Opera del teologo C. Giansenio (1585-1638), il cui titolo integrale è Augustinus seu Doctrina sancti Augustini de humanae naturae sanitate, aegritudine, medicina, adversus Pelagianos et Massilienses. Pubblicata postuma (Lovanio 1640; quindi Parigi 1641, Rouen 1643), e nonostante i divieti, dagli esecutori testamentari di Giansenio, fu condannata dalla bolla In eminenti (6 marzo 1642) di Urbano VIII, confermata nel 1644. Le discussioni intorno all'Augustinus e alle cinque proposizioni, estratte dalla Sorbona e condannate da Innocenzo X (1653) e da Alessandro VII, appartengono alla storia del giansenismo che dall'opera prese avvio.
Scopo del testo era chiarire le discussioni intorno al peccato originale e alla grazia (vivissime a Lovanio dopo l'insegnamento del Baio) e combattere, con l'autorità di s. Agostino, le dottrine dei teologi gesuiti, specie Suárez e Molina. I tre tomi trattano: di Pelagio, della sua dottrina e del semipelagianismo (teorie dei "Marsigliesi"); del metodo della teologia, dell'autorità di s. Agostino, e dello "stato d'innocenza", bisognoso anch'esso della grazia per perseverare nel bene; Giansenio vi combatte quindi la dottrina dello stato di "natura pura". Il terzo tomo tratta della grazia e del libero arbitrio nello stato di "natura riparata", della predestinazione e della riprovazione.