atletica
Uno sport universale
Tra le più semplici e spontanee manifestazioni dell'essere umano c'è il correre, il saltare e il lanciare oggetti. Sono azioni che ricorrono fin dagli anni dell'infanzia, quando il bambino è alla scoperta delle sue risorse fisiche. L'universalità dell'atletica leggera è in gran parte legata proprio a questa naturalezza: in tutte le prove di corsa e in gran parte dei salti l'atleta si esibisce senza alcun attrezzo, di cui si avvale solo nel salto con l'asta e nei lanci. L'atletica è anche competizione: la parola, infatti, deriva dal greco àthlos "lotta". Ma è una competizione il cui esito è privo di ombre, sancito da strumenti equi come cronometri, asticelle e nastri misuratori.
Testimonianze di attività atletica si trovano in bassorilievi egizi risalenti a circa 3500 anni a.C., ma non si può certo escludere che esercitazioni più o meno simili siano state in voga anche presso civiltà più remote. Le prime notizie rilevanti e sicure su competizioni atletiche sono localizzate in Grecia e in Irlanda. La letteratura greca ci dà notizia fin dal 7°- 6° secolo a.C. di gare di corsa in onore di Zeus o di altri dei. Erano etichettate nel loro complesso come Giochi ellenici, che erano divisi a loro volta in Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei.
I più famosi e i più celebrati da poeti, filosofi e storici furono i Giochi olimpici, che si tennero dal 776 a.C. al 393 d.C. a Olimpia, nel Peloponneso nord-occidentale, a scadenze quadriennali. Il primo 'olimpionico' di cui ci sia stato tramandato il nome è Corebo di Elide, che nel 776 a.C. vinse lo stàdion, gara di corsa in linea retta su una distanza che corrispondeva ‒ per l'appunto ‒ alla lunghezza dello stadio in cui si gareggiava (192,27 m), e che può essere paragonata all'odierna gara dei 200 m. In seguito il programma si arricchì di altre corse come il dìaulos, distanza doppia dello stàdion, e il dòlichos, che poteva variare da 7 a 24 stadi, nonché del pèntathlon (complesso di cinque discipline: corsa, salto in lungo, disco, giavellotto e lotta). Naturalmente non si hanno dati di alcun genere sulle prestazioni degli atleti, non esistendo all'epoca strumenti adeguati per la misurazione del tempo o della distanza. Si conoscono invece i nomi dei vincitori, tramandati fra l'altro dal filosofo greco Aristotele. Come già detto i Giochi olimpici cessarono di esistere nel 393 d.C. per un editto dell'imperatore romano Teodosio.
Accanto alla tradizione greca occorre ricordare quella dei Celti d'Irlanda. I Giochi di Lugnas, più tardi detti Tailteann games (dal nome della cittadina in cui si svolgevano, Tailti, a nordovest di Dublino), nacquero, come i Giochi ellenici, da piccole feste locali a sfondo religioso. Si tennero in un'epoca coincidente grosso modo con quella dei Giochi olimpici, e per quanto riguarda l'atletica erano orientati per lo più su gare di salti e lanci. Le notizie relative ci sono state trasmesse da saghe irlandesi, nelle quali storia e leggenda si confondono e anche per questo non hanno la rilevanza storica dei Giochi ellenici.
Con il passaggio dall'antichità al Medioevo, nuove tendenze religiose e culturali contribuirono ad allontanare l'uomo dalla pratica dell'esercizio atletico, che sul continente europeo sopravvisse perlopiù nella forma di tornei cavallereschi o militari. Solo nelle Isole Britanniche andò pian piano sviluppandosi un'attività atletica non molto dissimile, nelle forme essenziali, da quella dei giorni nostri. E non per caso l'atletica moderna nacque proprio nei paesi di lingua inglese. Nella quarta decade dell'Ottocento gare atletiche prefiguranti il modello attuale si svolsero in Inghilterra, Stati Uniti e Canada. Più tardi le università inglesi di Oxford e di Cambridge ebbero una parte importante nel promuovere questo sport: il loro primo confronto diretto si tenne nel 1864 a Oxford.
Poco dopo sorsero le prime associazioni nazionali, con regole che nella sostanza sono state ereditate dall'atletica odierna. Per questo le misure del sistema inglese originale sono ancora oggi in uso in non poche gare: per esempio, quella che è oggi la distanza base del giro di pista, 400 m, è nata come adattamento metrico del quarto di miglio inglese (440 yard o 402,34 m); lo stesso per la distanza fra gli ostacoli (10 yard o 9,14 m) e per il peso di certi attrezzi (16 libbre, ossia 7,265 kg, per peso e martello).
Nonostante il contributo dei paesi anglosassoni, fu di un francese, Pierre de Coubertin, il merito di aver lanciato lo sport in genere e l'atletica in particolare verso gli attuali lidi, con la nascita delle moderne Olimpiadi, che il Comitato olimpico internazionale, da lui ideato, realizzò nel 1896 ad Atene. Questa è tuttora la manifestazione faro dello sport mondiale, che si tiene ogni quattro anni in città sempre diverse.
Grandi sono state, nel corso degli ultimi cento anni, gli sviluppi dell'atletica. Anzitutto evoluzioni nei metodi di allenamento, sempre più sofisticati e intensi; poi della tecnologia, che ha introdotto miglioramenti a cominciare dalla qualità delle piste e delle pedane; infine, e soprattutto, del numero di nazioni, e quindi di atleti impegnati in questo sport. La IAAF (International amateur athletic federation), l'ente internazionale fondato nel 1912 che governa l'atletica, conta oggi più di duecento paesi membri. Dal 1983 esistono anche i campionati mondiali, che si tengono a scadenze biennali negli anni dispari, e poi una miriade di riunioni a invito (Grand prix) e di campionati continentali e di zona.
I tempi delle corse sono divenuti sempre più brevi e le misure dei salti e dei lanci sempre più lunghe. In materia di primati mondiali, dal 1900 a oggi, nei 100 m si è passati da 10″4/5 (cronometraggio manuale al quinto di secondo) a 9″78 (cronometraggio automatico al centesimo); nel salto in alto da 1,97 m a 2,45 m; nel lancio del disco da 36,19 m a 74,08 m. Questo fra gli uomini. Le donne, che cominciarono a partecipare all'attività sportiva internazionale solo negli anni Venti del secolo scorso, realizzano ora tempi e misure che circa mezzo secolo fa sarebbero stati da primato mondiale per gli uomini.
In generale, dal dilettantismo più o meno puro si è passati gradualmente a un cosciente professionismo, che nell'era attuale è a tratti spietato. L'aumento vertiginoso della concorrenza in campo mondiale e i nuovi incentivi economici hanno acuito il pericolo che gli atleti facciano ricorso a farmaci in grado di facilitare lo sviluppo della muscolatura, ma potenzialmente nocivi per la salute. Malgrado tutto questo, però, l'atletica rimane quello sport affascinante che in ogni angolo del mondo continua ad attirare sempre nuove leve di giovani.
Atleti di grande talento sono emersi nel corso degli anni da un sempre crescente numero di paesi. Fra gli 'immortali' di questo sport in tempi diversi si possono ricordare gli americani Jesse Owens e Carl Lewis, grandi nella velocità pura come nel salto in lungo; il finlandese Paavo Nurmi, il cecoslovacco Emil Zatopek e l'etiope Haile Gebrselassie, eccelsi fondisti; il russo Sergej Bubka nel salto con l'asta, l'americano Al Oerter nel disco e il cecoslovacco Jan Zelezny nel giavellotto. Fra le donne l'olandese Fanny Blankers-Koen, fenomenale nello sprint e negli ostacoli, la tedesca Marita Koch, grandissima sui 400 m, e l'americana Jackie Joyner-Kersee, regina delle prove multiple. L'Italia ha avuto nel corso degli anni la sua buona parte di grandi atleti, come il discobolo Adolfo Consolini, i velocisti Livio Berruti e Pietro Mennea, il marciatore Giuseppe Dordoni e, tra le donne, l'ostacolista Ondina Valla e la saltatrice in alto Sara Simeoni.
L'atletica dei giorni nostri annovera 24 specialità nel programma olimpico maschile e 23 in quello femminile. Nella corsa piana le distanze sono 100, 200, 400, 800, 1.500, 5.000, 10.000 m, staffette 4 × 100 m, e 4 × 400 metri e maratona (km 42,195); per quella a ostacoli, 110 e 400 metri, nonché 3.000 metri con siepi; i salti possono essere in alto, con l'asta, lungo e triplo; i lanci sono del peso, disco, martello e giavellotto; le prove multiple comprendono il decathlon - vale a dire un complesso di dieci discipline - e la marcia di 20 e di 50 km. Il programma femminile comprende le stesse specialità di quello maschile meno una, la marcia dei 50 km; inoltre, al posto dei 110 m ostacoli ha i 100, e l'eptathlon - complesso di 7 discipline - invece del decathlon.