AUSTRALIA (V, p. 387; App. I, p. 191; II, 1, p. 308)
Dalla fine della seconda guerra mondiale si è intensificato lo studio delle regioni più remote del continente, soprattutto a mezzo della fotografia dall'aereo. Dai fotomosaici e dalle carte più recenti si stimò nel 1958 che la superficie del Queensland è 9061 km2 minore di quanto si riteneva; la stima ufficiale ora è di 1.726.521 km2. Lo studio particolareggiato di regioni scelte dell'Australia tropicale è affidato alla divisione apposita (Land Research and Regional Survey) della C.S.I.R.O. (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization). La cartografia dei terreni agrarî è affidata alla divisione apposita (Soils Division) della stessa organizzazione, sita in Adelaide. La raccolta dei dati climatici e la previsione del tempo sono fatte dal zervizio Meteorologico, ma lo studio della fisica meteorologica è ora svolto da un'altra divisione della C.S.I.R.O. Lo studio della geologia del continente è stato intensificato sia durante la ricerca dei giacimenti uraniferi, sia grazie ai sondaggi petrolieri.
Estremi climatici verificati di recente sono l'anno più piovoso (il 1950 a Tully, Queensland) con 7897 mm e la temperatura minima più bassa (al passo Charlotte, nelle Alpi Australiane) con −22 °C. Si è stimata l'evaporazione per tutto il continente, da un minimo di 500 mm annui in Tasmania ad oltre 2750 nell'interno a nord del tropico; in quest'ultima zona quindi l'evaporazione è circa 10 volte la quantità di pioggia media.
Dati sulla popolazione. - Si censì la popolazione nel 1947 e nel 1954, quando si contarono 8.986.873 persone (con lieve prevalenza dei maschi sulle femmine). L'incremento annuo che dal 1933 al 1947 fu di 0,96%, dal 1947 al 1954 salì al 2,46%, tra i più elevati del mondo. L'incremento annuo maggiore (3,51%) spettò all'Australia occidentale tra gli stati, ed al territorio di Canberra (8,70%) tra i territorî federali. In valore assoluto la Nuova Galles del Sud è al primo posto con un aumento di 438.691 persone nel settennio, seguita dal Victoria con 397.640. Nel 1959 la popolazione australiana si stimava a 10.008.665 persone (nel 1958 vi erano 5.029.275 maschi e 4.922.343 femmine). Tra gli stati la densità maggiore, a parte il territorio della capitale, spetta al Victoria, seguito dalla Tasmania e dalla Nuova Galles del Sud. Gli altri stati hanno densità inferiori ad 1 ab. per km2. Nel Territorio settentr. la densità è appena 15 abitanti per 1000 km2. In tutta l'Australia i maschi superano le femmine: di pochissimo (0,33%) nella Nuova Galles del Sud, di più (4,81%) nel Queensland e (5,51%) nell'Australia Occidentale, stati dove vi sono ampie zone tropicali disagevoli; tale situazione si accentua nel Territorio Settentrionale in cui i maschi superano le femmine del 26,54%. Nel Territorio della capitale tale eccedenza è del 14,81% a causa della presenza di funzionarî celibi o con famiglia residente altrove.
L'urbanesimo si è accentuato, e nel 1954 ben 54% della popolazione risiedeva nelle capitali statali, contro 25% nelle altre città e 21% nelle campagne. Il Victoria aveva allora il 62,15% della popolazione a Melbourne, e l'Australia meridionale il 60,66% ad Adelaide. La proporzione supera il 54% nell'Australia Occidentale e nella Nuova Galles del Sud. Nel Queensland è del 38,10% e nella Tasmania del 30,84%. In ciascun caso la popolazione delle metropoli ha una maggioranza femminile. Nel 1959 le metropoli (sobborghi inclusi) avevano la seguente popolazione: Sydney 2.054.800, Melbourne 1.777.700, Brisbane 567.000, Adelaide 562.500, Perth 389.000, Hobart 109.000; Canberra aveva 43.973 abitanti. Nel 1958 i grandi centri metallurgico-chimici di Newcastle e Wollongong avevano 192.940 e 112.390 abitanti rispettivamente; seguiva il centro industriale di Geelong con 85.190 abitanti. Launceston in Tasmania e Ballarat nel Victoria superavano di poco i 50.000, Toowoomba, Townsville, Rockhampton ed Ipswich nel Queensland, Cessnock nella Nuova Galles del Sud e Bendigo nel Victoria superavano di poco i 40.000; si noti che Cessnock ed Ipswich sono quasi esclusivamente centri minerarî carbonieri, e che Townsville e Rockhampton hanno clima tropicale.
L'incremento medio annuo naturale della popolazione australiana si aggira sul 14 per mille, superiore alle cifre europee ma inferiore a quelle americane; nel 1958 vi furono 222.504 nascite e 83.723 morti, dando così un incremento naturale dì 138.781 persone, tra cui le femmine avevano una maggioranza del 7%. Grazie all'immigrazione tuttavia l'aumento totale della popolazione nel 1958 saliva a 204.147 persone. Gli arrivi salirono a 230.264 persone, contro 164.898 partenze, con un bilancio netto di 65.366 persone, per la prima volta nella storia recente dell'immigrazione australiana con lieve maggioranza femminile. Nel quinquennio 1946-50 giunsero in Australia 701.920 persone, nel quinquennio 1951-55 ne giunsero 1.027.866, e tale cifra sarà probabilmente superata nel quinquennio 1956-60.
Il quadro del movimento migratorio è alquanto complesso, e si possono distinguere gli elementi temporanei (circa 60.000 Australiani di ritorno da viaggi oltremare, ed altrettanti turisti, commercianti ed altri viaggiatori) dai 110.000 nuovi arrivati che contano di stabilirsi in Australia. Dal lato uscita, oltre ai viaggiatori australiani in partenza, ed ai visitatori che tornano in patria, si notano oltre 40.000 persone che "dichiarano di voler risiedere all'estero per più di un anno", ma che in realtà sono in gran parte immigrati che tornano in patria. Si tratta per lo più di delusi, sfiduciati o pentiti, ed è interessante notare come gl'Inglesi siano la maggioranza tra questi, sebbene non abbiano incontrato le varie difficoltà, soprattutto quella della lingua, che devono superare gl'immigrati dagli altri paesi europei. Così nel 1956 vi furono 155.136 arrivati da paesi britannici, ma vi furono anche 124.793 partenti della stessa nazionalità, lasciando un incremento netto di 30.342 persone di origine britannica. Nello stesso anno gli arrivati Italiani furono 28.521 e gl'Italiani partiti 3376, con un incremento netto di 25.145.
L'incremento migratorio netto dell'A. nel triennio 1956-58 fu di 82.435 Britannici, 49.298 Italiani, z2.938 Greci, 21.229 Olandesi, 12.636 Tedeschi, 12.248 Ungheresi (dei quali 11.292 nel solo 1957), 5.432 Austriaci, 3.344 Iugoslavi, oltre a 12.220 apolidi ed a 16.316 di altre nazionalità. Un bilancio netto negativo si ha solo tra i gruppi che immigrarono nell'immediato dopoguerra: le partenze di Cecoslovacchi, Ucraini, Lituani, Lettoni ed Estoni superarono gli arrivi di queste nazionalità, ma solo di 330 persone in tutto. Nel 1956-58 l'immigrazione diede un apporto netto di 238.096 persone, e dal 1946 al 1958 l'apporto netto fu 1.005.004 persone, pari quindi ai grandi movimenti di popoli del passato. Si noti che il grande impulso migratorio, iniziato da A.A. Calwell, Ministro dell'Immigrazione laburista, è continuato con ugual lena dal governo liberale. Le leggi sull'immigrazione e sulla cittadinanza furono rivedute e codificate nel 1958; il termine per l'acquisto della cittadinanza rimane sempre un minimo di 5 anni. Varî accordi internazionali sono in vigore per la facilitazione dell'immigrazione in A.: col Regno Unito (dal 1946), con l'IRO (dal 1947 al 1951, con un'immigrazione netta totale di 170.700 persone reduci dai campi di deportazione nazisti), con l'Irlanda e con Malta (dal 1948), con l'Olanda e con l'Italia (dal 1951), con la Germania, l'Austria e la Grecia (dal 1952), sempre in accordo col CIME. Si noti che tali accordi sono sempre a breve scadenza ma rinnovabili di comune accordo.
Attività economiche. - La struttura industriale del paese è cambiata notevolmente nel dopoguerra. Nel 1954, su 3.702.022 persone occupate, 1.027.331 lavoravano nelle varie industrie manifatturiere, 577.381 in commercio, 493.298 nell'agricoltura, allevamento, caccia e pesca, 446.917 erano funzionarî governativi, professionisti, ecc., 325.062 nelle industrie edili e stradali, 335.835 nelle aziende di trasporti e comunicazioni, 224.489 nei pubblici esercizî, cinematografi, ecc. L'agricoltura in senso lato impiega il 5,49% della popolazione, l'industria il 15,87%, i servizî il 18,74%; le industrie meccaniche e metallurgiche sono al primo posto, seguite dalle industrie alimentari e da quelle tessili. In migliaia di lire australiane (S-116???A 1 = L. 1400) il valore netto della produzione industriale fu di 1.731.436 nell'anno finanziario 1957-58, contro un valore netto della produzione agraria di 848.313 (di cui 447.645 dall'allevamento, 243.817 dall'agricoltura, 127.959 dai latticinî). Al cambio dell'epoca il reddito netto delle industrie ammontava a lire italiane 248.000 per abitante, contro lire italiane 131.200 per abitante provenienti dall'utilizzazione del suolo. Si noti tuttavia che vi è una certa inflazione, ed i prezzi del 1957-58 erano circa 3 volte i prezzi del 1923-27 e del 1940-41.
Nel 1957-58 vi erano in Australia 252.575 aziende agrarie, per la maggior parte gestite dal proprietario, con una superficie di 440.000.000 ettari, uguale a circa 1700 ettari per azienda. Su 499.981 persone che risiedono nelle aziende, 260.304 sono proprietarî, affittuarî o mezzadri, 35.380 sono loro parenti, 98.169 sono salariati stabili e 106.128 salariati temporanei (inclusi 1914 indigeni). Nel 1958 vi erano 224.681 trattori agricoli, e si usarono 2.094.000 tonnellate di concimi chimici su 15 milioni di ettari, per il 60% pascoli. Si fece uso dell'aereo per concimare 530.000 ettari, e per la semina di altri 11.000, per l'irrorazione di 93.000 ettari con insetticidi e di altri 82.000 con erbicidi.
I raccolti agrarî nel 1957-58 occupavano 8.250.000 ettari, dei quali 2.150.000 nell'A. Occidentale (soprattutto frumento e avena), 1.900.000 nella Nuova Galles del Sud (frumento, piante foraggere), 1.550.000 nel Victoria (frumento, fieno), 1.500.000 nell'A. Meridionale (frumento ed orzo), 1.000.000 nel Queensland (foraggi, canna da zucchero, frumento), 110.000 in Tasmania (fieno). Queste le colture dominanti, ma nella Nuova Galles del Sud vi erano 28 colture importanti, nel Queensland 30, nel Victoria 25, nell'Australia Occident. 22, nell'A. Merid. 21, nella Tasmania 18. Il frumento occupa oltre il 45% della superficie coltivata in 3 stati, ma la superficie dedicatagli è diminuita di molto negli ultimi anni. E invece aumentata la coltivazione dell'orzo, dell'avena, delle verdure, della canna da zucchero, del tabacco, della vite.
L'allevamento è caratterizzato dalla predominanza delle pecore (149.315.000 nel 1958) soprattutto per lana (6.495.360 q nel 1957-1958) ma anche per carne (391.973 t nel 1958). Dai 16.892.000 bovini si ottennero 735.600 t di carne nel 1958; le 3.361.574 vacche da latte produssero 59 milioni di hl da cui si ottennero 163.500 t di burro e 32.500 t di formaggio. Nello stesso anno, vi erano 1.423.000 maiali e 694.000 cavalli, il numero più basso da un secolo a questa parte.
Nel 1957 si sono prodotti in A. 18.500.000 t di carbone fossile e 10.000.000 t di lignite; il contenuto in metallo dei minerali estratti fu: ferro 2.292.500 t, piombo 309.500 t, zinco 271.000 t, rame 53.200 t. Si ottennero inoltre 350.000 t di zolfo. La produzione di oro si aggira intorno ad 1.000.000 di once, quella di argento sui 1S.000.000. In ordine di valore la produzione mineraria è: carbone, piombo, oro, rame, rutile, lignite, ferro, zinco. Rutile ed ilmenite sono ottenuti dalle spiagge tra Brisbane e Sydney. Si sfruttano giacimenti di uranio a Rum Jungle presso Darwin, a Mary Kathleen presso Cloncurry, ed a Radium Hill presso Broken Hill (ma in territorio dell'Australia Meridionale).
Oltre ad una grande varietà di industrie leggere, vi sono modernissimi altiforni a Newcastle, Wollongong e Whyalla, fabbriche di autoveicoli ad Adelaide (General Motors-Holden, che produce la sola automobile interamente australiana), Melbourne, Geelong, e Sydney, ed immense raffinerie di petrolio presso Perth, Melbourne e Geelong, e Sydney.
Finanze. - Gli sviluppi finanziarî del paese vanno considerati sullo sfondo di un incremento eccezionale delle attività produttive e di un sensibile aumento della popolazione - per effetto anche del flusso di immigrazione - che hanno caratterizzato l'economia australiana negli ultimi dieci anni.
Il mantenimento di una condizione di progresso bilanciato è stato complicato dalle violente fluttuazioni a carattere stagionale e ciclico che si sono registrate nella bilancia dei pagamenti. Di fatto, queste fluttuazioni hanno rappresentato il fattore di maggior peso dei mutamenti dell'offerta monetaria. L'insorgenza di cospicui disavanzi nelle transazioni correnti con l'estero ha potuto comunque essere fronteggiata mediante restrizioni quantitative all'importazione e, in via immediata, le posizioni di debito hanno potuto essere finanziate con i ricavi di vendite di oro di nuova produzione, con l'afflusso di capitali privati, con i prestiti della Banca Mondiale e con l'acquisto di dollari mediante fondi tratti dalle riserve centrali dell'area della sterlina. Il livello delle riserve valutarie si è mantenuto costantemente entro un margine sufficiente di sicurezza e di manovrabilità, tanto che alla fine era pressoché uguale a quello iniziale.
Sul piano interno l'alternarsi dei movimenti con l'estero ha richiesto l'adozione di una condotta flessibile da parte delle autorità monetarie e fiscali. In partieolare, le tendenze inflazionistiche che fino al 1958 hanno accompagnato il processo di creazione e di diversificazione dell'apparato industriale hanno potuto essere validamente contrastate mediante un'accorta politica della spesa pubblica e la manovra delle riserve bancarie (special accounts). Il bilancio statale si è chiuso in avanzo durante tutto il periodo, avanzo che in parte è stato destinato al rimborso del debito pubblico interno. Alla diminuzione del debito del governo centrale, tuttavia, ha fatto riscontro un aumento di quello contratto dagli enti locali, impegnati in opere pubbliche e di infrastruttura.
Fino al 1953 la banca centrale (Commonwealth Bank) ha svolto anche attività di banca ordinaria e di istituto di credito speciale attraverso apposite sezioni per il finanziamento delle attività agricole, industriali e edilizie. Con il Bank Act del 1953 le funzioni bancarie furono affidate a un nuovo organismo distinto dalla banca centrale: la Commonwealth Trading Bank. Dopo un lungo iter legislativo iniziato nell'ottobre 1957, il progetto di legge che prevede la riorganizzazione dell'intero settore statale degli istituti di credito è stato approvato nell'aprile del 1959. Con il nuovo provvedimento, la cui entrata in vigore non è stata ancora stabilita, víene istituita la Reserve Bank of Australia con funzioni esclusive di banca centrale, ma con il compito di continuare a esercitare il credito agrario tramite l'apposita sezione già esistente presso la Commonwealth Bank. Le sezioni di credito fondiario e industriale dovrebbero invece essere fuse in un nuovo ente di finanziamento: la Commonwealth Development Bank. Questo, unitamente agli altri istituti di credito (Commonwealth Trading Bank e Savings Bank) dovrebbe essere incorporato nella Commonwealth Banking Corporation, che verrebbe così ad accentrare l'attività creditizia dei suddetti organismi statali nei varî settori.
Dal 1951 il tasso di cambio della sterlina australiana è collegato a quello della sterlina inglese ed è variato quindi parallelamente al cambio di questa con le altre valute. Rispetto al dollaro S.U.A. l'attuale rapporto di cambio è 2,247 all'acquisto e 2,231 alla vendita.
Storia. - Allorché si manifestò, in alcuni contatti a livello governativo, la riluttanza degli S.U.A. a impegnarsi per la difesa del Pacifico prima della ricostruzione europea e del consolidamento del Patto Atlantico, l'A. decise di concentrare i proprî sforzi nel senso di una più intima collaborazione con la Nuova Zelanda e l'Inghilterra (alla ripresa economica di quest'ultima aveva contribuito con cospicui doni finanziarî). Una conferenza non ufficiale di diplomatici ebbe luogo a Camberra (10 novembre 1949), allo scopo di formulare una politica comune del Commonwealth nel Pacifico, sia riguardo all'attività comunista nel sud-est asiatico, sia riguardo al futuro del Giappone, di cui l'A. temeva la rinascita come potenza militare. Fallito, in sede di negoziati per l'elaborazione del trattato di pace con il Giappone (1950), il tentativo di impedire il riarmo giapponese, l'A. fu rassicurata dal successivo trattato tripartito per il Pacifico con gli S.U.A. e la Nuova Zelanda (ANZUS, San Francisco, settembre 1951), che mirava sostanzialmente a tutelare l'A. e la Nuova Zelanda contro un ritorno aggressivo nipponico. All'interno, intanto, la normale situazione parlamentare, dovuta alla frizione fra la coalizione dei partiti liberale e dei contadini (in maggioranza nella Camera dei rappresentanti) e il partito laburista (in maggioranza nel Senato), paralizzava virtualmente l'attività legislativa. Fra le pochissime leggi approvate, un rilievo particolare riveste la legge che dichiarava illegale il partito comunista (19 ottobre 1950), invalidata poi dall'Alta Corte dell'A. (9 marzo 1951). Al termine di nuove elezioni, la coalizione di governo fu in grado di controllare ambedue le Camere con maggioranza ridotta. L'A. collaborò con larghi contributi finanziarî e con assistenza tecnica all'esecuzione del piano di Colombo. Dopo il "boom" di prosperità verificatosi in coincidenza con l'inizio del conflitto di Corea, l'improvviso crollo dei prezzi della lana determinò nel 1952 un grave deficit della bilancia commerciale (soggetta per ragioni strutturali ad ampie e frequenti oscillazioni), che costrinse il governo a decidere, fra l'altro, di frenare il progettato ritmo di immigrazione (per l'Italia fissato nell'accordo quinquennale italo-australiano del 29 marzo 1952). Furono riallacciate col Giappone attive - anche se talvolta poco cordiali - relazioni diplomatiche, attraversate da controversie riguardo ai diritti di pesca delle perle al largo delle coste australiane.
I rapporti con l'URSS si deteriorarono sino alla rottura delle relazioni diplomatiche in seguito all'affare Petrov, che rivelò una organizzazione di spionaggio facente capo all'ambasciata sovietica (aprile 1953; riprese nel marzo 1959). A completare la costellazione dei patti regionali di difesa per il Pacifico venne la South-East Asia-Treaty-Organization (SEATO, Manila, 2 settembre 1954), alla cui istituzione l'A. collaborò. L'acuirsi delle divergenze riguardo all'atteggiamento da tenere verso il comunismo, associandosi a questioni personali in ordine alla "leadership", provocarono nel 1955 la definitiva scissione del partito laburista in due gruppi: il Partito Laburista Australiano, capeggiato da Erberto Evatt, e il Partito Laburista Democratico, con a capo Robert Joshua. Nel campo internazionale, il governo presieduto da Robert Gordon Menzies manifestò una tendenza nuova nel senso di coltivare relazioni amichevoli con le contrade non comuniste del sud-est asiatico, con le quali il dialogo era stato fino allora impedito da gravi ragioni di dissenso, come il deciso orientamento filo-occidentale dell'Australia in contrasto con la loro posizione neutralista, i divieti posti all'immigrazione degli asiatici ed altre questioni particolari. Infatti migliorarono considerevolmente i rapporti con l'Indonesia, superando temporaneamente il disaccordo prima esistente in merito allo status della Nuova Guinea occidentale, che l'A. desiderava mantenere sotto la sovranità olandese e l'Indonesia, invece, rivendicava a sé (comunicato congiunto, 2 novembre 1955); l'A., inoltre, si astenne dal prendere misure per impedire alle flottiglie giapponesi di pescare vicino alle sue coste. All'epoca del conflitto di Suez, Menzies avallò pienamente l'azione anglo-francese criticando di frequente la politica degli S.U.A. e delle N.U. al riguardo. Un nuovo grande turbamento della bilancia dei pagamenti, dovuto ai diminuiti ricavi lanieri, ebbe per conseguenza severi provvedimenti restrittivi all'importazione e una più forte pressione australiana intesa ad ottenere la revisione degli ormai svantaggiosi accordi preferenziali di Ottawa, del 1932: ne risultò un trattato concordato nel nov. 1956 e firmato nel febbraio 1957 tra l'A. e la Gran Bretagna, che prevedeva la riduzione delle preferenze doganali accordate dalla prima alla seconda. Il governo federale avanzò ulteriormente sulla via di una politica distensiva con il Giappone; espressione tangibile di questa tendenza fu l'accordo commerciale concluso il 6 luglio 1957, ispirato, oltre che a motivi di carattere politico-strategico, principalmente a ragioni economiche. Il profondo mutamento subito dall'economia australiana, in seguito al rapido sorgere e svilupparsi delle industrie manufatturiere, poneva la necessità di cercare un'integrazione commerciale con i vicini paesi asiatici, attraverso il graduale superamento della politica tradizionale (sono forti a questo riguardo le pressioni di alcuni ambienti economici e finanziarî per il riconoscimento della Cina popolare).
La politica australiana dello "status quo" per la Nuova Guinea Occidentale, in risposta alle più recenti dichiarazioni del leader indonesiano A. Soekarno, si è rafforzata ed espressa in una vigorosa azione diplomatica. Vedi tav. f. t.
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