Giurista (Venatura, Sassoferrato, 1313 o 1314 - Perugia 1357). Personalità tra le più illustri nella storia del diritto italiano, fu apprezzato in tutta Europa per la profondità di pensiero, la forza di sintesi e l'equilibrio, ottenendo una grandissima fama. Lasciò commenti al Corpus iuris civilis, l'opera che raccoglie i testi fondamentali del diritto romano.
Discepolo a Perugia di Cino da Pistoia, conseguì il dottorato a Bologna a soli ventuno anni. Fu giudice (1334-39) a Todi e a Pisa, poi professore a Pisa (1339-42) e a Perugia (dal 1343). Rappresentò Perugia presso Carlo IV; fu da questo imperatore nominato consigliere e ne ottenne uno stemma gentilizio e alcuni iura reservata, tra i quali quello di crear dottori. Eccelse per profondità di pensiero e acume giuridico, per forza di sintesi, per l'equilibrio eccezionale. Raggiunse, ancora in vita, fama altissima, anche fuori d'Italia. Dopo la sua morte furono istituite cattedre per illustrare le sue opere accanto alla glossa accursiana, e da lui prese il nome tutta una corrente del diritto europeo. Lasciò commenti a ogni parte del Corpus iuris civilis (in sostanza, le sue lezioni) e molte brevi opere minori: trattati (a lui attribuiti 55, ma molti spurî), quaestiones, pareri legali, in ogni ramo del diritto. Particolarmente celebri rimasero le teoriche di B. sugli statuti e sui loro conflitti, sulle enfiteusi temporanee dei beni ecclesiastici, sull'obbligatorietà dei patti nudi in materia commerciale, sui marchi di fabbrica, sull'actio spolii, sull'esecuzione parata degli strumenti guarentigiati. Nel campo del diritto pubblico, alcuni dei suoi trattati (De represaliis, De Guelphis et Gebellinis, De tyrannia, De regimine civitatis, ecc.) trovarono sviluppo nel pensiero politico del Rinascimento. Le edizioni complete delle sue opere, di regola in 10 voll. in-folio oltre agl'indici, sono non meno di 55 tra il 1504 e il 1846.