale la determinazione del tempo, come categoria verbale, aveva minore o minimo rilievo. Mentre alcune lingue (latino) sono passate a un’opposizione quasi esclusivamente temporale, le lingue slave hanno sviluppato in maniera considerevole la categoria dell’a., opponendo sistematicamente l’a. imperfettivo a quello perfettivo. Nelle lingue in cui ha rilievo grammaticale solo il tempo, si può ugualmente parlare di a. (o meglio, modalità) dell’azione ma solo in riferimento a valori lessicali di volta in volta raggruppabili in sistemi di natura piuttosto oggettiva che non soggettivamente linguistica: così in italiano la nozione dello ‘spostarsi’ può essere individuata nel suo inizio (partire, a. puntuale, ingressivo), nel suo svolgersi (viaggiare, camminare, a. durativo o lineare o imperfettivo), o nel suo terminare (arrivare, giungere, a. puntuale, terminativo o perfettivo o conclusivo) ecc. In seno alla coniugazione si avverte talvolta una distinzione di a. (mangiava, a. imperfettivo; mangiò, a. puntuale o aoristico), che però non si costituisce a sistema, essendo spesso legata anche al valore lessicale (per es. in cadeva-cadde si ha opposizione di iterativo a singolativo).