Alcaloide, C17H23NO3, estratto dalle radici di belladonna, dai semi dello stramonio e da altri vegetali (Scolopia iaponica, Hyosciamus niger ecc.). Non sempre preesiste come tale nel vegetale, ma si forma spesso durante l’estrazione dalla iosciamina che è un alcaloide isomero (levogiro) e che, per azione degli alcali diluiti, racemizza dando atropina. Le foglie, i frutti e le radici di belladonna ne contengono da 0,4 a 0,8%; da essi, dopo essiccazione con soda, l’a. viene estratta con solvente. Si presenta in cristalli aghiformi di sapore amaro aspro, poco solubili in acqua fredda.
L’a. svolge azione inibente sul sistema nervoso vegetativo parasimpatico e determina pertanto dilatazione delle pupille (per concomitante prevalenza del sistema simpatico), diminuzione o arresto delle secrezioni salivare, gastrica, bronchiale e sudorale, aumento della frequenza dei battiti cardiaci. In caso di avvelenamento, provoca disturbi psichici, difficoltà a deglutire ecc.
Si suole chiamare sindrome atropinica il complesso di sintomi di avvelenamento da ingestione di particolari funghi velenosi (Amanita muscaria e Amanita pantherina), che in passato si riteneva contenessero un principio atropinico ( micoatropina). La sindrome, dovuta a principi allucinogeni (muscimolo, acido ibotenico ecc.), si manifesta poche ore dopo l’ingestione dei funghi con vomito, secchezza delle fauci, dilatazione delle pupille, delirio ecc., ai quali subentra un sonno profondo.