Uomo politico statunitense (n. Hope, Arkansas, 1946). Laureatosi in legge alla Law School della Yale University, portò a termine gli studi a Oxford (1968-70). Esponente democratico, procuratore generale (1977-79) e governatore dell'Arkansas (1979-81, 1983-92), nel nov. 1992 venne eletto 42º presidente degli USA prevalendo su G. H. W. Bush e l'indipendente R. Perot. La sua elezione costituì una risposta alle profonde attese di cambiamento diffuse in larga parte dell'opinione pubblica statunitense, risposta rafforzata anche dall'appartenenza generazionale del nuovo presidente, nato dopo la seconda guerra mondiale. Fin dalla campagna elettorale C. fu oggetto di attacchi riguardanti aspetti politici e personali e che nei primi due anni della sua presidenza ne hanno indebolito fortemente il prestigio e l'immagine, sia sul piano pubblico sia su quello privato. In particolare, da un lato, gli furono contestati errori nella scelta dei collaboratori, dall'altro nel 1994 venne accusato di aver commesso illeciti finanziari (caso Whitewater), mentre ricopriva le cariche di procuratore e poi di governatore dell'Arkansas; nello stesso anno fu denunciato dall'impiegata statale P. Jones per molestie sessuali (denuncia la cui ammissibilità fu confermata nel 1997 dalla Corte Suprema). Le sue iniziative legislative incontrarono parziali o totali fallimenti: in politica economica, il bilancio presentato nel 1993 passò alla Camera dei rappresentanti per due soli voti e al Senato per uno. Nell'agosto 1994 venne approvata la legge anticrimine, ma la riforma sanitaria che avrebbe dovuto estendere l'assistenza medica a tutti i cittadini che ne erano privi, e che era stata elaborata da una commissione presieduta da Hillary C., fu bocciata nello stesso anno dal Congresso, così come la legge relativa all'assistenza per gli immigrati (1995). Le difficoltà di C. si accrebbero dopo le elezioni legislative del nov. 1994 quando, per la prima volta dal 1954, i repubblicani conquistarono la maggioranza delle due Camere. Nonostante una linea politica sostanzialmente orientata a privilegiare i problemi interni del paese, C. fu costretto ad affrontare le conseguenze di quel passaggio di portata epocale, iniziato con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, che aveva collocato gli Stati Uniti in una posizione di supremazia pressoché esclusiva sul piano planetario. In questo quadro si inserirono le numerose iniziative assunte in politica estera, fra cui l'intervento a Haiti per ristabilire la legittimità democratica (sett. 1994), le pressioni sulla Rep. Dem. Pop. di Corea perché consentisse controlli internazionali sui suoi programmi di armamento nucleare (1993-94), la strategia adottata per il conflitto nella ex Iugoslavia e culminata negli accordi di Dayton (1995), l'attività diplomatica nei negoziati per una soluzione del conflitto mediorientale (incontro del sett. 1993 a Washington tra I. Rabin e Y. ̔Arafāt) e, in ambito economico, l'accordo per il libero commercio nell'America del Nord (NAFTA), ratificato dal Congresso nel nov. 1993. Favorito dai successi in politica estera e dalla straordinaria ripresa dell'economia nonché dalla debolezza del suo avversario R. Dole, C. fu rieletto nel nov. 1996. Forte della maggiore autonomia di scelta che gli veniva dal fatto di esercitare il suo secondo e ultimo mandato, ma insieme costretto a trovare un terreno d'intesa con i suoi avversari ancora una volta maggioritari al Congresso, C. si mosse su un doppio binario: da un lato, ribadendo la necessità di rafforzare alcuni settori del welfare e di aumentare i fondi destinati alla politica estera; dall'altro, sostenendo, su una linea più vicina ai repubblicani, la priorità di una riduzione della pressione fiscale e del raggiungimento del pareggio del bilancio entro il 2002. I costi sociali della linea centrista adottata da C., tuttavia non pesarono sul consenso che il presidente era riuscito nel frattempo a ottenere. Ma, nel genn. 1998 prese avvio uno scandalo legato a una relazione extraconiugale di C. (caso M. Lewinsky) che dominò per mesi la scena politica del paese mettendo in crisi l'autorevolezza e l'immagine del presidente. Dopo una lunga battaglia giuridica e politica, il Congresso votò l'impeachment di C., ma la pressione di un'opinione pubblica favorevole al presidente e la difficoltà di tradurre comportamenti moralmente riprovevoli in termini costituzionalmente rilevanti impedirono alla maggioranza dei senatori di votare poi per la condanna (febbr. 1999). In continuità con la linea di politica estera inaugurata con la sua presidenza, C. ribadì il ruolo egemonico degli USA, promuovendo l'intervento aereo della NATO contro la Iugoslavia (marzo-giugno 1999), intervenendo nei negoziati sulla questione nordirlandese (1998) e impegnandosi, anche personalmente, fino alla fine del mandato, nel tentativo di trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese. Nel gennaio 2001 C. fu sostituito alla presidenza da G. W. Bush. Dopo la fine del suo mandato presidenziale, C. ha creato una fondazione, la William J. Clinton Foundation, che si è distinta per aver promosso e supportato una serie di programmi benefici e iniziative umanitarie, tra cui il Clinton Foundation HIV and AIDS Initiative, per la lotta contro l’AIDS, il Clinton Climate Initiative, un programma per lo sviluppo di energia ecosostenibile, e il Clinton Hunter Development Iniziative, per lo sviluppo economico di alcuni stati africani (Ruanda e Malawi). Ha pubblicato un’autobiografia, My life (2004), il saggio Giving. How each of us can change the world (2007; trad. it. Dare di più. Come ciascuno di noi può salvare il mondo, 2008) e, con J. Patterson, i thriller The president is missing (2018; trad. it. 2018) e The president's daughter (2021; trad. it. 2021).