AUSTRALIA
(V, p. 387).
Popolazione (p. 409). - Secondo il censimento del giugno 1933 la popolazione del Commonwealth assommava a 6.629.839 abitanti, di contro ai 6.284.394 del 1928, con un aumento assoluto nel quinquennio, di 345.445 abitanti, e un aumento percentuale annuo dell'1,09.
Se si prendono in esame le cifre dei singoli stati appare che gli aumenti annui più cospicui si sono verificati nell'Australia Settentrionale e Centrale (2,8%) e nel Territorio Federale (2,3%), cui seguono l'Australia Occidentale (1,9) e la Tasmania (1,6), mentre valori minimi si hanno nell'Australia Meridionale (0,1), nel Queensland (0,7) e nel Victoria (0,8).
Tale aumento è ormai esclusivamente dovuto all'incremento naturale della popolazione, poiché non solo, in seguito alle note leggi restrittive, da anni l'immigrazione non apporta che un contributo minimo all'incremento demografico, ma anzi nel 1935 le emigrazioni superarono, seppur di poco, le immigrazioni. Pur essendosi l'incremento naturale sensibilmente ridotto, l'Australia con una natalità del 16,9 per mille (1932) è al secondo posto nel mondo (27,2 per mille nel 1911).
La densità è ancora scarsissima contandosi appena 0,86 abitanti per kmq. Più popolati rimangono sempre gli stati del sud-est e precisamente il Victoria (6,7 ab. per kmq.), la Tasmania (3,4) e la Nuova Galles del Sud (3,2). Il fenomeno dell'urbanesimo, già assai grave, si è ancora accentuato, tanto che nel 1933 solo il 35,9 per mille della popolazione risiedeva in campagna (37,4 per mille nel 1921). In sensibile aumento sono quindi tutti i grandi centri: Sydney (1.254.000 abitanti nel 1935), Melbourne (1.000.000 ab.) Adelaide, (315.000), Brisbane (309.000), Perth (210.000).
Dal censimento del 1933 risultò che il 96,9% della popolazione è di nazionalità britannica. Tra le altre nazionalità sono al primo posto gli Italiani col 0,3%, il cui numero assoluto da 8135, quanti erano nel 1921, è salito a 18.558. Seguono i Tedeschi e gli Scandinavi col 0,2% rispettivamente, mentre i Cinesi sono ormai ridotti al 0,1%. Gli indigeni, che non sono compresi nel censimento, si calcola siano (1932) circa 60.000, distribuiti principalmente nell'Australia Occidentale (26.000) e Settentrionale (17.000) e nel Queensland (14.000). I meticci sono circa 20.000.
La crisi mondiale, che è stata gravemente sentita anche in Australia, ha influito sul movimento migratorio, sia contraendo le immigrazioni, sia aumentando le emigrazioni. Nel 1935 gli emigranti superarono gli immigranti di 289, mentre ancora nel 1928 il sovrappiù dato dall'immigrazione fu di 27.232 persone.
Come appare dall'annessa tabella gli Italiani sono al 2° posto tra gli immigranti.
Condizioni economiche (p. 411). - L'allevamento degli ovini, su cui si basa l'economia del Commonwealth, è in continuo incremento e l'Australia con un totale di 111,5 milioni di ovini supera ormai qualunque paese del mondo. Il numero dei bovini, che tra il 1921 e il 1925 segnò una forte diminuzione, è ora in notevole ripresa.
L'aumento mondiale dei prezzi dei metalli ha stimolato la produzione mineraria australiana; si nota quindi un aumento assai forte nella produzione del piombo e dello zinco che figurano con cifre cospicue anche nelle esportazioni.
Quanto al valore, l'oro conserva ancora il primo posto, con 7.971.343 di sterline nel 1935, seguito a poca distanza dal carbone 6.646.362 sterline.
Le dure prove subite nel periodo della crisi, che ridusse di molto le esportazioni dei prodotti agricoli, hanno dato un forte impulso all'industria manifatturiera australiana, che oggi, in alcuni campi, è in grado di far concorrenza alle merci inglesi. Le industrie del ferro, dell'acciaio, della lana e del cuoio possono ormai produrre anche per l'esportazione, che s'indirizza verso la Nuova Zelanda, l'Africa meridionale e l'Estremo Oriente.
In conclusione può dirsi che i punti essenziali del nuovo orientamento economico australiano siano costituiti dallo sviluppo dell'industria manifatturiera e dalle aumentate relazioni commerciali con i paesi del Pacifico.
Commercio (p. 414). - Se la crisi mondiale ha prodotto una notevole contrazione nelle esportazioni che si sono ridotte a 90.464,4 (migliaia di sterline) nel 1930-1931 contro 162.030,2 del 1924-1925, una ancor più forte contrazione si è avuta nelle importazioni che, da 164.744,9 del 1926-1927, nel 1931-1932 si erano ridotte ad appena 42.845,6. Cosicché la bilancia commerciale ne ha guadagnato presentando un forte attivo. Sia le une che le altre sono ora in sensibile ripresa pur essendo ancora assai lontane dal raggiungere le cifre antecrisi.
Le statistiche del 1937 rivelano una sensibile ripresa ad esclusione del ferro e dell'acciaio per le importazioni e del burro e della farina per le esportazioni.
Comunicazioni (p. 415). - Nel 1935 la rete ferroviaria si stendeva su 45.010 km. La trascontinentale Adelaide-Darwin è giunta rispettivamente ad Alice Springs e a Birdum.
Comunicazioni aeree. - L'Australia, oltre al collegamento aereo con l'Asia e con l'Europa costituito dalla linea imperiale britannica Southampton - Roma - Brindisi - Atene - Alessandria - Baghdād - Karachi - Calcutta-Bangkok-Singapore-Darwin-Brisbane, ha una rete interna di 38 linee. La gestiscono 15 compagnie, talune non sovvenzionate. Dopo la "Qantas Empire", che con le "Imperial Airways" gestisce la linea imperiale, fra Singapore e Brisbane, la più importante è la "Australian National Airways" con 5 linee: Melbourne-Lauceston; Melbourne-King Island; Lauceston-Hobart (Tasmania); Lauceston-Flinders Island; Perth-Adelaide.
Dal punto di vista economico, la coesistenza di compagnie così numerose determina una dispersione di sforzi; comunque, l'attività di esse assicura collegamenti aerei regolari lungo l'intero periplo dell'Australia (Darwin - Brisbane - Sidney - Melbourne -Adelaide - Perth- Derby-Darwin) oltre ai varî raccordi interni e a quelli con gli adiacenti sistemi insulari.
Lo sviluppo della rete aerea australiana, che era nel 1935 di 26.481 km., è salito a 34.630 km. nel 1936.
Bibl.: A. Jose, Australia human and economic, Londra 1932; Gr. Taylor, Possibilities of settlement in Australia, in Limits of land settlement, New York 1931; id., The limits of the Australian desert, in Beitr. zur Geophysik, XXXIII (1931); id., The Pioneer belts of Australia, in American Geogr. Soc. Special Publ., n. 14, 1932; id., The soils of Australia in relation to vegetation and climate, in Geogr. Rev., XXIII (1933); id., The distribution of pasture in Australia, ibid., XXVII (1937); W. W. Williams, The settlement of the Australian Tropics, in Pacific Affairs, IX (1936); F. Milone, L'Oceania, in Geografia universale, Torino 1934; T. E. David, Geology of the Commonwealth of Australia, 1931; D. Copland, Australia in the world crisis 1929-33, Cambridge 1934.
Ordinamento dello stato (p. 415).
Costituzione. - La Federazione australiana è dominio autonomo della corona britannica. In teoria, essa è soggetta all'autorità legislativa del parlamento del Regno Unito. Ma il sistema costituzionale inglese riconosce delle "convenzioni" o consuetudini legali, le quali hanno forza di legge senza infirmare il diritto formulato. Per una convenzione costituzionale, il parlamento del Regno Unito non può esercitare i suoi poteri legali nei riguardi dell'Australia se non a richiesta e con il consenso del potere legislativo locale. Alcuni statuti britannici, risalenti a un'epoca precedente quella in cui fu stabilita questa convenzione, rimangono in vigore in Australia e non possono essere abrogati che dal parlamento del Regno Unito. Ma per lo statuto di Westminster del 1931 (legge approvata dal parlamento del Regno Unito con il consiglio e a richiesta dei Dominions), il parlamento della Federazione può, applicando i disposti della legge, assicurarsi la facoltà di respingere qualsiasi legge britannica che si applichi all'Australia e che tratti di questioni su cui ha competenza di legiferare il parlamento della Federazione. Il distretto di Canberra (capitale federale) è fra i territorî governati dalla Federazione. L'Isola di Nauru è territorio sotto mandato dell'impero britannico, esercitato congiuntamente dalla Federazione australiana, dal Regno Unito e dal Dominio della Nuova Zelanda.
La costituzione della Federazione australiana è una legge approvata dal parlamento del Regno Unito, (Commonwealth of Australia Constitution Act, 1900) sul progetto redatto dai rappresentanti delle popolazioni degli stati (le antiche colonie) riuniti in assemblea. Ma la costituzione può essere e fu emendata dal parlamento della Federazione e con il consenso della maggioranza della popolazione della Federazione stessa, nonché della maggioranza della popolazione nella maggioranza dei singoli stati (paragrafo 128 della costituzione). Sotto molti rispetti essa è foggiata su quella degli Stati Uniti d'America, ma ne differisce in parecchi punti importanti:
1. Il governatore generale è nominato dal re, ma, per convenzione, su proposta del Consiglio esecutivo federale; questo, pure per convenzione, è responsabile verso la Camera dei rappresentanti foggiata sul modello inglese.
2. I poteri esclusivi del parlamento della Federazione sono pochi. Mentre esso ha poteri più larghi di quelli posseduti dal Congresso degli Stati Uniti d'America, gli stati possono legiferare sulla maggior parte delle questioni. Le leggi promulgate dagli stati sono nulle, se in contrasto con le leggi valide della Federazione.
3. Non vi è una stretta separazione fra i tribunali federali e quelli dei varî stati, per quanto le questioni relative ai limiti tra i poteri legislativi della Federazione e quelli degli stati, o tra i poteri legislativi dei varî stati fra di loro, siano secondo le leggi federali riservate all'Alta Corte di giustizia dell'Australia.
4. In molte materie è concesso il ricorso al re e al Consiglio della corona (King in Council), tanto dalle corti statali quanto dalle federali; benché nella maggior parte delle questioni costituzionali l'autorizzazione a ricorrere possa essere concessa soltanto dall'Alta Corte dell'Australia. Per conseguenza, solo nella maggior parte delle questioni costituzionali i tribunali australiani possono essere considerati come ultimo grado di giurisdizione. Nelle questioni che possono essere portate dinnanzi al re e al suo consiglio, le decisioni del Comitato giudiziario del Consiglio privato (britannico) sono impegnative per i tribunali competenti dell'Australia, e sono così una delle fonti del diritto.
5. Come conseguenza delle decisioni prese dall'Alta Corte di giustizia australiana, i principî applicati dalla Corte suprema degli Stati Uniti nell'interpretazione della costituzione degli Stati Uniti non possono essere applicati nell'interpretazione della costituzione della Federazione. Essa va interpretata come uno statuto britannico, secondo i principî applicati dai tribunali britannici nell'interpretare le leggi britanniche.
Diritto. - Le costituzioni degli stati sono contenute nella legislazione dell'impero o nella legislazione locale promulgata mediante poteri conferiti dalla legislazione imperiale. Le costituzioni e le leggi delle colonie sono rimaste immutate dopo il formarsi della Federazione, in quanto non contrastassero con la costituzione della Federazione e con l'autorità del parlamento federale. Per i tre stati più antichi il "diritto comune" è il diritto vigente il 25 luglio 1828, quando venne modificato il New South Wales Judicature Act (nell'intenzione del parlamento britannico, di valore soltanto provvisorio) del 1823, con cui comincia il vero e proprio ordinamento giuridico della colonia madre. Queste leggi sono state modificate: a) dalla legislazione imperiale relativa alle colonie; b) dalla legislazione delle colonie; c) dalla legislazione degli stati dopo la Federazione; d) dalla legislazione della Federazione. Da quando le colonie assunsero il sistema inglese, le sentenze sono fonti del diritto, con piena forza di legge, e devono essere tenute in considerazione nelle decisioni prese dal Comitato giudiziario del Consiglio privato e dai varî tribunali australiani. Si annuncia la prossima pubblicazione di un digesto della giurisprudenza australiana avente forza di legge, che sarà la prima guida completa. Si potrebbe pensare che nello spazio di un secolo il diritto degli stati si sia allontanato da quello inglese, ma tale opinione sarebbe assai inesatta, perché gli stati hanno seguito l'evoluzione del diritto inglese; si copia la legislazione inglese, libri di testo inglesi sono usati dai tribunali e dagli avvocati, e i giudicati inglesi sono considerati come dichiarazioni autorevoli del diritto australiano, in quanto le leggi siano le stesse. E invero vi è sempre stata una schiera numerosa di giuristi australiani formati nelle scuole di diritto inglesi. Fino a qual punto la legislazione inglese sia stata copiata può essere mostrato dall'esempio dello stato di Victoria, dove sino alla fine del 1924 erano state adottate in tutto o in parte circa 430 leggi britanniche.
Ciò nondimeno gli stati hanno fatto molte innovazioni. Sotto molti rispetti essi sono stati all'avanguardia per le riforme sociali. Gli stati australiani hanno fatto, per il progresso dell'industria sotto l'intervento statale, più che la maggior parte degli altri stati di tutto il mondo. Nel diritto di famiglia, essi hanno più che seguito, precorso l'evoluzione parallela del diritto inglese. Per esempio, il divorzio non è concesso semplicemente per adulterio, come in Inghilterra, ma anche per lungo abbandono, infermità di mente, ubbriachezza abituale, lunga reclusione, e per alcuni casi di maltrattamenti, benché vi siano differenze da stato a stato nei particolari. Anche nei diritti reali vi sono differenze, in seguito all'adozione della registrazione dei titoli (il cosiddetto "sistema Torrens", perché proposto, con un registro simile a quello navale, nell'Australia meridionale da sir Robert Torrens, nel 1857 e attuato nel 1858; cfr. V, p. 423).
Ma lo sviluppo maggiore si è avuto nel campo dei rapporti di lavoro. Sono state istituite corti di conciliazione e di arbitrato obbligatorio non solo statali, ma anche federali: ché la Federazione ha facoltà di legiferare a questo proposito, quando la controversia si estenda di là dai confini di uno stato. E ciò ha creato problemi gravi di conflitto di poteri. Ai giudizî di carattere ottimistico dati da alcuni se ne contrappongono altri meno favorevoli: è certo che varie volte i conflitti di lavoro non sono stati meno aspri in Australia che altrove.
Un giudizio definitivo dovrebbe tenere in considerazione anche le difficoltà economiche di una giovane federazione democratica e, forse, non si può ancora dare.
Nei riguardi del diritto commerciale, penale e soprattutto della procedura civile e penale, per lo più gli stati hanno seguito il diritto inglese. Al pari dell'Inghilterra, essi non hanno codificato il loro diritto, per quanto alcuni di essi si siano spinti più innanzi nel senso del consolidamento del diritto legislativo. In sostanza, il loro diritto è fondato sul diritto comune inglese.
Organizzazione ecclesiastica (p. 415). Nel 1930 è stata eretta la diocesi di Townsville, suffraganea di Brisbane. Invece non figurano più nella gerarchia cattolica la prefettura apostolica del Northern Territory (la diocesi di Victoria ha residenza a Port Darwin), la missione di Beagle Bay e il vicariato apostolico del Queensland.
Finanze (p. 418). - La ripresa dell'economia australiana, basata fondamentalmente sul commercio di esportazione, è stata rapida, cosicché dal 1931-32 i bilanci ordinarî del Commonwealth si sono chiusi nuovamente in avanzo e dall'ottobre 1932 si sono potute operare varie conversioni del debito pubblico con conseguente alleggerimento del carico di interessi (milioni di sterline).
Al 30 giugno 1937 il debito estero complessivo del Commonwealth e degli stati ammontava a 588 milioni e quello interno a 674 (di cui 617 consolidato).
La sterlina australiana, che dalla sospensione della convertibilità (dicembre 1929) si era già andata svalutando di fronte all'oro, alla fine del 1931 in seguito al crollo della sterlina inglese fu fissata al tasso di 125 La. = 100 Li.
Al 31 dicembre 1937 i biglietti della Banca del Commonwealth ammontavano a 49,6 milioni e la riserva (che dal giugno 1932 può essere anche in sterline) era di 0,2 milioni in oro e 48,5 in divise. Oltre la Banca del Commonwealth istituita nel 1913 e che dal 1920 ha il controllo dell'emissione e funziona sempre più da banca centrale oltre che da banca commerciale, i principali istituti di credito sono: la Bank of New South Wales (1817) che è la più antica e la più importante Banca commerciale, la Commercial Bouking Co. of Sydney (1834), la Bank of Australasia (1835), la National Bank of Australasia (1858), la Bank of Adelaide (1865), la Commercial Bank of Australia (1866); tutti istituti dotati prima del 1913 del potere di emettere biglietti e la cui circolazione fu dopo d'allora sostituita quasi integralmente da biglietti di stato e quindi, dopo il 1920, dai biglietti della Banca del Commonwealth. Il sistema bancario australiano è strettamente connesso con quello neozelandese; tutte le principali banche di entrambi i paesi hanno o la sede principale o importanti succursali a Londra.
Bibl.: Per la costituzione: A. Berriedale Keith, Constitutional Law of the British Dominions, Londra 1933; K. C. Wheare, The Statute of Westminster, ivi 1933; J. Quick e R. R. Garran, The ANnotated Constitution of the Australian Commonwealth, Sydney 1901; W. Harrison Moore, The Constitution of the Commonwealth of Australia, 2ª ed., ivi 1910; D. Kerr, Law of the Australian Constitution, ivi 1925; Report of the Royal Commission on the Constitution of the Commonwealth, Melbourne 1929; inoltre, la sentenza dell'Alta Corte di giustizia nella controversia Amalgamated Society of Engineers-Adelaide Steamship Company (1920), in XXVIII Commonwealth Law Reports, p. 129; e la decisione del comitato giudiziario del Consiglio privato, nella controversia Attorney general for Australia-Colonial Sugar Refining Company, in Law Reports (1914), Appeal Cases, p. 237.
Per il diritto: W. Burge, Colonial and Foreign Law, nuova ed., Londra 1907-1928, voll. 6; per il sec. XIX, W. Harrison Moore, in Journal of comp. Legisl. and Intern. Law, s. 3ª, XIV (1934), p. 175; lo stesso Journal pubblica sommarî di legislazione. Per le leggi sociali, H. B. Higgins, A New Province for Law and Order, Londra 1922; N. Palmer, Henry Bournes Higgins, ivi 1931.
Per le finanze: cfr. le pubblicazioni periodiche della Società delle nazioni, specie l'Annuario.
Storia (p. 419).
Al centro della vita australiana negli ultimi dieci anni sta la crisi mondiale che ha portato con sé un vasto rivolgimento nella vita politica ed economica del Commonwealth. La crisi fu anzitutto fatale al laburismo il quale, conquistata la maggioranza nella Camera alle elezioni del 1929, si era sostituito con Scullin al governo del nazionalista Bruce. Sotto le strette delle difficoltà economiche il laburismo fu duramente provato nella sua compagine di partito e nel 1931 si scisse in due gruppi, perdendo anche alcuni dei suoi uomini migliori e aprendo la via ad una coalizione di partiti di destra che assunse il nome di United Australia Party. Questa nuova formazione nelle elezioni federali nel dicembre di quell'anno ottenne la preponderanza e costituì sotto il Lyons, già laburista e collaboratore di Scullin, un governo che, alleatosi nel 1934 col Country Party, si vide riconfermata la fiducia dagli elettori anche nelle due successive legislature. Il laburismo venne poi gradatamente riprendendo influenza, ma nelle elezioni dell'ottobre 1937 pur avendo conseguito un numero di voti non molto lontano da quello dei partiti ministeriali, ha migliorato di poco la sua posizione nella Camera bassa.
Ottenuto così un governo stabile, la Federazione, pur attraverso le varie vicende politiche degli Stati e minacciata nel 1933 da un tentativo di distacco del Western Australia, nel quale era viva una corrente favorevole alla costituzione di un Dominion autonomo, poté combattere efficacemente la depressione economica e risollevarsi presto ad un altissimo livello di prosperità.
Le finanze australiane vennero nel periodo della crisi sottoposte ad una forte pressione. Ma il governo federale riuscì in questi ultimi anni a portare il bilancio all'avanzo.
Di pari passo con la riabilitazione finanziaria procedette la ripresa economica. L'industria dell'allevamento e della lana, il principale prodotto australiano, fu una delle prime a rimettersi dalla depressione. Produttori e commercianti di lana, restando fedeli durante gli anni della crisi alla loro politica di vendere interamente il prodotto di ogni stagione, evitarono di sostenere artificiosamente i prezzi limitando le vendite e conseguentemente di creare ingenti stocks, che avrebbero poi provocato, come avvenne altrove per altri prodotti, la contrazione della produzione. Essi accettarono bensì di vendere sotto costo, ma quando la domanda cominciò a ravvivarsi i produttori australiani si trovarono in condizione di beneficiare immediatamente del rialzo dei prezzi, senza essere costretti a deprimerli offrendo sul mercato i quantitativi invenduti nelle annate precedenti. Se nel 1931-32 le esportazioni di lana ammontarono a 28.983.787 sterline, nel 1933-34 per un quantitativo minore in peso il valore salì a 49.948.847 sterline. Nella stagione 1936-37 la produzione totale ebbe un valore di 60 milioni di sterline australiane e quella del 1937-38 viene calcolata, a prezzi diminuiti, non inferiore ai 50 milioni di sterline australiane.
Duramente provata, e più stabilmente, fu pure l'industria cerealicola. La diminuzione del prezzo del grano incise specialmente sui coltivatori di terre marginali che dovettero abbandonarle alla pastorizia. Cosi la superficie seminata, che era stata di 18.164.920 acri nel 1930-31, scese a 11.923.623 nel 1934 per risalire poi a 13.508.000 acri. Nel 1931 il governo dovette intervenire in soccorso dei coltivatori con premî alla produzione, finanziati da una speciale tassa sulla farina. Si prevede che, salvo nel caso di una diminuzione di produzione in altre parti del mondo, l'attuale livello dei prezzi e dei costi di produzione non permetterà all'industria granicola una grande espansione oltre il limite attuale. Nuovo impulso ebbe invece dalla crisi l'estrazione dell'oro. La svalutazione della sterlina australiana nel 1930 aumentò oltre il doppio il valore dell'oro e, accompagnandosi ad una diminuzione di costi per miglioramenti tecnici nei sistemi estrattivi, consentì lo sfruttamento di miniere povere e abbandonate. Il numero di persone impiegate in questa industria, che era di 6 mila nel 1929, salì a 40 mila nel 1937; la produzione, da 427 mila once nel 1929 superò il milione nel 1937 per un valore di oltre 10 milioni di sterline australiane.
Non meno notevole fu negli ultimi anni lo sviluppo delle industrie secondarie (specialmente metallurgiche e meccaniche, tessili, della carta e chimiche) che si avviano a fare dell'Australia un paese altamente industriale. È significativo, a questo proposito, che su 3.300.000 lavoratori, circa 520.000 siano direttamente impiegati nell'industria in confronto a mezzo milione dedito all'agricoltura. Nel 1935-36 contro 20.000.000 di sterline di prodotti agricoli, stavano circa 160.000.000 di prodotti industriali.
Aumentata la produzione e il reddito nazionale, aumentati i prezzi e i salarî e le spese per la previdenza sociale, accresciuti i risparmî e contenuto il prezzo del danaro, diminuita di 2/3 la disoccupazione, ridotte le tasse, l'Australia, dalla massima depressione del 1931-32, si è sollevata nel 1937 al massimo punto di prosperità nella sua storia. Ma sul suo sviluppo ulteriore due problemi pesano gravemente: quello del popolamento e quello delle esportazioni.
Le prospettive demografiche australiane non sono molto brillanti. Dal 1911 l'indice di natalità è sceso dal 27,2 al 17,5 per mille. Se la percentuale delle nascite dovesse diminuire ancora e non venire compensata dall'immigrazione, la popolazione australiana comincerà a decrescere fra 20 anni o meno. Il progressivo invecchiamento della popolazione minaccia del resto anche il modesto incremento attuale. A queste impressionanti condizioni demografiche, l'Australia potrebbe trovare compenso nell'immigrazione. Al contrario, durante e dopo la depressione economica l'emigrazione di individui di origine britannica superò l'immigrazione di 30.000 persone circa. Gli egoismi nazionalistici australiani non hanno poi mostrato alcun mutamento nella loro avversione ad aprire le porte del paese ad altri flussi migratorî non britannici. I laburisti, preoccupati di conservare al lavoratore australiano l'eccezionalmente alto tenore di vita che esso possiede, sono contrarî a qualsiasi immigrazione in Australia che potrebbe portare sul mercato della mano d'opera una temibile concorrenza. Ma all'infuori di queste difficoltà, altre ne esistono che ostacolano l'aumento della popolazione australiana. Gran parte del continente australiano non è suscettibile di colonizzazione, e lo sfruttamento di certe zone non è possibile nella situazione attuale dell'economia australiana. Lo stesso frazionamento delle grandi proprietà sulle quali si esercita la pastorizia, e il loro passaggio all'agricoltura intensiva non si è dimostrato espediente favorevole all'incremento della popolazione perché le spese della trasformazione (costruzioni stradali e di case, impianti di acqua, macchinarî), incidono eccessivamente sul rendimento di quelle terre. Il governo federale si preoccupa tuttavia vivamente del problema del popolamento e, entro i limiti consigliati dalle opportunità politiche, ha un preciso programma che attuerà negli anni seguenti nonostante l'opposizione laburista. Nel campo demografico il governo Lyons prevede un aumento dei premî di natalità e nuove misure dirette a migliorare l'assistenza alla maternità e a diminuire la mortalità infantile. Nel campo della politica immigratoria il govemo federale, falliti i tentativi di collaborazione fatti con gli stati, intende assumere direttamente la questione dell'immigrazione sussidiata e accordarsi direttamente con la Gran Bretagna per favorire nuovamente l'afflusso in Australia di individui di razza britannica.
Al problema del popolamento è poi direttamente legato l'altro delle esportazioni. Le difficoltà sempre maggiori che l'Australia incontra nel collocamento all'estero dei suoi prodotti primarî, la concorrenza dei surrogati che vanno estendendosi in certi sistemi economici, minacciano la prosperità, e in ogni caso lo sviluppo, delle fondamentali attività produttive del paese. Un rimedio a tale stato di cose esisterebbe nello sviluppo del mercato interno che si ripercuoterebbe favorevolmente sulle industrie secondarie, opportunamente protette dalle tariffe doganali. Ma per lo sviluppo del mercato interno è necessario un incremento della popolazione: ecco che i due problemi, demografico ed economico, si saldano insieme. Il primo tuttavia rimane il fattore essenziale, anche per ragioni di difesa, della vita australiana. Al problema del popolamento si connette poi la politica estera e imperiale del Commonwealth. L'Australia rimane, nell'area del Pacifico, il possibile oggetto di cupidige delle popolazioni gialle, inesorabilmente escluse dai territorî della Federazione e dei suoi possedimenti. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, fissati costituzionalmente i rapporti nel 1931 dallo statuto di Westminster che attende peraltro ancora la sua ratifica dal parlamento federale, e rinsaldati i vincoli economici negli accordi di Ottawa del 1932, la necessità di protezione è oggi il legame più forte che unisce l'Australia alla madrepatria e attenua certe tendenze ad un isolazionismo continentale, specialmente sentite nel laburismo. Il contrasto fra la tendenza della fedeltà e della cooperazione imperiale, sostenuta dal governo federale, e quella dell'isolazionismo dell'opposizione, appare chiaramente nella politica della difesa. Anche l'Australia si è gettata recentemente a rinforzare le proprie forze armate; il bilancio 1937-38 presenta nel capitolo della difesa un aumento di spese di 3.464.000 sterline in confronto al precedente. Ma mentre il governo si pronuncia per un incremento della marina destinata a cooperare con quella britannica, l'opposizione laburista propende per lo sviluppo dell'aviazione, quasi temendo che la maggiore autonomia dalla terra delle navi, in confronto agli aerei, possa trascinare gli Australiani in imprese guerresche lontane e meno direttamente interessanti l'Australia. Analogo atteggiamento di fronte al pericolo di complicazioni internazionali il laburismo australiano tenne durante la crisi etiopica, quando l'Australia per la prima volta si trovò a riflettere seriamente sugl'impegni assunti con l'adesione diretta alla Società delle nazioni.
Il governo sottoscrisse con moderazione alla politica antitaliana sostenuta a Ginevra dalla Gran Bretagna e poi, nel caso del conflitto cino-giapponese iniziatosi nel 1937, si astenne dall'assumere un atteggiamento di viva ostilità al Giappone e dallo spingere il governo britannico a nuovi esperimenti coercitivi, resistendo anzi all'interno al movimento delle Trades Union che invocavano il boicottaggio antinipponico. Le relazioni col Giappone, che nel 1936 erano state inacerbite da una lotta di tariffe iniziata dall'Australia, vennero alla fine dello stesso anno migliorate da un accordo che ristabilì condizioni di commercio più normali per quanto riguarda le cotonate e il raion giapponese e la lana australiana.
Alla conferenza imperiale di Londra del maggio 1937, il signor Lyons, preoccupandosi di migliorare la situazione politica generale nel Pacifico e non perdendo di vista la potenziale minaccia dell'espansionismo nipponico, lanciò la proposta di un patto generale di non aggressione fra i paesi del Pacifico, proposta che non venne raccolta ufficialmente in Giappone, né del resto altrove, e naufragò poi nella tragedia della guerra di Cina.