BRASILE
(VII, p. 700).
Dati demografici generali (p. 714). - La popolazione complessiva dello stato è salita da 30.635.605 ab., quanti ne dava il censimento del 1920, a 41.560.147 secondo una valutazione del 31 dicembre 1935, con un aumento assoluto di 10.924.542 unità e una percentuale pari al 35%. Tutti gli stati, il distretto federale, il territorio di Acre presentano aumenti di popolazione: i maggiori nuclei demografici sono offerti dagli stati di Minas Geraes (18,2% della popolazione totale nel 1935; 19,22% nel 1920); San Paolo (16%; 14,99% rispettivamente; Bahia (10,1% e 10,88%); Rio Grande do Sul (7,3%; 7,13%); Pernambuco (7,1% e 7,03%); Rio de Janeiro (4,9% e 5,09%); Distretto federale (4,1% e 3,78% rispettivamente). Come sempre il territorio di Acre (0,3%), gli stati di Amazonas (1,1%) e Matto Grosso (0,9%) presentano le percentuali minime in singolare contrasto con la superficie dei due ultimi stati, i massimi della Confederazione. Nel suo insieme, quindi, la fisionomia demografica non è mutata gran che: giova, peraltro, notare che gli aumenti più cospicui sono avvertiti dal Distretto federale e dallo stato di San Paolo, in ottime condizioni ambientali ed economiche.
La densità della federazione si mantiene, nonostante il forte aumento demografico, molto bassa, con 4,9 ab. per kmq. Le maggiori densità si trovano, oltre che nel Distretto federale, in tutti gli stati costieri, soprattutto in Alagôas 142,2), Parahyba (24,5), Pernambuco (29,7), Sergipe (25,6), Rio de Janeiro (48,1), San Paolo (26,8); spopolatissime sono ancora le grandi regioni interne (Amazonas con 0,2 ab. per kmq.; Matto Grosso con 0,3; Territorio di Acre con 0,8).
Tutte le città presentano aumento cospicuo: due città oggi superano il milione di abitanti e cioè Rio de Janeiro, la capitale federale con 1.711.466 ab. (1.157.873 nel 1920) e San Paolo, che avverte un aumento straordinario, salendo da 579.033 ab. nel 1920 a ben 1.120.405 ab. quindici anni dopo.
L'immigrazione (p. 716) si mantiene sempre entro limiti modesti: fu di 57.302 unità in media all'anno nel periodo 1916-1925; è stata di 63.424 nel decennio 1926-1935. Come sempre la maggiore partecipazione è data dai Portoghesi (35,4% nel primo decennio; 32,6% nel secondo); seguono Italiani e Spagnoli in forte diminuzione (Italiani da 15,4% a 8%; Spagnoli da 15,2% a 5,9%); così pure diminuzione sensibile presentano i Tedeschi (9,7% e 4,4% rispettivamente). Nell'insieme prevale, come sempre, nettamente l'immigrazione dell'elemento neolatino. L'immigrazione complessiva attuale si mantiene a un di presso la metà della corrente immigratoria prebellica (136.561 individui immigrati in media all'anno nel periodo 1909-1913).
Prodotti agrarî (p. 728). - L'agricoltura rimane la base economica fondamentale dello stato.
Tra le cifre del censimento 1920 e quelle medie annuali relative al periodo 1931-1935 si avverte per le colture un aumento veramente significativo. Gli stati interni, regno dell'ilea e dei campos, presentano ancor oggi superficie modestissime adibite all'agricoltura (Amazonas aveva 20.104 ettari nel 1920; oggi solo 8434; Pará 91.478 e 52.176 rispettivamente; Matto Grosso 20.375 nel 1920; 21.984 nel periodo 1931-35); gli stati costieri invece accusano un aumento straordinario. Presentano una superficie adibita alle varie colture superiore al mezzo milione di ettari i seguenti stati (la prima cifra si riferisce al 1920; la seconda al periodo 1931-35): Pernambuco 250.119 e 544.191 ettari; Rio de Janeiro 286.295 e 659.197 ettari; Rio Grande do Sul 756.457 e 1.423.493; Minas Geraes 1.557.459 e 2.117.378; San Paolo 1.984.825 e 4.130.932.
Tutte le produzioni accusano aumento di superficie coltivate. Nei riguardi delle piante industriali (cotone, canna da zucchero, tabacco, ecc.) si avverte un notevole spostamento di valori assoluti: nel 1920 si aveva la seguente gradazione (ettari): Minas Geraes 166.021: San Paolo 157.862; Pernambuco 128.473; Bahia 79.520; Parahyba 60.824; Alagôas 52.757; Ceará 46.277.
Nel periodo 1931-1935 la graduatoria è invece la seguente: San Paolo 274.133; Pernambuco 260.930; Ceará 181.850; Parahyba 176.572; Minas Geraes 124.006; Bahia 109.882; Rio Grande do Norte 108.060; Alagoas 93.739; Rio Grande do Sul 80.628; Maranhão 75.455; Sergipe 45.871. Si avverte adunque un generale aumento delle superficie coltivate e una maggiore accentuazione negli stati di NE. Ciò è dovuto soprattutto alla coltivazione del cotone, effettuata in prevalenza in quegli stati, la cui superficie da 546.000 ettari nel periodo 1926-1930 ha superato oggi i 2 milioni di ettari; nel tempo stesso la produzione è triplicata (da 1 a 3 milioni di quintali), sicché il Brasile figura fra i grandi paesi produttori del globo. In continuo aumento è anche la produzione della canna da zucchero, che sale da 112 milioni di quintali nel periodo 1926-1930 a oltre 170 milioni di q. La produzione di zucchero oscilla fra 8-9 milioni di quintali annui: Pernambuco, Bahia, Rio de Janeiro, San Paolo, Minas Geraes e Santa Catharina sono alla testa nella produzione.
Le maggiori superficie coltivate a caffè, cacao e noce di cocco si hanno negli stati di San Paolo (2.088.138 ettari nel 1931-1935 di contro a 1.030.044 del 1920), Minas Geraes (787.099 e 652.638 rispettivamente), Espirito Santo (277.904 e 154.291), Rio de Janeiro (275.000 e 195.606), Bahia (242.797 e 250.467).
Domina incontrastato come quantità e valore il caffè: circa 4 milioni di ettari e 15-16 milioni di quintali prodotti su di un totale mondiale di 22-23 milioni di quintali: San Paolo e Minas Geraes continuano a mantenere il primato.
Per il cacao il Brasile tiene il 20 posto nel mondo, con 1/6 della produzione mondiale (1 milione di quintali su 6 milioni complessivamente): il 98% proviene dal solo stato di Bahia, accentuando ancor più rispetto ai periodi precedenti questo regime di quasi monopolio. Al primo posto nel mondo sta il Brasile anche per il mate, con una produzione di 140 milioni di kg.; Paraná, Rio Grande do Sul, Santa Catharina e Matto Grosso sono gli stati produttori. Ingente è l'esportazione, soprattutto verso l'Argentina.
L'allevamento (p. 732). - L'allevamento è una delle fonti più ragguardevoli di ricchezza: si avverte un generale aumento tra il 1920 e il 1935. I bovini salgono da 34.271.324 a 40.863.900; gli equini da 5.253.699 a 6.131.700; gli asini e i muli da 1.865.259 a 3.303.000; gli ovini da 7.943.310 a 13.049.100; i caprini da 5.086.655 a 6.177.300; i suini da 16.168.549 a 24.773.600. Per i bovini prevalgono in maniera assoluta gli stati di Rio Grande do Sul e Minas Geraes con un totale di 19,3 milioni di capi, poco meno della metà del totale, seguiti da Goyaz (4 milioni), Matto Grosso (3,5), Bahia (3,1), San Paolo (2,5): sono quindi gli stati costieri a clima più temperato o quelli interni ad altipiano a possedere le più alte cifre, mentre tale allevamento ha pochissima importanza, specie se paragonato con la superficie, nel grande bassopiano amazzonico (Amazonas 330.000 capi; Pará 900.000; Territorio di Acre 20.900). Anche per i suini e gli ovini lo stato di Rio Grande do Sul tiene il primato rispettivamente con 5,2 e 8,3 milioni di capi, completando quindi la grande zona di allevamento propria dell'America Meridionale (Argentina e Uruguay); per i caprini invece è netta la preferenza per gli stati del NE.: Bahia, Pernambuco, Ceará, Piauhy tengono i primi posti; scarsissimo invece è tale allevamento nello stato di Rio Grande do Sul.
Industrie (p. 734). - Una delle industrie fondamentali brasiliane è attualmente la tessile: il cotonificio dispone di 2,7 milioni di fusi (1936) di contro a 2,35 nel 1926; di 83.300 telai di contro a 65.000, con una maestranza complessiva di 200.000 operai (109.000 nel 1926). In testa a tutti gli stati si mantengono quelli di San Paolo e Rio de Janeiro: i prodotti locali si sono oramai sostituiti quasi interamente a quelli esteri.
Commercio e mezzi di comunicazione (pp. 735 e 737). - Il commercio brasiliano continua a mantenersi molto attivo: le esportazioni superarono le importazioni nel periodo 1926-1930 per un valore di 10 milioni di sterline all'anno, cifra che sale a 11,7 nel periodo 1931-1935.
I principali articoli di esportazione sono: il caffè con una media di quasi 15 milioni di sacchi da 60 kg. nel periodo 1931-1935, di contro a una media annua di 12,64 milioni negli anni 1909-1913 e di 13,72 nel periodo 1922-1926. Si nota quindi un aumento costante di esportazione dovuto alla sempre maggiore richiesta dei paesi consumatori. Le correnti esportatrici si dirigono in prevalenza verso l'America Settentrionale e le Indie occidentali (8,72 milioni di sacchi da 60 kg. nel 1935, assorbiti quasi totalmente dagli Stati Uniti) e verso l'Europa: in totale 5.558.054 sacchi da 60 kg., assorbiti principalmente dalla Francia, dalla Germania, dall'Olanda e dall'Italia (439.252 sacchi); 534.818 sacchi furono nel 1935 esportati in Africa, assorbiti soprattutto dall'Egitto, Algeria e Unione Sud-Africana; 432.098 sacchi furono esportati nell'America Meridionale, principalmente in Argentina, Chile, Uruguay.
Paragonando queste cifre con quelle del 1926 e 1927 si nota il progredire costante delle esportazioni verso l'America Settentrionale (7,98 milioni di sacchi nel 1927; 7,3 nel 1928; 8,7 nel 1935); il diminuire della corrente verso l'Europa (6,08; 5,56; 5,55); il notevole aumento verso l'Asia, pur trattandosi di cifre modestissime (principali acquirenti: Turchia, Siria, Rodi, Giappone).
Il caucciù segna un'impressionante diminuzione all'esportazione: 39,2 milioni di kg. esportati nel periodo 1909-1913; 9,32 negli anni 1922-1926; 8,74 nel periodo 1931-1935. La concorrenza dei paesi asiatici ha fatto oramai quasi tramontare questa attività economica che fu fiorentissima sino alla fine del sec. XIX.
Magnifico aumento presenta invece l'esportazione del cotone, che da 18 milioni di kg. sale a quasi 60 in questi ultimi anni; così dicasi per il cacao che in 36 anni ha triplicato il quantitativo esportato: 31.644.082 kg. nel 1909-13, 97.091.800 nel periodo 1931-35; per il tabacco e il cacao si hanno per il periodo 1909-13 i valori di kg. 26.650.000, per il 1935 kg. 29.167.400.
La bilancia commerciale brasiliana continua a mantenersi attiva anche nei riguardi dell'Italia: nei quinquennî 1926-30 e 1931-1936 le importazioni dal nostro paese furono di 2.780.513 e 953.841 sterline all'anno; le esportazioni di contro rispettivamente di 4.352.235 e 1.290.682. Il saldo attivo a favore del Brasile è causato dal fatto che noi continuiamo ad importare merci di alto valore quale il caffè e il cacao, mentre le nostre esportazioni (soprattutto manufatti) incontrano la concorrenza di altri paesi.
I singoli stati presentano valori diversissimi nei riguardi del commercio di importazione ed esportazione. Emergono in maniera indiscussa i due stati di San Paolo e Rio de Janeiro, tanto per le merci importate quanto per quelle esportate; tale supremazia si mantiene inalterata da decennî. Segue a grande distanza lo stato di Rio Grande do Sul. Mentre in questi stati, le importazioni superano le esportazioni, quelli di NE. e del bacino amazzonico vedono le esportazioni superare, come quantità, le importazioni (es. Amazonas 5744 tonn. di media all'anno importate; 30.022 esportate; Rio Grande do Norte 5902 e 25.259 rispettivamente; Bahia 83.920 e 164.040, ecc.).
Quanto al movimento commerciale dei porti, emergono in maniera assoluta Santos e Rio de Janeiro. Anche in questo caso si nota il prevalere delle esportazioni, soprattutto nei porti settentrionali costieri e in quelli fluviali (es. Manáos).
Le linee ferroviarie sono in continuo aumento: 31.861 km. nel 1928; 33.106 km. nel 1934. Continuano ad emergere gli stati meridionali (Minas Geraes 7943 km., San Paolo 7226; Rio Grande do Sul 3124; Rio de Janeiro 2684; Paraná 1460, Santa Catharina 1186, ecc.), mentre tra gli stati settentrionali tengono i primi posti Bahia 2150; Ceará 1240; Matto Grosso 1171; Pernambuco 1052, ecc.).
Come sempre il bacino amazzonico si presenta quasi sprovvisto di ferrovie: Pará 374 km., Amazonas 5,1 soltanto.
Marina mercantile (p. 737). - È costituita (1937) di 299 navi per tonn. lorde 476.007 (di cui solo 29, per tonn. 47 mila, a motore). Diciotto importanti compagnie di navigazione vengono assistite dall'erario, il cui aiuto è indispensabile alle loro flotte: 172 navi per tonn. 356.111, principalmente impegnate in traffici di cabotaggio e fluviali (riservati alla bandiera). Fra tali aziende il primo posto tocca al Lloyd Brazileiro, la cui flotta costituisce il 55,31% dell'intero naviglio nazionale e che gestisce le poche linee d'oltremare. Per assicurarne l'efficienza, una legge del 1937 ha disposto che l'attivo del Lloyd sia incorporato al patrimonio nazionale; i servizî verranno organizzati industrialmente con autonomia amministrativa; la sovvenzione è portata a 40 mila contos di reis per il rimodernamento del materiale e il miglioramento dei servizî. Il programma è già in atto: 12 navi di vario tipo sono state ordinate a cantieri esteri, non esistendo nel paese un'attrezzata industria delle costruzioni navali; sono state testé chieste offerte ad altri cantieri stranieri per la costruzione di una ventina di navi ancora.
Ordinamento.
Ordinamento costituzionale (p. 746). - La costituzione in vigore nel Brasile fu promulgata il 10 novembre 1937 dal presidente Getulio Vargas che abolì la costituzione del 16 luglio 1934 (pur essa rivoluzionaria rispetto a quella del 24 febbraio 1891, emendata nel 1925 e nel 1926), e pose su nuove basi l'organizzazione statale del Brasile. La figura del presidente dello stato federale vi predomina. Eletto tra i cittadini che abbiano compiuto 35 anni, dura in carica sei anni, e, oltre alle normali prerogative dei capi di stato, ha il potere di emanare decreti-legge; di intervenire nell'amministrazione dei singoli stati per mezzo di un interventor quando speciali necessità previste dalla costituzione lo richiedano; di nominare i ministri di stato e alcuni membri del Consiglio federale; di convocare e chiudere le sessioni del Parlamento. Per la sua elezione sono previsti due casi. Se il presidente uscente non avrà designato un suo candidato alla successione, viene eletto quello designato da uno speciale collegio elettorale composto: di persone designate dalle camere municipali in numero proporzionale alla popolazione dei singoli stati, ma tale da non superare, per ciascuno, i 25; di 50 persone designate dal Consiglio dell'economia nazionale pariteticamente tra datori di lavoro e lavoratori; di 25 membri scelti dalla Camera dei deputati e di 25 scelti dal Consiglio federale tra cittadini di spiccata reputazione. Questo collegio, dal quale sono esclusi i membri del Parlamento nazionale e delle Assemblee legislative dei singoli stati, si riunisce nella capitale venti giorni prima della scadenza del mandato presidenziale ed elegge il nuovo presidente. Se il presidente uscente invece avrà indicato un candidato, l'elezione del nuovo presidente spetta al corpo elettorale nazionale, che sceglierà tra il candidato del presidente uscente e il candidato proposto dallo speciale corpo elettorale.
Il Parlamento nazionale è composto della Camera dei deputati e del Consiglio federale. La prima è composta dei rappresentanti dei singoli stati, in proporzione alla loro popolazione, in modo però che ciascuno stato non abbia più di 10 o meno di 3 deputati. In ciascuno stato i deputati sono eletti, a suffragio indiretto, da un corpo elettorale composto dei consiglieri comunali e di dieci cittadini scelti a suffragio diretto contemporaneamente all'elezione del consiglio comunale. Le legislature hanno la durata di quattro anni. Il Consiglio federale, oltre a dieci membri nominati dal presidente della repubblica, comprende i rappresentanti degli stati, scelti, in ciascuno stato, dall'Assemblea legislativa tra i Brasiliani di nascita che abbiano compiuto 35 anni e abbiano, per almeno 4 anni, ricoperto una carica governativa nell'Unione o negli stati. Il governatore di ciascuno stato ha il diritto di veto sul membro scelto dall'Assemblea legislativa; ma se questa designa nuovamente la stessa persona a maggioranza di due terzi, l'elezione è valida. La legislatura del Consiglio federale dura sei anni.
Oltre alla Camera dei deputati e al Consiglio federale vi è un Consiglio dell'economia nazionale, che funziona da organo legislativo e consultivo in materia di organizzazione corporativa della repubblica, di contratti di lavoro, di politica economica e sociale del governo. Lo compongono i rappresentanti dei diversi rami dell'economia nazionale, scelti pariteticamente tra datori di lavoro e lavoratori dalle associazioni professionali e dai sindacati riconosciuti dalla legge, ed è diviso in cinque sezioni: industria e artigianato; agricoltura; commercio; trasporti; credito. Nell'esplicazione del potere esecutivo, il presidente è coadiuvato dai ministri, che sono direttamente e solamente responsabili verso di lui.
La Camera dei deputati, in caso di violazione della costituzione da parte del presidente, può, a maggioranza di due terzi, deferirlo al Consiglio federale, che si costituisce in Alta corte.
Organizzazione ecclesiatica (p. 747). - La diocesi di Goyaz è stata nel 1932 elevata a metropolitana, con suffraganei Porto Nacional, e le prelature nullius di Bananal, S. Giuseppe di Alto Tocantins, e quella di Jatahy, creata nel 1929.
Sono state istituite nuove diocesi: Jaboticabal (1929), Rio Preto (1929) suffraganee di S. Paolo; Bomfim (1933j, di S. Salvador (Bahia); Mossoró (1934), di Parahyba; Caxias (1934), di Porto Alegre; inoltre, le prelature nullius di Guamá (1934; già Gurupy, 1928), Juruá (1931), Marajó (1928), Xingú (1934) suffraganee di Belem (Pará); di Palmas (1933), suffraganea di Curityba; di Diamantina (1929), Guajará Mirim (1929), suffraganee di Cuyabá; di Paracatú (1929) e di Vaccaria (1934), suffraganee, rispettivamente di Diamantina e di Porto Alegre.
Aviazione militare (p. -748). - Le 12 squadriglie sono state raggruppate in 7 reggimenti. È stato dato impulso all'organizzazione degli aeroporti, che attualmente sono 200.
Marina militare (p. 748). - Nuove unità: Incrociatori leggieri: 2 in progetto da 8500 tonn. Cacciatorpediniere: 3 in costruzione su disegni nord-americani, da 1500 t. e 36 nodi, armati con 5/127 e 3 tubi di lancio quadrupli da 533. Sommergibili: 3 ultimati e 3 in costruzione in Italia da
nodi, armati con 6 tubi e 1/100. Una cannoniera da 500 t. in costruzione. Gli effettivi sono stati portati a 18.000 uomini.
Finanze (p. 749). - Diamo qui di seguito le cifre dei bilanci dal 1929 in poi.
Al 31 dicembre 1936 il debito estero, calcolato sulla base di 1 milreis carta = 5,9 pence, ammontava a 6,2 milioni e quello interno a 9,1 (di cui 3,5 consolidato).
Sospesa il 22 novembre 1930 la convertibilità in oro, e soppressa la Cassa di stabilizzazione (le sue funzioni di controllo della circolazione sono passate in gran parte al Banco do Brasil), la riserva aurea all'estero fu destinata unicamente alla difesa del milreis, in corso di svalutazione dal dicembre 1929. Il controllo dei cambî fu adottato nel maggio 1931 e all'inizio del 1934 fu poi decretato il corso forzoso del milreis carta; (il rapporto col soppresso milreis oro fu fissato a 8 m. c. = 1 m. o. per le entrate e 10 m. c. = 1 m. o. per le spese). Il 15 ottobre 1936 il milreis è stato ancorato al dollaro.
Con l'avvento del nuovo governo, alla fine del 1937 è stata decretata la soppressione dell'obbligo per gli esportatori di cedere alla Banca del Brasile il 35% delle divise estere (obbligo che dal 1931 al 1934 era stato integrale) e quindi del cambio ufficiale, è statci sospeso il servizio del debito estero ed è stata decretata la nazionalizzazione delle banche. Si è progettata inoltre la costituzione di una Banca centrale col monopolio dell'emissione e poteri di controllo su tutti gli istituti di credito. Il decr. legge 5 gennaio 1938 ha ripristinato l'obbligo di cessione alla Banca delle divise di esportazione, e lo ha di nuovo reso integrale.
Al 31 dicembre 1937 i biglietti in circolazione (emessi esclusivamente dallo stato che si è gradualmente sostituito alla Cassa e al Banco do Brasil) erano complessivamente di 4532 milioni. La riserva ammontava a 156 milioni in oro e 239 milioni in divise.
Oltre al Banco do Brasil (1906), che agisce insieme da banca centrale e banca commerciale sotto il controllo dello stato (il diritto di emissione del 1931 è stato però riassunto dallo stato), i principali istituti di credito sono: il Banco da provincia do Rio Grande do Sul (1858), il Banco do commercio e industria de São Paulo (1889) il Banco Nacional de commercio (1895), il Banco commercial do Estado de São Paulo (1912).
Storia (p. 751).
Negli ultimi dieci anni si è venuta svolgendo in Brasile una graduale trasformazione politica. Attraverso disordini e rivoluzioni, sviluppi industriali e rovinose crisi agricole, lotte e reazioni di correnti progressiste e conservatrici, il Brasile si è avviato ad una più ordinata e intensa vita statale, migliorando i rapporti fra le classi sociali, attenuando i particolarismi dei singoli stati e indirizzandoli al senso dell'unità nazionale, affermando una maggiore volontà di resistenza allo strapotere della finanza straniera che ne teneva stretta la vita economica entro una fitta rete di interessi costituiti. Anche in Brasile, come in altre repubbliche sudamericane, la crisi economica del 1929-34 ha avuto profonde ripercussioni sociali e politiche che innestarono nelle precedenti cause di disagio nuovi elementi di disordine, ma anche di benefica ripresa. La depressione economica ebbe inizio con grave crisi nel mercato del caffè e col deprezzamento della moneta, cui fecero seguito poco dopo la diminuzione dei prezzi dello zucchero, del cotone, della gomma e del cacao, cioè dei principali prodotti brasiliani. Le conseguenze furono quelle comuni a tutti i paesi: arresto nei lavori pubblici, aumento nella disoccupazione, fallimenti, progressiva riduzione degli affari e delle entrate nazionali e statali. Particolarmente grave fu il caso del caffè, cardine dell'economia brasiliana, specialmente negli stati più importanti e politicamente influenti. L'industria del caffè si trovava già all'inizio della crisi mondiale in condizioni precarie per l'incauta politica di valorizzazione perseguita da anni dagli stati produttori, attraverso il sistema degli ammassi nei magazzini dell'Istituto per la difesa del caffè, il quale concedeva anticipazioni ai piantatori con l'aiuto del Banco commercial do Estado de São Paulo finanziato da prestiti esteri e provvedeva a collocare direttamente il prodotto sul mercato mondiale sostenendo artificialmente il prezzo e creando degli stocks imponenti. Quando, nell'ottobre del 1929, l'Istituto per la difesa del caffè non poté ottenere la rinnovazione del prestito su Londra che aveva finanziato la politica di valorizzazione, il mercato del raccolto successivo si trovò senza difesa e, sopraggiunta la crisi mondiale, il prezzo cadde gradatamente, sino al 1932, del 75%. Gli stocks aumentarono favolosamente. Da una media tra i 6 e i 4 milioni di sacchi (di 60 chili) tra il 1923 e il 1925, salirono a 10 milioni nel 1927 a 14 nel 1928, a 18 nel 1929, a 28 nel 1930 e a 38 nel 1931. Le cospicue distruzioni operate dal governo (38.994.000 sacchi all'ottobre 1936 dei quali 26.622.000 solo fra il 1931 e il 1934) non riuscirono a equilibrare la domanda e l'offerta.
Le difficoltà della congiuntura economica facilitarono nel paese l'acutizzarsi del disagio politico. Un moto violento contro l'oligarchia conservatrice dominante, alla quale si faceva risalire in certi ambienti la responsabilità dei mali politici, sociali ed economici, doveva seguire in Brasile (1930) all'analoga rivoluzione argentina.
Dal tempo della costituzione della repubblica gli stati meridionali di San Paolo e di Minas Geraes avevano esercitato nella vita politica del paese un' influenza preponderante. Essendo i più popolosi, i più evoluti ed i più attivi economicamente e perciò fornendo al governo federale la maggior parte delle entrate, pretendevano di dominarlo. Era così venuta formandosi quasi una consuetudine che alla presidenza della repubblica dovesse alternarsi un paulista ad un mineiro, secondo la designazione fatta prima della elezione dai gruppi politici dominanti. Il candidato dell'opposizione, quando c'era, non aveva praticamente possibilità di vittoria sul candidato ufficiale. Negli anni più recenti l'opposizione degli stati meno favoriti e degli elementi liberali contro il direttorio conservatore paulista-mineiro venne assumendo un carattere più violento, combinandosi con una nuova irrequietezza dei militari, mossi sia da ambizîoni personali, sia da sincera convinzione della necessità di abbattere una classe dominante corrotta. Rivolte militari si ebbero infatti nel 1922 a Rio de Janeiro e nel 1924 a San Paolo, facilmente e duramente represse. Ma non per questo la calma ritornò e sotto la presidenza di Arturo Bernardes (1922-26) la repubblica fu quasi continuamente in stato d'assedio. Il suo successore, il paulista Washington Luis Pereira de Souza, avrebbe, secondo l'uso, dovuto cedere il posto ad un mineiro. Volle invece imporre la nomina di un altro paulista, il dott. Julio Prestes, che venne infatti eletto nel marzo del 1930 grazie, a quanto sostenne l'opposizione, ad un ballottaggio frodolento. La rottura della tradizionale alleanza degli stati di San Paolo e di Minas Geraes creò la situazione favorevole al rivolgimento auspicato dall'opposizione, che rimproverava al Pereira una politica eccessivamente favorevole al suo paese natale. A capo della insurrezione dell'autunno del 1930 si pose il dott. Getulio Vargas, uomo politico dello stato di Rio Grande do Sul e avversario sconfitto del dr. Julio Prestes nelle elezioni presidenziali di quell'anno. Con l'aiuto di numerosi ufficiali dell'esercito che avevano già partecipato ai moti del 1924 e col sostegno degli stati di Minas Geraes e di Pernambuco, dopo alcune settimane di lotta Vargas poté impadronirsi del potere a Rio de Janeiro come presidente provvisorio (3 novembre 1930).
Il partito rivoluzionario, che amava definirsi liberale, e il nuovo governo annunciarono un vasto programma di riforme. Punizioni delle malversazioni compiute da funzionarî dell'amministrazione precedente, modificazione della legge elettorale e nomina di una costituente incaricata di elaborare una nuova carta liberale, campagna contro i latifondi, economia nelle spese statali, erano, tra gli altri, i punti fondamentali del programma di Vargas. Ma, per quanto alcune di queste riforme fossero già attuate nel marzo del 1932, il presidente pareva non avesse intenzione di ristabilire sollecitamente l'ordine costituzionale realizzando la parte essenziale del programma della rivoluzione. Disciolti il Parlamento federale e quelli degli stati, tutti i poteri erano infatti accentrati nel presidente provvisorio e nei suoi agenti nei singoli stati (interventores). Il malcontento diffuso dall'atteggiamento dittatoriale di Vargas facilitò nel luglio del 1932 la rivolta di San Paolo, dalla quale non era certo estranea la speranza di riconquistare il predominio perduto due anni prima. Tre mesi di lotta, che costarono 20 mila vite e un miliardo e mezzo di contos di danni materiali, condussero alla sconfitta dei paulisti. L'insuccesso militare non impedì che gli insorti ottenessero, in certo qual modo, una vittoria morale. Non solo Vargas si rese conto della necessità di fare uso moderato della vittoria, ma si decise anche ad iniziare il mutamento costituzionale nel quale il conservatorismo paulista riuscì in definitiva vincitore sulle tendenze progressiste. Riformata la legge elettorale, nel maggio 1933 ebbero luogo, in un'atmosfera di speranza e di interessamento popolare, le elezioni dei delegati all'Assemblea nazionale che avrebbe dovuto redigere la nuova costituzione e nominare un nuovo presidente. Per quanto le tendenze radicali espresse nell'assemblea costituente non potessero pienamente tradursi nella redazione finale della costituzione, questa fu non di meno caratterizzata da un più vivo senso di nazionalismo, da un rafforzamento della centralizzazione e da un certo impulso alle riforme sociali.
Venne esteso il diritto di elettorato attivo a tutti i cittadini dei due sessi maggiori di 18 anni che sapessero leggere e scrivere; nella Camera dei deputati un quinto dei seggi venne riservato ai rappresentanti dei sindacati dell'agricoltura, dell'industria, del commercio e dei trasporti, delle professioni libere e dei funzionarî, rappresentanti eletti paritariamente, per le prime 3 categorie, da datori di lavoro e lavoratori; al Senato, composto di due senatori per ogni stato oltre a due per il distretto federale e nominati con elezioni nazionali, vennero demandate importanti funzioni di controllo e legislative; al governo federale fu attribuito il diritto di levar certe tasse prima di competenza degli stati e, in genere, la facoltà di regolare l'industria, di nazionalizzare le banche e gl'istituti di assicurazione, di costituire monopolî; l'immigrazione fu rigorosamente limitata in seguito ad una campagna di stampa contro i giapponesi (ma fu poi allargata, consentendo per ogni nazionalità un contingente annuo pari al 2% dell'immigrazione totale dello stesso paese negli ultimi 50 anni); si fissò la settimana lavorativa a sei giorni di 8 ore; Stato e Chiesa restarono separati, ma si riconobbe la validità dei matrimonî celebrati dai sacerdoti di tutte le religioni e l'istruzione religiosa costituì parte integrante delle materie d'insegnamento.
La nuova costituzione fu promulgata il 16 luglio 1934 e il 17 l'Assemblea elesse presidente Getulio Vargas per un quadriennio.
L'intonazione generale della costituzione non soddisfece gli elementi progressisti del paese, sia quelli democratici sia quelli autoritarî e nazionalisti. Così, mentre si accentuavano in Brasile le correnti estremiste sovversive, sorgeva con un programma nazionalistico unitario, autoritario e corporativo il movimento dell'integralismo, il quale raccolse in breve sotto le sue bandiere un numero imponente di aderenti in tutti gli stati dell'Unione, differenziandosi in questo dalle altre formazioni politiche, tutte più o meno ristrette nell'ambito dei singoli stati ed ispirate ad un egoistico particolarismo. Il diffondersi di tendenze sovversive e il malcontento esistente in certi stati del nord che si ritenevano trascurati provocarono sul finire del 1935 una ribellione militare, in cui si poterono scoprire evidenti influssi di una propaganda a tipo comunista, in parte sostenuta dal Komintern. Seguì in tutto il paese un'ondata di energica repressione che venne a colpire non solo gli elementi sovversivi, ma anche i democratici più radicali.
L'energica e fattiva opera di governo di Vargas non valse naturalmente ad eliminare le ambizioni personali di alcuni capi (primo fra questi il generale J. A. Flores da Cunha, governatore dello stato di Rio Grande do Sul e compagno di Vargas nella rivoluzione del 1930), i quali, attribuendo al presidente l'intenzione di non cedere il potere allo scadere del quadriennio di carica, alimentavano contro di lui l'opposizione specialmente negli stati di Rio Grande do Sul, di San Paolo, di Bahia, di Pernambuco. Tale atteggiamento di opposizione si accentuò con l'approssimarsi delle elezioni del gennaio 1938 per la nomina di un nuovo presidente in sostituzione di Vargas, i cui poteri, scadenti il 3 maggio 1938, a' sensi della costituzione del 1934, non avrebbero potuto essere rinnovati. La campagna elettorale mostrò di degenerare ben presto nell'estate del 1937 in aspra lotta, per la quale non mancarono preparativi militari da parte del Rio Grande do Sul e contromisure analoghe del governo federale. Nella temperie politica sudamericana tale situazione poteva condurre alle peggiori violenze. A questa possibile fonte di disordini si aggiungeva poi il pericolo comunista e il 10 ottobre il presidente ottenne dal Parlamento la proclamazione dello stato di guerra per far fronte alla minaccia sovversiva. Vargas ritenne che la situazione fosse sufficientemente grave per passare all'azione nell'interesse della tranquillità del paese. Egli approfittò dei poteri eccezionali conferitigli per intervenire nello stato di Rio Grande do Sul, dal quale il governatore F. da Cunha fu costretto a fuggire riparando nell'Uruguay. Naturalmente il timore dell'opposizione che le elezioni venissero rimandate o sospese si accentuò, e il 9 novembre venne letta al Parlamento una lettera aperta all'esercito e alla marina del dott. Salles de Oliveira, candidato dell'opposizione alle elezioni presidenziali, nella quale si invitavano le forze armate a prevenire un colpo di stato diretto ad impedire le elezioni. Proprio il giorno dopo il presidente Vargas sospendeva la costituzione del 1934, scioglieva il Parlamento federale e i parlamenti degli stati ed emanava una nuova costituzione. Il colpo di stato fu accolto in tutto il paese con calma. I governatori degli stati, tranne quelli di Bahia e di Pernambuco sostituiti dai comandanti militari, fecero atto di solidarietà col governo.
Con la nuova carta costituzionale, che, entrata in vigore il giorno stesso della promulgazione, dovrebbe essere sottoposta ad un plebiscito popolare, lo stato brasiliano si è posto su basi nettamente autoritarie e nazionali. Quella tendenza centralizzatrice che si era già manifestata nella costituzione precedente, è sviluppata e approfondita a favore del governo federale, sia nell'ambito dei governi degli stati, sia in quello delle amministrazioni municipali.
Il potere esecutivo è rafforzato con l'eliminazione del divieto di rielezione del presidente e con le ampie facoltà concessegli di iniziativa legislativa, di emanare decreti legge durante la vacanza delle camere, di sciogliere il Parlamento. La facoltà di proclamare lo "stato di emergenza" e lo "stato di guerra" senza il consenso del Parlamento, che non può revocare o sospendere tali misure, fa del presidente l'arbitro assoluto della vita politica interna e dell'ordine nello stato. Vasti poteri la costituzione del 1937 concede poi al governo in materia economica e sociale, entro il quadro dell'ordinamento sindacale-corporativo che costituisce la maggiore innovazione della nuova costituzione.
La parentela, almeno formale, del regime instaurato da Vargas coi regimi autoritarî di tipo fascista è pertanto evidente. Meno chiaro è invece se le nuove forme imposte alla vita del Brasile corrispondano alle sostanziali condizioni e necessità di essa. G. Vargas, che gode di un indubbio prestigio nazionale, non ha, dietro a sé un partito che lo sostenga e compia la necessaria opera di penetrazione, di fede e di dottrina, nel popolo; né sinora si è preoccupato di formarne uno, dopo aver sciolti con un decreto del 3 dicembre tutti quelli esistenti e fra questi anche l'integralista. Nonostante la loro massa numerica e l'indubbio ascendente che cominciavano ad esercitare sul paese, le camicie verdi non seppero conquistare il controllo della sua vita politica. L'integralismo fornì a Vargas la dottrina economica e sociale riversata nella nuova costituzione, indicò e diffuse la necessità del nazionalismo unitario, ma nel giorno del colpo di stato non fu al fianco del presidente. Colte forse di sorpresa mentre molto speravano dalle elezioni, anziché sostenere il presidente, che aveva in fondo attuata la loro dottrina, le camicie verdi tennero un atteggiamento poco chiaro, formalmente di adesione, ma distaccate. Colpito da dissoluzione un mese dopo, il partito integralista si sciolse in due gruppi: uno disposto alla collaborazione con Vargas, l'altro gettatosi decisamente all'opposizione. Nel febbraio 1938 il governo precedette a numerosi arresti di capi e gregarî integralisti e affermò l'esistenza di un complotto contro il regime, al quale non sarebbe stato estraneo il generale da Cunha. Lo stesso dottor Plinio Salgado, fondatore e capo del movimento integralista, riparò all'estero. Nel maggio 1938 un complotto integralista contro il governo, tradottosi in aperto assalto al palazzo del presidente Vargas (notte dal 10 all'11), è stato prontamente represso.
Della maggiore volontà di indipendenza dall'estero nel campo finanziario, quello che più risentiva dell'influsso straniero, si è avuto un primo esempio eloquente col colpo di stato, nella decisione unilaterale del governo di sospendere i rimborsi e il servizio dei prestiti esteri che dovranno poi essere sottoposti ad una nuova regolamentazione. L'art. 145 della costituzione stabilisce poi che potranno funzionare in Brasile soltanto le banche e le compagnie di assicurazione aventi azionisti brasiliani. È un altro colpo inferto alla finanza anglosassone. Per tornare ai prestiti esteri, assai gravosi ma senza dei quali, in verità, il Brasile non sarebbe giunto dove è ora, il governo già nel 1934 con gli accordi Aranha aveva conseguita una sostanziale riduzione delle obbligazioni del paese verso i creditori esteri, portando il servizio dei prestiti da 22 milioni di sterline annue ad una somma che nel 1937-38 doveva ammontare a 9 milioni di sterline. Un'ulteriore riduzione seguirà alle decisioni del novembre 1937, migliorando la situazione della bilancia commerciale e dei pagamenti del Brasile. Ma soprattutto influirà sull'economia brasiliana e sullo sviluppo industriale, che ha già fatto negli anni della ripresa importanti progressi, la tendenza del governo Vargas a sostituire alla politica dei prestiti esteri una politica di investimenti che partecipino ai rischi della produzione. Solo così il capitale straniero, necessario allo sfruttamento delle immense risorse del Brasile, non costituirà più un peso ed un ostacolo al progresso della grande repubblica sudamericana.
(p. 755 b). - Il Maurizio di Nassau, nominato governatore del Brasile nel 1636, non era principe: era il conte Giovanni Maurizio di Nassau della linea tedesca, da non confondere col conte Maurizio di Nassau, principe di Orange, statolder di Olanda.