• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

bello e bellezza

di Giuseppe Di Giacomo - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
  • Condividi

bello e bellezza

Giuseppe Di Giacomo

Un dono inafferrabile

Sebbene molto usate nel linguaggio quotidiano, le parole bello e bellezza sfuggono a una definizione assoluta. Proprio questa indeterminatezza sembra essere il tratto che più le caratterizza e che si manifesta in modo particolare nelle opere d'arte. Non è un caso che, dall'antichità a oggi, il bello e la bellezza siano stati interpretati in modo sempre diverso. Di qui, tra l'altro, la loro inesauribile ricchezza, ossia la capacità che queste nozioni hanno di produrre, nel tempo, significati e valori sempre nuovi e diversi

Significato dei termini

Bello e bellezza sono parole che usiamo e ascoltiamo quasi quotidianamente. Tuttavia non siamo in grado di trovare né un significato preciso né una definizione valida una volta per tutte di queste parole, con le quali ci riferiamo alle cose più svariate. Bello è un aggettivo che usiamo spesso per indicare qualcosa che ci piace, non solo perché ha doti di armonia ed equilibrio tra le parti (un luogo, un oggetto, un essere vivente, un quadro, un libro), ma anche qualità morali (una 'bella azione', una 'bella persona'). Tuttavia, mentre in genere ciò che ci piace è qualcosa che vorremmo avere, quando invece definiamo bello qualcosa, non siamo spinti da alcun desiderio di possesso.

Si tratta dunque di qualcosa che ci attrae e che tuttavia contempliamo con distacco.

In definitiva il carattere fondamentale del bello e della bellezza sembra essere proprio la sua indeterminatezza, cioè l'impossibilità di determinarne il significato esatto. In ciò che definiamo bello si manifesta qualche cosa che sentiamo e che nello stesso tempo non riusciamo a definire. È quanto ci capita, in particolare, quando abbiamo a che fare con un'opera d'arte. Un quadro o una poesia li definiamo belli se sentiamo che le linee e i colori del quadro o le parole della poesia ci dicono più di quanto ci possa dire il significato letterale di quelle parole o il manifestarsi in una determinata forma di quelle linee e di quei colori.

L'indeterminatezza del bello nella letteratura

Se leggiamo una poesia, per esempio L'infinito di Leopardi, ci accorgiamo che la sua bellezza è data non dal significato letterale delle singole parole, ossia dal loro significato che troviamo nel dizionario, ma dal fatto che quelle parole sono disposte in un modo tale che dicono molto di più di quello che il loro significato letterale ci dice. Prendiamo il verso finale: "E il naufragar m'è dolce in questo mare". Il 'naufragare' e il 'mare', citati nel testo, non hanno il loro significato comune, come quando li leggiamo nella cronaca di un giornale, dove si dice per esempio che una nave è naufragata al largo di una certa costa. In quest'ultimo caso il significato è chiaro e non abbiamo bisogno di rileggere quell'articolo perché lo abbiamo capito una volta per tutte. Nel caso invece del verso di Leopardi ci accorgiamo che può essere letto e riletto, anzi ci capiterà di rileggerlo più volte nella vita e ogni volta che lo leggiamo ci accorgiamo che ci dice qualcosa di sempre nuovo e diverso. Possiamo anche affermare che lo comprendiamo in modo sempre diverso. Il fatto è che per intendere quel verso dobbiamo legarlo ai versi precedenti, che gli danno significati diversi da quelli letterali e che nello stesso tempo ne ricevono significati ulteriori. Questa alternanza tra il primo e l'ultimo verso non ha mai fine: a ogni nostra lettura sempre più quelle parole, pur rimanendo le stesse, acquistano significati molteplici senza che si possa stabilire quale sia il significato ultimo e definitivo. Quelle parole, cioè, danno luogo a immagini e sensazioni sempre nuove e diverse. Per questo la bellezza è per noi fonte di infinito stupore e di inesauribile meraviglia.

E il bello nell'arte?

Allo stesso modo, se guardiamo un quadro ‒ per esempio il ritratto di un personaggio storico realizzato da un grande pittore ‒ e lo definiamo bello, questo accade non perché quel ritratto sia somigliante al personaggio storico raffigurato. Quest'ultimo infatti non c'è più e noi abbiamo solo il ritratto. Il nostro giudicare bello quel ritratto non si riferisce dunque al soggetto rappresentato, che può anche essere brutto (per esempio, un volto deforme), ma al modo in cui l'artista ha organizzato le linee e i colori del quadro, cioè alla sua forma. È tale forma a dare al personaggio ritratto quell'intensità d'espressione che lo rende unico e insostituibile. Questo significa, come nel caso della poesia, che sono proprio le linee e i colori a far apparire qualcosa d'altro (per esempio, l'espressione di un volto) che non si riduce a quelle stesse linee e colori. In definitiva: il rivelarsi di questo 'altro' nelle linee e colori di un quadro o nelle parole di una poesia è ciò che costituisce la bellezza.

L'idea del bello nell'antichità e nel Medioevo

L'impossibilità di dare una definizione assoluta del bello emerge anche dal punto di vista storico, dal momento che ogni epoca ha espresso una sua idea di bellezza. Va anzitutto precisato che è solo a partire dal 18° secolo che si afferma la connessione di arte e bellezza. Prima di allora, infatti, il bello non era considerato un prodotto dell'attività umana come invece erano le opere artistiche.

Nell'antichità i filosofi più importanti hanno sviluppato una riflessione sul bello. Per Platone la bellezza è la manifestazione del bene e rivela, in questo modo, una verità che si sottrae al tempo, cioè qualcosa di eterno e di assoluto. Per Aristotele, poi, la bellezza è innanzitutto simmetria e proporzione delle parti e, come tale, è qualcosa che può essere abbracciato nel suo insieme con un solo colpo d'occhio. Nel Medioevo, e in particolare in Dante, la bellezza ‒ incarnata nella figura di Beatrice ‒ è mezzo di perfezionamento morale e di elevazione a Dio.

Nell'epoca moderna

È nel Settecento che l'idea della bellezza appare strettamente connessa con la dimensione sensibile, quella cioè che si offre alla percezione dei nostri sensi. E a questa dimensione si lega un sentimento di piacere. Un piacere che il filosofo tedesco Kant definirà 'disinteressato' e che non è riconducibile a un concetto preciso. Per i Romantici, invece, la bellezza assume un valore 'conoscitivo': attraverso la contemplazione dell'opera d'arte, infatti, possiamo raggiungere la verità.

Tra la seconda metà dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si afferma in filosofia, in arte e in letteratura l'idea della bellezza come rivelazione nel visibile di qualcosa che tuttavia resta invisibile. L'opera d'arte è il luogo di questa rivelazione, come in particolare dimostrano le opere dello scrittore irlandese James Joyce e di quello francese Marcel Proust. Non a caso, per questi autori la bellezza è data dal fatto che un oggetto apparentemente insignificante può manifestare all'improvviso significati imprevedibili o rendere presente qualcosa che appartiene al passato. In questo modo la bellezza ci fa sentire qualcosa che è al di là del tempo.

L'idea del bello nel mondo contemporaneo

L'arte del Novecento è caratterizzata dalla rinuncia a raffigurare la realtà così com'è. È quanto ritroviamo nell'opera di quei pittori cosiddetti 'astrattisti', per i quali la bellezza è data non dal fatto che il quadro sia una copia di ciò che è visibile, ma dalla sua capacità di mostrare qualcosa che è al di là del visibile stesso. Inoltre, sempre nel Novecento si manifesta la consapevolezza che la bellezza ha ormai perduto quei tratti di unicità che facevano di un'opera un'opera d'arte perché fatta da un artista: la bellezza si risolve così nella produzione in serie di oggetti. Significativa è a questo proposito l'opera di Marcel Duchamp che, rinunciando a creare opere d'arte, ha preso oggetti di uso comune, come una ruota di bicicletta o uno scolabottiglie, e li ha esposti in gallerie d'arte. Ciò che Duchamp ha voluto mostrare in modo provocatorio è che qualunque oggetto, per il fatto stesso di essere scelto, perde il suo valore d'uso comune e manifesta una inattesa bellezza, come se fosse stato creato dalle mani di un artista. Negli ultimi decenni, poi, gli ideali di bellezza proposti dai mass media si sono caratterizzati per il fatto di non essere riconducibili a un'unica forma. Si è diffuso così il desiderio di cercare la bellezza ovunque e in qualunque oggetto, perdendo però in questo modo la connessione tra bellezza e opera d'arte.

Vedi anche
idea Nel significato più ampio e generico, ogni singolo contenuto del pensiero, ogni entità mentale, e più in particolare, la rappresentazione di un oggetto alla mente, la nozione che la mente si forma o riceve di una cosa reale o immaginaria. filosofia Il termine greco ἰδέα entrò nel linguaggio filosofico ... realtà realtà Qualità e condizione di ciò che esiste effettivamente e concretamente. filosofia La nozione di realta è legata al problema tipicamente moderno dell'esistenza del mondo esterno. A partire da R. Descartes si era, infatti, affermata la tesi secondo cui gli uomini conoscono soltanto le idee, ossia ... verità verità Conformità o coerenza a principi dati o a una realtà obiettiva. filosofia 1. Definizione e criterio di verità Nella storia della filosofia il concetto di verita è stato concepito in almeno due diverse prospettive, l’una ontologica, l’altra strettamente connessa al discorso umano. Nella prospettiva ... percezione L’atto del prendere coscienza di una realtà che si considera esterna a noi. filosofia Si possono distinguere due sensi con cui il termine percezione è usato nella storia della filosofia. In un senso generale esso designa ogni esperienza conoscitiva. In un senso più specifico indica l’esperienza conoscitiva ...
Indice
  • 1 Significato dei termini
  • 2 L'indeterminatezza del bello nella letteratura
  • 3 E il bello nell'arte?
  • 4 L'idea del bello nell'antichità e nel Medioevo
  • 5 Nell'epoca moderna
  • 6 L'idea del bello nel mondo contemporaneo
Categorie
  • DOTTRINE TEORIE E CONCETTI in Filosofia
Vocabolario
bellézza
bellezza bellézza s. f. [der. di bello]. – 1. L’essere bello, qualità di ciò che è bello o che tale appare ai sensi e allo spirito: la b. è una specie di armonia visibile che penetra soavemente nei cuori umani (Foscolo). In partic.: a....
bèllo
bello bèllo agg. [lat. bĕllus «carino, grazioso», da *due- nŭlus, dim. di duenos, forma ant. di bonus] (sing. m. bèl, pl. m. bèi, davanti a consonante seguita da vocale, e davanti a f, p, t, c, v, b, d, g seguite da l o r; bèllo, bègli...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali