BRASILE
(VII, p. 700; App. I, p. 309; II, I, p. 444; III, I, p. 257; IV, I, p. 310)
Popolazione. − Il B. rimane uno dei paesi più estesi (8.511.965 km2) e più popolosi (oltre 150 milioni di ab.) della Terra: occupa il 48% dell'America Meridionale e accoglie il 51% della popolazione, collocandosi al quinto posto per superficie e al sesto per popolazione nel mondo. Registra uno dei più elevati incrementi demografici (2,3% annuo), a un tempo causa e conseguenza del suo sottosviluppo. Tale incremento è legato alla dinamica naturale della popolazione, in quanto i saldi dei movimenti migratori sono contenuti. In valore assoluto l'aumento è stato di oltre 30 milioni di persone nel decennio intercensuario 1970-80, mantenendosi sempre su ritmi molto elevati, dato che nel quinquennio successivo ha superato i 10 milioni. Tale crescita ha comportato straordinari addensamenti umani, espansione delle periferie urbane degradate, accentuazione della miseria in vaste aree, gravissime carenze sanitarie, disordine sociale, delinquenza e mancanza di sicurezza; tutti fenomeni di fronte ai quali lo stato continuamente si misura, spesso con scarso successo. Gli incrementi percentuali maggiori si sono avuti nelle regioni spopolate del Nord e dell'Est, dove sono state realizzate grandi opere pubbliche. In queste aree, in un quindicennio la popolazione complessiva si è quasi raddoppiata. Il Sud, invece, più prospero e progredito, ha registrato gli aumenti minori. La capitale, Brasília, che nel 1970 contava 540.000 ab., nel 1989 aveva una popolazione di 1,8 milioni di abitanti.
La crescita delle città è avvenuta a ritmi anche maggiori rispetto alle variazioni demografiche, aggravando soprattutto i problemi delle grandi aree metropolitane. Più contenuti sono gli incrementi nelle aree più povere o già sature, come Recife o Rio de Janeiro, mentre consistenti sono stati gli aumenti di popolazione urbana nelle aree metropolitane ubicate nelle regioni più progredite, come São Paulo, Belo Horizonte, Salvador. Questi organismi metropolitani hanno già raggiunto dimensioni esuberanti e tendono a diventare ingovernabili, perché − in un decennio − hanno visto aumentare la loro popolazione di oltre la metà e si trovano nell'impossibilità di far fronte alla domanda di lavoro e di servizi. Aspetti particolari assumono Brasília o Curitiba, dove per motivi diversi i forti aumenti demografici non hanno creato scompensi paragonabili a quelli di altre ''città milionarie''. Un rapido esame delle città minori ci consente di registrare aumenti percentuali anche più alti, specie in regioni interne (Manaus; Goiânia), nelle quali la rete urbana associa funzioni politico-amministrative e culturali ad attività industriali e commerciali.
Condizioni economiche. − Con un reddito medio pro capite di poco superiore ai 2100 dollari l'anno (stima del 1988 secondo i dati della Banca Mondiale), il B. presenta ancora oggi drammatici squilibri interni e inesplorate capacità di sviluppo. Il paese si è aperto al capitale straniero, che ha privilegiato il settore edilizio, innalzando selve di grattacieli, e quello industriale, specie nei rami meccanico e chimico. Il paese dispone di grandi risorse, dalle minerarie alle forestali e alle fonti energetiche; di un enorme patrimonio zootecnico (134 milioni di bovini, 20 di ovini, 32 di suini, 10 di equini) e di straordinarie potenzialità produttive in campo agricolo, specialmente se si svilupperà l'utilizzazione delle acque per scopi irrigui. In tutti questi campi i progressi compiuti negli ultimi anni sono stati considerevoli, come si ricava dai dati qui riportati.
In meno di un quindicennio la produzione del mais è passata da 145 a 250 milioni di q, quella del riso da 75 a 120, quella della patata da 17 a 23, dei pomodori da 8 a 23, del frumento da 15 a 55, degli agrumi da 44 a 163, degli ananas da 4 a 10, della soia da 46 a 180, mentre varie altre hanno subito aumenti minori. Il caffè è passato da 12 a 15 milioni di q, il cacao da 2 a 4, lo zucchero da 70 a 85 (v. anche etanolo, in questa App.). La produzione di energia elettrica è passata da 55 a 202 miliardi di kWh.
Il B. dispone di modeste fonti energetiche (carbone, petrolio, gas naturale), ma di grandiosi impianti idroelettrici della capacità installata di milioni di kW, specie su Rio Grande, Paraná, e São Francisco, dove in anni recenti sono stati costruiti vasti laghi artificiali, dai quali trae energia elettrica gran parte del paese.
Considerevole è anche l'intensificazione dello sfruttamento forestale: in un decennio la produzione di legname è passata da 164 a 241 milioni di m3 (1987).
Le risorse minerarie sono abbondanti nel vasto altopiano, dove vengono sfruttati oro, diamanti, ferro, manganese, stagno, nichelio, piombo, rame, bauxite, cromo, tungsteno e tanti altri minerali.
Petrolio e gas naturale vengono soprattutto dallo stato di Bahía, carbone dal Rio Grande do Sul, fosfati da quello di Pernambuco. Notevoli gli aumenti di produzione delle risorse del sottosuolo dagli inizi degli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta (carbone, da 2 a 7 milioni di t; ferro da 35 a 125 milioni di t; oro da 5000 a 83.000 kg; stagno da 3000 a 42.000 t; bauxite da 500.000 a 7 milioni di t).
Fonti energetiche, risorse del suolo e del sottosuolo sorreggono un'industria in via di potenziamento e in grado di alimentare anche flussi verso l'esterno. Il grande polo industriale del B. è São Paulo, dove si concentrano aziende produttive di ogni genere, dalle alimentari alle tessili, alle metallurgiche e meccaniche, alle chimiche, alle cartarie, all'elettronica. Seguono a distanza Rio de Janeiro e Rio Grande do Sul. Tra i rami industriali più sviluppati si distinguono quello tessile (cotone, lana, fibre sintetiche), prevalentemente ubicato nelle città degli stati centro-meridionali, quello alimentare (zucchero, tabacco, birra, prodotti congelati, ecc.), concentrato in prevalenza nelle grandi metropoli, quello siderurgico (23 milioni di t di ghisa e 24 di acciaio), che ha il centro maggiore in Volta Redonda, e metallurgico (stagno, alluminio, piombo, rame, zinco). L'industria meccanica (automobili, navi, aerei, trattori, materiale ferroviario, biciclette, ecc.) conta in São Paulo e Rio de Janeiro e nei loro sobborghi i principali stabilimenti. La produzione di automobili (un milione all'anno, per quattro quinti autovetture), per la quale il B. occupa il decimo posto nel mondo, deriva per la maggior parte da São Bernardo do Campo (presso São Paulo) e da Cidade dos Motores presso Rio de Janeiro, nella prima con materiale nazionale, nella seconda con assemblaggio di materiale proveniente dall'estero. Nel B. operano importanti case automobilistiche europee (Volkswagen, FIAT), che alimentano anche altri paesi sudamericani.
A differenza dell'Argentina, il B. ha tenuto sempre aperte le porte agli investimenti degli stranieri i quali, se da un lato hanno provocato vistose forme di speculazione, dall'altro hanno assicurato al paese notevoli vantaggi economici.
Vie di comunicazione. − Il B. ha una buona rete stradale e un discreto parco automobilistico (1 automobile ogni 14 abitanti), considerando la struttura e la distribuzione della popolazione, con un'alta concentrazione nella parte meridionale, e vanta buoni servizi aerei, grazie alla sua compagnia di bandiera rinomata a livello internazionale. L'estensione all'Amazzonia di grandi assi stradali con vasti programmi di popolamento ha creato preoccupazioni a livello internazionale per i possibili danni ambientali e per l'eccessivo sfruttamento delle foreste, in assenza di opportune opere di miglioramento forestale e di un vero e proprio rimboschimento. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Brazil in the international system: the rise of a middle power, a cura di W. E. Selcher, Boulder 1981; W. G. Tyler, The Brazilian industrial economy, Aldershot 1981; J. P. Dickenson, Brazil, Harlow 1982; Brazil: country with a future, a cura di J. Micaleff, Londra 1982; La réforme agraire au Brésil, in Brasil, 4, 1985-86; H. Thery, Le Brésil, Parigi 1985; G. Corna Pellegrini, L'America latina, Torino 1987.
Politica economica e finanziaria. - Negli anni Settanta in B. si è avuto un rapido sviluppo economico: in questo periodo il tasso medio annuo di crescita del PIL è stato infatti pari a circa l'8%. Il mantenimento di elevati tassi di sviluppo è stato favorito da politiche finanziarie espansive e dal forte ricorso all'indebitamento estero. Queste politiche hanno tuttavia causato crescenti squilibri: nel 1980 il tasso d'inflazione raggiungeva l'83%, mentre il disavanzo della bilancia delle partite correnti risultava pari a circa 13 miliardi di dollari.
Questa situazione è cambiata radicalmente all'inizio degli anni Ottanta. In particolare, gli oneri relativi al servizio del debito estero che era stato accumulato negli anni precedenti hanno vincolato le politiche economiche e il processo di sviluppo. Nel periodo 1981-82 si è avuto un peggioramento della situazione internazionale, con il ristagno della domanda mondiale e il rapido aumento dei tassi d'interesse internazionali, che ha acuito i problemi di bilancia dei pagamenti del Brasile. Nel 1982 il rapporto tra pagamenti d'interessi sul debito estero ed esportazioni di beni e servizi è salito al 25%, mentre il disavanzo corrente è aumentato a 16 miliardi di dollari. Inoltre, a partire dall'insorgere della ''crisi del debito'' nella seconda metà del 1982, il B. ha incontrato notevoli difficoltà a ottenere nuovi prestiti dalle banche commerciali.
Per far fronte a questi problemi, il paese ha adottato un programma di risanamento concordato con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). In quest'ambito, tra il 1982 e il 1984 il disavanzo pubblico rispetto al PIL è stato ridotto dall'8 a meno del 3% e la bilancia delle partite correnti è stata portata in pareggio. L'adozione di questo programma ha consentito inoltre al paese di riscadenzare il proprio debito estero e di ottenere nuovi finanziamenti. A causa in parte dei diffusi meccanismi di indicizzazione esistenti nell'economia brasiliana, non sono stati tuttavia ottenuti risultati positivi sul fronte dell'inflazione che ha continuato a salire, raggiungendo, nel 1984, il 200%.
Nel 1985 si è allentato lo sforzo volto a conseguire il risanamento. Grazie a politiche fiscali espansive e a un aumento di circa il 6% dei salari reali, si è avuta una forte crescita dell'attività economica che è stata tuttavia accompagnata da un ulteriore aumento dell'inflazione. Al fine di ridurre il tasso d'inflazione senza compromettere la crescita economica, nel febbraio 1986 è stato adottato il Piano cruzado che si basava su un blocco dei prezzi e sulla sospensione per un anno della maggior parte dei meccanismi d'indicizzazione. È stata inoltre introdotta una nuova unità monetaria, il cruzado. Nei primi mesi di attuazione questo piano ha dato dei risultati positivi.
Tuttavia, l'insufficiente grado di restrizione delle politiche finanziarie e il forte aumento dei salari concesso contestualmente al blocco dei prezzi hanno causato una crescita eccessiva della domanda interna e un rapido peggioramento della bilancia dei pagamenti che ha condotto, nel febbraio 1987, alla sospensione dei pagamenti relativi al servizio del debito estero nei confronti delle banche commerciali. Durante il periodo del Piano cruzado si sono accumulate inoltre forti tensioni inflazionistiche per il progressivo smantellamento del blocco dei prezzi: nel 1987 l'inflazione ha raggiunto il 230% e si è avuto un rallentamento della crescita economica.
Le politiche economiche attuate nel triennio 1988-90 non sono riuscite a modificare le precedenti tendenze negative. Il PIL è cresciuto assai poco (+3,6% nel 1989); il tasso d'inflazione ha continuato a salire (+3904% all'inizio del 1990). Inoltre la difesa del cruzado ha causato una forte riduzione delle riserve valutarie, costringendo il B. a interrompere, nel luglio 1989, il pagamento degli interessi sul debito estero. Alla fine del 1990, la banca centrale, mutando rotta rispetto al passato, ha favorito una forte svalutazione per sostenere le esportazioni
Storia. - A partire dal 1974 il nuovo presidente E. Geisel si trovò di fronte un quadro che era totalmente diverso da quello ereditato dal generale E. Garrastazu Medici. Lo era politicamente − col mancato trionfo del partito di governo (Aliança Renovadora Nacional, ARENA) e coi primi fermenti della società civile dopo gli anni del terrore − e lo era economicamente, con una crescita ancora sostenuta ma un'inflazione del 38%, un peggioramento della bilancia dei pagamenti e un conseguente ricorso al capitale estero, specie sotto forma di prestiti, che fece raddoppiare il debito fra il 1975 e il 1978.
L'aspetto più significativo del quinquennio fu rappresentato dall'affiorare della protesta. Varie voci presero corpo: i movimenti di difesa dei diritti umani, rafforzati dalle posizioni assunte in questo campo dalla presidenza Carter negli Stati Uniti; la stampa, che mal sopportava la censura; gli studenti, che presero a mobilitarsi di nuovo a partire dal 1977; l'ordine degli avvocati, che premeva per il ritorno a uno stato di diritto; il movimento contro il costo della vita, sorto nel 1973; i primi fermenti sindacali all'interno delle strutture ufficiali. Il fronte della critica si allargò poi ai ceti medi − colpiti nel reddito e nel tenore di vita − e persino agli imprenditori, schieratisi contro la crescente presenza dello stato nell'economia. Ma i veri punti di forza furono le forme di resistenza dal basso sia a carattere laico (società di amici di quartiere e associazioni comunitarie) sia vincolate alla Chiesa (comunità ecclesiastiche di base), che già si era schierata dalla parte dei poveri e distinta come forza d'opposizione, coinvolgendo le alte gerarchie con la Conferenza Nazionale dei Vescovi. Le comunità di base, che erano 40.000 nel 1974, diventarono 80.000 nel 1981.
La resistenza della società e il progressivo acuirsi della crisi scossero la determinazione delle Forze Armate a gestire il potere. Le scelte a favore della liberalizzazione − presentata come donazione dall'alto − non furono quindi autonome. La decisione provocò, comunque, aspri contrasti all'interno dello schieramento militare e sino al 1977 la scena politica registrò l'alternarsi di misure conciliatrici e di rigide chiusure. Continuarono le intimidazioni e le violenze, si sviluppò il terrrorismo di destra e riprese quello di stato, con morti in caserma sotto tortura. Si trattava di un avvertimento a Geisel, che riuscì a sconfiggere la linea dura solo nel 1977, con l'allontanamento del ministro dell'esercito, generale S. Frota.
La strada della liberalizzazione non doveva comunque significare ristabilimento veloce delle regole democratiche. Preoccupato per il possibile successo del MDB (Movimento Democrático Brasileiro) nelle elezioni del 1978, Geisel ricorse all'Atto Istituzionale 5 (AI-5), chiudendo il Parlamento dal 1° al 15 aprile del 1977 ed emanando una nuova legislazione elettorale che prevedeva l'elezione indiretta dei governatori degli stati e di 1/3 dei senatori, attraverso collegi elettorali controllati dall'ARENA. I risultati delle consultazioni dimostrarono che le preoccupazioni erano fondate: l'MDB ebbe risultati di poco inferiori a quelli dell'ARENA alla Camera e ottene 4,3 milioni di voti in più al Senato. Alla fine del 1978, prima di lasciare la carica al suo successore − il generale J. B. Figueiredo − Geisel demolì le basi della struttura autoritaria, revocando l'AI-5, abolendo la pena di morte e la censura su radio e televisione, ripristinando l'habeas corpus per gli accusati di delitti politici, permettendo il rientro di alcuni esiliati.
La politica di apertura continuò − benché contrastata dalla destra con atti terroristici − sotto Figueiredo, sino a sfociare nel ritorno alla democrazia con l'avvento della Nuova Repubblica. Particolare peso in questo processo ebbero ancora le strutture di resistenza della società civile, cui si aggiunse lo slancio del nuovo sindacalismo, che cercava ormai di spezzare la sottomissione allo stato ereditata dagli anni Trenta e si esprimeva con dirigenze sorte dalla fabbrica, con un diffuso grado di militanza e maggiori legami con la base. L'ondata di scioperi illegali del 1979-80 diede a una fascia della classe operaia la consapevolezza di poter agire come attore sulla scena politica, mentre i movimenti sociali spingevano la popolazione a forme organizzative di partecipazione democratica.
Già nel 1979 Figueiredo promulgò l'amnistia per i reati politici (accompagnata dall'amnistia preventiva per i responsabili della repressione) e una legge sulla riorganizzazione dei partiti, ideata per dividere l'opposizione e indebolirla in previsione delle elezioni del 1982. I voti contrari al regime si concentrarono però quasi esclusivamente sul PMDB (Partido do Movimento Democrático Brasileiro), mentre il PDT (Partido Democrático Trabalhista), PT (Partido dos Trabalhadores) e il PTB (Partito Trabalhista Brasileiro) si attestarono sul 5% delle preferenze. Grave fu la sconfitta dell'erede dell'ARENA − il PDS (Partido Democrático Social) − anche se per i meccanismi elettorali l'opposizione, pur ottenendo quasi 8 milioni di voti in più, ebbe una maggioranza di soli 8 seggi alla Camera, rimanendo minoritaria nel Collegio elettorale, incaricato di indicare il successore di Figueiredo.
A ridosso delle elezioni del 1982, il B. venne scosso da una vasta campagna antiregime che traeva anche spunto dalla crisi economica, dall'inflazione e dagli accordi col Fondo Monetario Internazionale. La protesta culminò nell'imponente movimento della diretas já (elezioni "dirette subito") teso a rivendicare il diritto di scegliere il presidente attraverso libere elezioni.
Per raggiungere questo traguardo, bisognava modificare la Costituzione, con una maggioranza di due terzi del Parlamento. Nell'aprile 1984 un emendamento in tal senso venne battuto ma per soli 22 voti, ricevendo l'appoggio di 55 deputati del PDS. La capacità di mobilitazione della campagna aveva minato l'unità del PDS e alcuni suoi esponenti si affrettarono a prendere le distanze dal regime militare. Inoltre, la scelta del candidato civile alla presidenza − il discusso P. Maluf − che gli stessi militari vedevano con scetticismo, causò nel partito lacerazioni tali da portare alla creazione di una fazione dissidente, la FL (Frente Liberal). Queste circostanze consentirono, nel gennaio 1985, la vittoria di un elemento del PMDB, T. Neves. Nel Collegio elettorale, l'Alleanza Democratica (PMDB-FL) ottenne l'appoggio di metà PDS. Il passato di Neves e le sue idee politiche tranquillizzavano militari e conservatori. Nell'arco di pochi mesi, la spinta propulsiva della società si esauriva così in questo accordo di vecchio tipo. Neves morì nell'aprile del 1985, prima di assumere la carica, che passò automaticamente al vicepresidente, il conservatore J. Sarney.
Le prime misure sembravano, per la verità, improntate a un certo progresso: elezioni presidenziali dirette, voto agli analfabeti, fine di ogni restrizione ai partiti (con conseguente legalizzazione dei comunisti), promesse di politica sociale. Molti furono però gli aspetti di continuità rispetto al passato regime, dalla disonestà amministrativa all'assenza di misure che consentissero al Parlamento di recuperare i poteri perduti, all'abuso dei decreti presidenziali. Le elezioni comunali del 1985 registrarono un malessere diffuso: il PMDB perse 4 importanti capitali degli stati e la vittoria di J. Quadros a San Paolo fece ricomparire all'orizzonte lo spettro del populismo, già precedentemente incarnato da L. Brizola, eletto nel 1982 governatore a Rio de Janeiro. Stimolato dalla ripresa economica, Sarney varò, senza consultare i partiti, una riforma monetaria che era, al tempo stesso, un programma di lotta all'inflazione e di redistribuzione del reddito.
Il Piano cruzado del febbraio 1986 prevedeva la creazione di una moneta forte e il congelamento dei prezzi, affitti e salari. Nell'emanare il provvedimento, il presidente si diresse alla popolazione invitandola a controllare e denunciare ogni indebito aumento. La risposta del pubblico fu immediata e gli organi preposti vennero subissati da telefonate. Il Piano e Sarney ottennero un successo travolgente. La drastica caduta dell'inflazione (scesa al 3% al mese) determinò una forte capacità di consumo. A luglio iniziarono i primi problemi, dovuti a strozzature nell'offerta e al boicottaggio dei produttori.
Nelle consultazioni di novembre per l'Assemblea Costituente il PMDB, identificato col governo, venne premiato con la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato e l'elezione di 22 dei 23 governatori. I responsabili della politica economica erano, però, ormai favorevoli alla liberalizzazione dei prezzi per ridurre il potere d'acquisto della popolazione e pochi giorni dopo le elezioni venne varato un piano in tal senso. La delusione nei confronti di queste misure e della scarsa profondità dei cambiamenti nel quadro democratico incoraggiò un diffuso atteggiamento di sfiducia nella politica. A ciò si aggiunsero le polemiche fra e dentro i partiti (il PMDB subì anche una scissione che portò alla nascita del PSDB, Partido da Socialdemocracia Brasileira) e in seno all'Assemblea Costituente, scossa da durissime discussioni circa la durata del mandato presidenziale, risoltesi col rinvio delle elezini al 1989 e il mantenimento in carica di Sarney.
L'Assemblea ha approvato, nel settembre 1988, una costituzione che compie alcuni progressi nella legislazione sociale e dei diritti dei lavoratori, istituisce il referendum, pone restrizioni al capitale straniero, elimina la censura, ma non progredisce su molte questioni, concedendo inoltre, populisticamente, il diritto di voto ai sedicenni.
La democratizzazione ha dato sinora risultati minori di quelli sperati, a causa di vari fattori, primo fra tutti, il patto politico fra PMDB, FL e un gruppo del PDS che è stato in grado di creare un'alleanza sufficientemente ampia da neutralizzare le resistenze alla transizione ma troppo ampia per garantire indirizzi univoci. Lo stesso PMDB, che in qualità di fronte aveva mantenuto una certa unità d'azione finché l'obiettivo era l'abbattimento della dittatura, è diviso nella fase democratica.
Va poi considerato che il patto sociale fra governo, mondo padronale e del lavoro, teso a ridimensionare i conflitti, è sostanzialmente fallito sia perché il tasso d'inflazione (vicino al 700% nel 1988) non consente politiche economiche di largo respiro e quindi un piano di riforme, sia per la scarsa rappresentatività sociale delle forze politiche. Altri fattori sono l'assenza o la debolezza di partiti ideologici e di rappresentanza definita di interessi sociali, la loro storica incapacità di strutturarsi come organizzazioni nazionali, la politica clientelare che rendono l'identificazione partitica, oggi come in passato, un fenomeno di scarsa valenza. Lo stesso PMDB ha al suo interno moltissimi transfughi del partito dei militari. A partire dal 1985, infine, la presenza di un esecutivo indipendente ha posto i membri dell'Alleanza Democratica nell'insostenibile posizione di essere, al tempo stesso, partiti di governo (in quanto la presidenza Sarney è emersa dal loro seno e in quanto responsabili dei posti chiave nella compagine governativa) e partiti d'opposizione (in quanto dissenzienti da molte delle scelte presidenziali), togliendo così spazio a una vera opposizione. Vero è che le elezioni comunali del novembre 1988 hanno premiato PT e PDT, inaugurando quella che potrebbe essere un'inversione di tendenza, ma il quadro descritto risulta particolarmente grave in un paese in cui l'antipartitismo è sempre stato un fenomeno diffuso, grazie anche al retaggio populista che ha fortemente personalizzato i rapporti sociali e politici.
Si aggiunga che i movimenti sociali hanno perduto d'incisività a causa del loro carattere spesso localistico e per aver patito più del dovuto la delusione in seguito al mancato o solo parziale accoglimento delle loro rivendicazioni da parte dei governi democratici. Il passaggio al regime civile ha poi avuto l'effetto di creare tensioni e conflitti in seno ai movimenti stessi (fra sinistra laica e sinistra cattolica, fra le varie correnti partitiche). Tale fenomeno ha coinvolto anche le strutture cattoliche, tanto più che la Chiesa dei poveri deve ormai fare i conti con una restaurazione di matrice vaticana, che si esprime attraverso la nomina di nuovi vescovi appartenenti alle correnti conservatrici. Gli stessi sindacati hanno minore peso come attori politici e la loro credibilità è inficiata dalla caparbietà con cui difendono alcune misure legislative corporative risalenti al periodo populista, come la proibizione di pluralità sindacale per area e settore, misure ribadite dalla nuova costituzione. Le due confederazioni, poi (CGT e CUT), si avviano rapidamente a indentificare le proprie posizioni con quelle dei partiti.
Infine, i militari, pur allontanati dalla gestione del potere, non hanno rinunciato al loro ruolo politico, opponendosi a decisioni governative, a progetti di riforma (specie quella agraria), pronunciandosi su questioni politiche (in particolare sui dibattiti alla Costituente), occupando posti chiave nell'amministrazione pubblica. Tale atteggiamento è in gran parte dovuto alle peculiarità di un processo di transizione pattuito con i civili e portato addirittura avanti da un'ala delle Forze Armate. È ovvio che ciò ha comportato dei prezzi e un certo controllo sull'intensità della democratizzazione.
Nelle elezioni presidenziali del novembre 1989 − le prime a voto popolare e diretto dal 1960, caratterizzate da scarsità di programmi sia politici sia economici, malgrado la piaga del debito estero e di un'inflazione che ha superato in un anno il 2500% − sono emersi tre personaggi: il populista L. Brizola del PDT, l'operaista L. I. da Silva, detto Lula, del PT e il quasi sconosciuto F. Collor de Mello, appoggiato dalla potente rete televisiva Globo e presentato da un partito da lui stesso creato nel febbraio 1989, PRN (Partido de Reconstrução Nacional). Cavalcando la tigre della lotta alla corruzione nell'amministrazione pubblica e battendosi a favore della privatizzazione delle imprese statali, de Mello balzava in testa ai sondaggi, attirando nel PRN numerosi esponenti di altri partiti, e otteneva il 26% dei voti, mentre Lula si attestava sul 17%. La consultazione segnava il tracollo del PMDB (4%) dimostrando ancora una volta la facilità di sfaldamento dei partiti di centro in B. in presenza di rapidi processi di polarizzazione legati alla crisi economica e sociale.
Il ballottaggio introdotto dalla nuova Costituzione vedeva la vittoria di de Mello con il 51,5%, ma la forte tenuta di Lula dimostrava che i suffragi non erano stati distribuiti secondo le indicazioni dei candidati sconfitti al primo turno, perpetuando così la scarsa rappresentatività dei partiti. Il presidente eletto annunciava la temporanea moratoria e il futuro pagamento di solo il 50% del debito estero e varava un piano di austerità, di privatizzazione, di congelamento di prezzi e salari. Infine bloccava per un anno e mezzo i conti bancari, misura che mirava a provocare un brusco calo della liquidità e, conseguentemente, dell'inflazione.
La politica del presidente ha ottenuto un chiaro consenso fra le forze politiche, confermato dai risultati delle elezioni dell'ottobre 1990. Nel maggio 1991, dopo alcuni mesi di ripresa dell'inflazione (che aveva avuto un vistoso calo dopo l'ascesa di Collor), il ministro dell'economia, signora Zélia Cardoso de Mello, che aveva promosso iniziative tanto radicali quanto inattuabili anche perché legate all'inefficienza della burocrazia, è stato costretto alle dimissioni.
Bibl.: Authoritarian capitalism: Brazil's contemporary economic and political development, a cura di T. C. Bruneau e Ph. Faucher, Boulder 1981; São Paulo: o povo em movimento, a cura di P. Singer e V. Caldeira Brent, Petrópolis 1981; Brasil: do ''milagre'' à ''abertura'', a cura di P. J. Krischke, San Paolo 1982; B. Kucinski, Abertura, a história de uma crise, ivi 1982; B. Sorj, M. H. Tavares, Sociedade e politica no Brasil pos-64, ivi 1983; M. H. Moreira Alves, Estado e oposição no Brasil (1964-1984), Petrópolis 1984; Nova República: um balanço, a cura di F. Koutzii, Porto Alegre 1986; B. Lamounier, R. Meneguello, Partidos políticos e consolidação democrática, San Paolo 1986; Transitions from authoritarian rule: comparative perspectives, a cura di G. O'Donnell, P. Schmitter, L. Whitehead, Baltimora 1986; Political liberalization in Brazil, a cura di A. Sellcher, Boulder 1986; A. Stepan, Os militares: da abertura à Nova República, Rio de Janeiro 1986; T. E. Skidmore, Brasil: de Castelo a Tancredo, ivi 1988; Democratizando o Brasil, a cura di A. Stepan, ivi 1988; Dossier Brasile, a cura di A. Trento, in Latinoamerica, 32, 1988; T. E. Skidmore, The politics of military rule in Brasil, 1964-1985, New York 1988.
Letteratura. - Gli anni Ottanta vedono la letteratura brasiliana fortemente condizionata dal contesto politico-sociologico e dai problemi economici e ambientali che assillano il paese. Al di là dell'alibi estetico e dell'esilio in patria scelto da una parte dell'intellighencia nazionale durante la dittatura, ma anche al di là del duro impegno politico assunto dalla grande maggioranza degli scrittori dopo il golpe militare del 1964 (i sostenitori del regime saranno, tra gli scrittori, assai pochi), l'intellettuale brasiliano si ritrova, agli inizi dell'Ottanta, più libero, ma più solo. E la letteratura che egli produrrà, di tipo memorialistico, individuale e familiare, anziché di intervento o di sperimentazione come nel periodo precedente, ne denuncia il ripiegamento e il rifugio nell'interiorità e nella memoria. Dal 1979 al 1985, in coincidenza con il mandato di Figueiredo, mentre si accentua la crisi economica già esplosa durante la presidenza Geisel (1974-79), si consolida quel processo di "lenta e graduale apertura" (è la formula dei militari) che porta dapprima all'attenuarsi della repressione, con i suoi corollari di tortura e di censura, e poi al recupero delle principali prerogative democratiche. A partire dal 1980, con l'amnistia degli esiliati, rimpatria la quasi totalità dell'intellighencia brasiliana emigrata e si ricuce un tessuto culturale nazionale. Ma si assiste anche, in un paese che è grande come un continente, a un riaffermarsi di culture e centri regionali, i quali si aggiungono, con la comparsa di nuove problematiche e di nuove forme espressive, ai due centri di Rio e San Paolo, le metropoli prima polarizzatrici di ogni espressione culturale: anche se, sin dalla fine del secolo, si parlava per esempio di letteratura gaúcha, del Sud; o, dagli anni Trenta, di letteratura del Nordeste.
Nel decennio, cambierà il volto della classe intellettuale. Scompariranno pensatori, antropologi e critici come Gilberto Freyre (1900-1987: Casa Grande e Senzala, 1933; Sobrados e Mocambo, 1936; Vida, forma e cor, 1962) o come Sérgio Buarque de Holanda (1893-1983: Visão do Paraíso, 1959) o Alceu Amoroso Lima (ps. Tristão de Ataíde, 1893-1983), che con le loro opere avevano fortemente influenzato la cosmovisione dello scrittore brasiliano della seconda generazione modernista. Scompariranno fra i narratori il gaúcho Érico Veríssimo (1905-1977), lucido oppositore del regime dittatoriale (Incidente em Antares, 1970), José Américo de Almeida (1877-1980), padre del romanzo nordestino, Otávio de Faria (1887-1981), narratore di originale vena introspettiva, Pedro Nava (1930-1983, suicida) che, già noto come poeta, negli ultimi anni dà i suoi testi più gustosi come narratore memorialista (Baú de ossos, 1973); e Osmans Lins (1924-1978), autore di romanzi sperimentali di ingegnosa fattura (Avalovara, 1973). E scomparirà anche, prematuramente, Clarice Lispector (1925-1977; Perto do coração selvagem [1944], trad. it., 1986; Laços de família [1960], trad. it., 1986; A maçã no escuro [1961], trad. it., 1988; A hora da estrela [1977], trad. it., 1989) della cui fama di narratrice raffinata e sensibile gli anni Ottanta assistono al crescere in patria e fuori.
La scomparsa di tutti i più significativi esponenti della precedente generazione prelude a un recupero che raggiunge non solo il pubblico, ma gli stessi scrittori, i quali ne sono non di rado influenzati. Questo vale anche per i poeti che, in B. come in tutta l'area iberica, hanno sempre goduto di un prestigio e di una vasta accettazione anche a livello popolare.
Scompare, chiudendo un'epoca, Vinicius de Moraes (1913-1980: Orfeu da Conceição, 1966), che, dopo le prime prove come poeta spiritualista di ispirazione claudelliana, si era "convertito al profano" e, nell'ultima parte della sua vita, espulso dalla carriera diplomatica in tempo di dittatura, era divenuto, accanto a cantautori come Chico Buarque de Hollanda (n. 1949: A ópera do malandro, 1978), simbolo di musica-poesia nel B. della bossa-nova. Scompare Henriqueta Lisboa (1903-1985: Obras completas, 1985). E anche i poeti del '45, già disciolti come gruppo, vedono rarefarsi le loro fila con la scomparsa di alcuni di loro, come Bueno de Rivera (1911-1982) e Mauro Mota (1912-1984). Ma la morte che sembra veramente suggellare tutta la grande stagione della poesia modernista brasiliana è quella di Carlos Drummond de Andrade (1902-1987), considerato il maggior poeta brasiliano dell'età moderna e per mezzo secolo punto di riferimento morale ed estetico per tutto il paese (fra le ultime opere: A Paixão medida, 1980; Corpo, 1984; O Avesso das coisas, 1988; in italiano soltanto antologizzato: Sentimento del mondo, a cura di A. Tabucchi, 1988).
Proseguono peraltro la loro vitalissima traiettoria, e con ancora grande impatto sul pubblico, alcuni scrittori della vecchia guardia, cui le stesse nuove leve letterarie guardano con rispetto.
Fra i poeti, il capofila è il gaúcho Mário Quintana (n. 1906: A Rua dos Cataventos, 1940; Nova Antologia poética, 1981; Baú de espantos, 1986; A cor do invisível, 1989), mentre il posto di primo artefice di poesia del B. continua a essere occupato dal pernambucano João Cabral de Melo (n. 1920), teso insieme alla ricerca di una nuova specificità poetica formale (il linguaggio secco, diretto di Museu de tudo, 1975; A escola das facas, 1980; Poesia crítica, 1982; Sevilha andando, 1989) e contenutistica, col recupero del testo teatrale (Auto do Frade, 1983) o del poema narrativo (Crime na Calle Relator, 1987) e la riscoperta di una forte identità regionale (Poemas pernambucanos, 1988).
Reduci, nelle decadi precedenti, da esperienze di gruppo (concretismo, poema processo, ecc.), alcune vigorose personalità poetiche si manifestano ora individualmente, raccogliendo la loro produzione anteriore o proseguendo sulla via dello sperimentalismo (Haroldo de Campos, Xadrez de estrelas, 1976; Signantia quasi coelum, 1979; Galaxias, 1984; Augusto de Campos, Viva Vaia-Poesia 1949-1979, 1979; Décio Pignatari, Po&tc 1976-1986, 1986; José Lino Grünewald, Escreviver, 1987).
A essi vanno aggiunti, nella pratica del bilancio antologico, poeti affermati di ogni stato del paese: Alphonsus de Guimaraens Filho (n.1918: Nó, 1984), Nauro Machado (n. 1935: Antologia poética, 1980), José Paulo Paes (n. 1926: Um por todos, 1986), Affonso Romano de Sant'Anna (n. 1938: A Poesia possível, 1987), Gilberto de Mendonça Teles (n. 1931: A Hora aberta, 1986), Marly de Oliveira (n. 1937: Obra poética reunida, 1989), Neide Archanjo (Poesia 1964-1984, 1987), fino a Ferreira Gullar (n. 1930: Toda a poesia 1950-1980, 1981; Crime na flora, 1986; Barulhos, 1987), oggi, per impegno sociale e sapiente ricerca formale, una delle presenze più intense sulla scena brasiliana.
Già negli anni Settanta si era tuttavia manifestata, in forme di polemico marginalismo (e le denominazioni sono di "poesia marginale", "poesia indipendente", "poesia alternativa"), una nuova poesia di giovani. Diffusa in fogli artigianali nei bar, nei cinema, per le strade, essa si incanala ora in piccole riviste, e micro-case editrici autofinanziate, dove, in colloquio con le prime avanguardie moderniste, si pubblicano testi di ironica o dolente quotidianità, testi erotici o misticheggianti di recupero neo-romantico, in cui la ''controcultura'' individualistica cittadina fa il controcanto alla ''letteratura popolare'' ancora presente nelle folhas de cordel che, dalle fiere del Nordeste, raggiungono le metropoli di Rio e San Paolo.
Anche da questi ''marginali'' escono peraltro poeti che entrano nel grande circuito nazionale (Francisco Alvim, Poesias reunidas 1968-88, 1988; Antônio Carlos de Brito, ''Cacaso'', 1944-1989: Grupo escolar, 1974; Ricardo de Carvalho Duarte, ''Chacal'': Drops de abril, 1983; Paulo Leminski, 1943-1989: Destraídos venceremos, 1987; Ana Cristina César, 1952-1983: A teus pés, 1982; ecc.).
Negli anni Ottanta, tuttavia, fatta eccezione per pochi testi di riflessione sociopolitica, come il Que país é este?, 1980, di Affonso Romano de Sant'Anna, la poesia brasiliana continua a farsi in forme soggettive nelle quali la liricità problematica di aspirazioni filosofiche si alterna al confessionismo di conflittualità sociale: ed ecco di nuovo la poesia dei marginali, la poesia femminista, la poesia negra, che si rivela in antologie come Axé, 1982, o A Razão da chama, 1986. I poeti sono tuttavia legione, e converrà elencare almeno i più noti in attesa che ne emergano negli anni i capofila: Walmir Ayala (n. 1933: Os reinos e as vestes, 1986), Renata Pallottini (n. 1931: Praça maior, 1988), Carlos Néjar (n. 1939: Livro de gazéis, 1984), José Godoy Garcia (A casa do viramundo, 1980), Hilda Hilst (Amavisse, 1990), Adélia Prado (O Pelicano, 1987), Alberto da Costa e Silva, Léila Coelho Frota, Myriam Fraga, Fernando Py, Ivan Junqueira, Foed Castro Chamma (Sons de ferraria, 1989), Reynaldo Valinho Alvares (O Sol nas entranhas, 1982), Pedro Lyra (Decisão, 1983), Olga Savary (Retratos, 1989), Cláudio Willer.
Anche in B., come ovunque, il teatro, quale stimolo di letteratura drammatica, sembra marcare il passo, in favore del teatro spettacolo, che include il recupero di grandi testi del passato. Il repertorio nazionale predilige ancora il genere storico, con intenti di satira attualizzante, accanto alla commedia di costumi moderni riscritta da giovani ''rivoltati'' e ambientata nel monolocale della metropoli, dove si maturano i drammi della solitudine e della disperazione.
Ma i grandi nomi sono ancora quelli degli anni Settanta: Nelson Rodrigues (1912-1980), Hermilo Borba Filho (1917-1976), Oduvaldo Viana Filho (''Vianinha'', 1936-1976), A. Dias Gomes (n. 1922; con una parabola che va da O Pagador de promessas, 1960, a O Túnel, 1972, e As primícias, 1977, icastica allegoria del potere), Millôr Fernandes (n. 1924), autore di commedie di grande successo, João Bethencourt (n. 1924: A Cinderela do petróleo, 1976), Plínio Marcos (n. 1935: Homens de papel, 1977, come sempre ambientato nel mondo dei marginali di San Paolo), Augusto Boal (n. 1931), Paulo Pontes (1940-1976), già legato artisticamente a Chico Buarque de Hollanda, Jorge de Andrade (1922-1984), Consuelo de Castro (n. 1947: Crucificado, 1977), Leilah Assunção (n. 1944), César Viana, Roberto Athayde (n. 1949: Apareceu a Margarida, 1973, apologo sulla dittatura).
Dove, peraltro, la letteratura brasiliana degli anni Ottanta rivela tutta la propria vitalità è nella narrativa. Anche qui si intersecano esperienze del passato e nuove proposte: con una persistenza del regionalismo accanto a un realismo intimista e a un'esplosione del fantastico e del meraviglioso che si inserisce perfino tra le pieghe del quotidiano e di quel genere misto, tipicamente brasiliano, che è la crónica: dove, accanto a nomi consacrati come Rubem Braga (Recado de Primavera, 1984), Fernando Sabino (A falta que ela me faz, 1980; O gato sou eu, 1983), si inseriscono anche nomi di umoristi di grandi tirature come Luís Fernando Veríssimo, o di narratori già per altro verso famosi, come João Ubaldo Ribeiro, reso noto dai romanzi Sargento Getúlio, 1971 (trad. it., 1986) e Viva o Povo Brasileiro, 1984; o come Márcio Sousa (n. 1925), affermatosi con il fortunato apologo amazzonico Galvez imperador do Acre, 1977 (trad. it., 1982) e più recentemente autore delle cronache di A resistível ascensão do Boto Tucuxi, 1982. Si fa avanti la narrativa delle minoranze, dei marginali anche qui: letteratura negra, letteratura erotica di un contestatario e provocatorio femminismo; ma anche, come interessante revival del realismo, prosa memoriale e romanzo-verità. Sono coltivati tanto il racconto breve, di tematica cittadina (Dalton Trevisan, Assis Brasil, Edilberto Coutinho, Ivan Angelo, João António, J. J. Veiga, Luis Vilela, Roberto Drummond, José Loureiro) quanto il romanzo di ampio respiro. E qui convivono sulla stessa scena letteraria narratori affermati ed esordienti.
Continuano a produrre e a incidere sul mercato Jorge Amado (n. 1912), che in questa decade passa dall'irrisione delle istituzioni (Farda, fardão, camisola de dormir, 1980; trad. it., 1983) ai miti di fondazione (Tocaia grande: a face obscura, 1984; trad. it., 1985) e all'evasione erotica (O Sumiço da Santa, 1988; trad. it., 1989); Zélia Gattai, sua compagna e biografa (Anarquistas graças a Deus, 1979; trad. it., 1983; Um chapéu para viagem, 1982); Antônio Callado (n. 1917), che dopo il fortunato Quarup continua a produrre sfaccettate allegorie del potere prevaricatore: Reflexo do Baile, 1976; Sempreviva, 1981; A Expedição Montaigne, 1982; Memórias de Aldenahm House, 1985; Adonias Filho (n. 1915), che passa dal romanzo regionalista, As Velhas (1975), al racconto urbano, O Homem de branco, 1988. O ancora Josué Montello, Mário Palmeiro, Autran Dourado, O. França Júnior, António Torres, Raduan Nassar, Bernardo Elis, Carlos Heitor Cony, Ignácio de Loyola Brandão, António Olinto. Di particolare impatto sul pubblico per la loro sapiente struttura di ascendenza poliziesca e la scrittura veloce i romanzi di Rubem Fonseca (Feliz ano novo, 1975, su cui Marcelo Rubens Paiva ricalcherà il suo fortunato Feliz ano velho, 1982 [trad. it., 1988]; e inoltre: A Grande Arte, 1983; Bufo e Spallanzani, 1985; Vastas emoções, e pensamentos imperfeitos, 1989). Di buon pregio letterario alcune opere di scrittrici di vena ora ironica e ora fantastica, come Lygia Fagundes Telles (Praia Viva, 1944; As meninas, 1973; Seminário de ratos, 1973; As horas nuas, 1989), Nélida Piñón (A República dos sonhos, 1987), Edla Van Steen, Maria Alice Barroso (Os posseiros, 1989).
Contrappuntato da una critica moderna e agguerrita (Eduardo Portella, Silviano Santiago, J. G. Merquior, Benedito Nunes, Costa Lima), questo stimolante panorama riflette le speranze e le angosce di un paese di grandi risorse, travagliato da gravissimi problemi e chiamato a scelte ambientali di impatto ecologico mondiale.
Bibl.: L. Stegagno Picchio, La letteratura brasiliana, Milano-Firenze 1972; Id., Literatura brasileira, San Paolo 1988. Manca per ora un lavoro di sintesi sulla letteratura brasiliana dell'ultimo decennio. Per la poesia, si veda Antologia de poesia brasileira contemporânea, a cura di Carlos Nejar, Lisbona 1986; per la narrativa, Malcolm Silverman, Moderna Ficcão Brasileira, Rio-Brasília, i, 1978; ii, 1981; Id., Lo Novo Conto Brasileiro, ivi 1985; Id., Moderna Sátìra Brasileira, Rio 1987.
Arte. - In B. la componente popolare, risultato di fusione di razze, miti, riti, magie, è molto sentita, e anche ricerche artistiche di punta ne tengono conto; addirittura può affiorare in opere razionali e alquanto scarnificate. La Biennale di San Paolo, nell'edizione del 1987, ha deciso di focalizzare la situazione dell'arte moderna nazionale in due linee dominanti, apparentemente contrastanti. I titoli delle due mostre erano Alla ricerca dell'essenza e Immaginari singolari, illustranti la corrente astratto-geometrica e la figurazione che si nutre del sottosuolo nativo. Al primo gruppo appartiene A. Ianelli (n. 1922), con quadri di piani trasparenti di colore; al secondo, artisti di una modernità peculiare (emersa dalla Semana de Arte Moderna del 1922 a San Paolo), come il pittore W. D. Lee (n. 1931), capostipite dell'happening in B. (1963), espressione legata in B. alla ritualità magica, anche quando vuole toccare questioni politiche e sociali.
Modernità per gli artisti brasiliani significa autoctonía. Il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris ospitò nel 1987 una mostra storica imperniata su questa problematica: il ''cannibalismo'' praticato dai Brasiliani sui linguaggi avanguardistici europei per esprimere il proprio reale-immaginario, situazione consapevole dal 1922, con la firma del Manifesto Antropofagico.
La politica culturale estera del B. in materia di esposizioni d'arte mira dunque sempre di più a mostrare il volto nazionale, sia con artisti che utilizzano in modo erudito i linguaggi internazionali − ed è il caso dei tagli su carta di A. L. Piza (n. 1928) e degli ambienti con carta di P. R. Leal (n. 1946) −, sia con altri che si esprimono nella pura genuinità della loro cultura-base: due posizioni che convivono in pace. In generale si può dire che la politica ufficiale di un mirato appoggio all'arte e l'aiuto di grandi capitalisti attraverso acquisti, commesse e fondazioni, ha dato il frutto desiderato: una percepibile fisionomia artistica brasiliana.
L'orientarsi degli artisti sulla vita autoctona ha portato, dagli anni Settanta in poi, a una progressiva emancipazione della provincia dall'asse egemonico San Paolo-Rio de Janeiro. In varie regioni esiste una fervida attività: tra gli altri, H. Espíndola (n. 1943) nel Mato Grosso, e R. Valentim (n. 1922) a Bahia. Questa tendenza autoctona non ha condotto a isolamenti e xenofobie: sono recepiti gli apporti esterni e degli artisti stranieri operanti in loco, considerati a tutti gli effetti brasiliani. Forte è l'impronta degli astrattisti nipponici. Tra questi, oltre ai pittori già nominati in App. IV, sono da includere T. Ohtake (n. 1913), T. Fukushima (n. 1920), K. Wakabayashi (n. 1931). Danno significativi apporti all'astrattismo gli italiani D. di Prete (n. 1911) e A. Volpi (1896-1988), l'austriaco L. Charoux (n. 1912), l'incisore polacco F. Ostrower (n. 1920), l'ungherese Y. Mohalyi (1909-1979).
La mostra Come andate voi, generazione dell'80? organizzata nel Parco Lage di Rio de Janeiro nel 1984, ha presentato 121 artisti dai quali emergono le preoccupazioni delle ultime generazioni: soggettività eclettica, che si contrappone ai precedenti rigori neo-concreti e alle riflessioni concettuali. La figurazione ''selvaggia'' è il cammino più percorso dai giovani.
Nell'ambito della scultura, l'arte concreta che si sviluppa a partire dagli anni Cinquanta ha dato ottimi risultati. Il minimalismo in ferro dipinto di F. Weissmann (n. 1914) e le costruzioni in ferro arrugginito di A. de Castro (n.1920) sono significativi esempi della generazione dei neo-concreti, che ufficialmente nasce nel 1959 con una mostra nel Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro. S. Esmeraldo (n. 1929) realizza volumi puri ed è uno degli artisti che, dalla città di Fortaleza (Cearà), vivificano la provincia. Vedi tav. f. t.
Bibl.: L'art au Brésil, a cura del Min. degli Affari esteri del Brasile, s. l., s. d.; P. M. Bardi, Profile of the new brazilian art, Rio de Janeiro-San Paolo-Porto Alegre 1970; Id., História da arte brasileira, San Paolo 19772; P. Mendes de Almedia, e altri, Ianelli, do figurativo ao abstrato, ivi 1978; AA. VV., Arte no Brasil, 2 voll., ivi 1979; Brasil/Cuiabá: pintura cabobla, Catalogo della mostra, Rio de Janeiro 1981; P. M. Bardi, J. Klintowitz, Um século de escultura no Brasil, San Paolo 1982 (in portoghese e in inglese); AA. VV., L'arte del Brasile, Milano 1982; C. X. de Mendoça, Tomie Ohtake, pref. di P. M. Bardi, San Paolo 1983; F. Morais, Ianelli, forma e cor, pref. di J. Acha, ivi 1984; A. Beuttenmüller, Volpi, Ianelli, Aldir, 3 coloristas, ivi 1989.
Architettura. - Se la presenza, fino ad anni relativamente recenti, di due sole scuole di architettura (a Rio e San Paolo) può aver agito come fattore di omogeneizzazione dell'ambiente brasiliano, bisogna però anche ricordare due grandi fattori di differenziazione: da un lato la dimensione quasi continentale del paese e la presenza di numerose città grandi e medie; dall'altro la continua immigrazione, anche intellettuale, da paesi europei e asiatici.
Così, non può meravigliare che anche le date di nascita dell'architettura moderna, registrate in B., siano più d'una: il 1928 a San Paolo, con le prime ville di un immigrato russo, G. Warchavchik (n. 1896; a Roma fu assistente di M. Piacentini fino al 1923); il 1935, invece, a Recife, con varie opere pubbliche del gruppo diretto da L. Nunes (morto prematuramente nel 1937) e di cui facevano parte R. Burle-Marx (n. 1909), pittore e architetto paesaggista internazionalmente famoso, e J. Cardozo (1897-1985), ingegnere strutturale, ma anche apprezzato poeta, destinato a legare il suo nome a quello di O. Niemeyer per le principali opere pubbliche di Brasília; infine, il 1936 a Rio de Janeiro, con gli uffici ABI dei fratelli Marcelo (1908-1964) e Milton (1914-1953) Roberto (uniti dal 1941 a un terzo fratello, Mauricio). Se pure, sempre per Rio, non si vuol ricordare il più celebre evento del 1936: l'inizio del progetto del Ministerio da Educação e Saúde (ultimato nel 1943), di una équipe capeggiata da L. Costa e messa, per volontà unanime dei progettisti, sotto la supervisione di Le Corbusier (divenuto, già col primo viaggio del 1929, l'idolo dei nuovi architetti nell'America Latina).
L. Costa (n. 1902) può essere preso a simbolo di continuità dell'architettura brasiliana: convinto assertore del ritorno alla tradizione autoctona, negli anni Venti, si converte al modernismo nel 1930 e apre uno studio con Warchavchik. Nel 1936 dirige il lavoro del Ministerio da Educação: edificio da considerare, ancora, non solo capolavoro dell'architettura moderna, ma anche − e soprattutto nella decorazione parietale in azulejo (opera di C. Portinari e R. Burle-Marx) − esempio di felice mediazione con la tradizione. Nello stesso cantiere maturano, con Niemeyer, altri quattro giovani architetti, tra i quali vanno ricordati A. E. Reidy (1909-1964) e J. Machado Moreira (1904-1970), autori, nella vecchia capitale brasiliana, di edifici e complessi tra i più interessanti (vedi rio de janeiro, in questa App.). I nomi di Costa e Niemeyer tornano ad accostarsi, nel 1939, per il padiglione del B. all'Esposizione internazionale di New York, e di nuovo per la nascita di Brasília.
La nuova capitale del paese, che era stata prevista nell'interno fin dalla proclamazione dell'indipendenza, fu realizzata per atto di volontà di J. Kubitschek durante il suo mandato presidenziale, tra il gennaio 1956 e il 21 aprile 1960, nella ricorrenza del Natale di Roma. Niemeyer era progettista di Kubitschek fin da quando questi era governatore di Minas Gerais, nel 1940, e avrebbe potuto stendere anche il piano regolatore della capitale, ma preferì invece affidarsi a un concorso che vide la vittoria di Costa e la celere e unitaria realizzazione, se non dell'intera città, dei principali edifici pubblici (tutti di Niemeyer; solo l'autostazione è di Costa). Questa nuova capitale, giunta nel 1985, con oltre 1.500.000 di abitanti, al ruolo di sesta città del B., fu giudicata al nascere (e con certo moralismo della Banca Mondiale) un'impresa avventata e dispendiosa, ma rientra, invece, nella tradizione nazionale brasiliana: preceduta non solo da un numero sterminato di città funzionali (caucciù, cotone, caffé, bacini artificiali per la produzione di energia), ma anche da altre due capitali: quella dello stato di Minas Gerais, Belo Horizonte (progetto A. Reis, 1894), e quella di Goias, lo stato che ospita anche il nuovo distretto federale, Goiania (progetto A. Correa Lima, 1934). Del resto, il profondo attaccamento dei Brasiliani alla loro capitale si esprime nell'avere il Governo Federale chiesto all'UNESCO e ottenuto, nel 1986, d'inscrivere Brasília (come Venezia e altri capolavori del passato) come patrimonio culturale dell'intera umanità.
Dopo l'epoca di Brasília, gli ultimi trent'anni hanno visto − insieme con l'affermarsi di scuole di architettura locali a Salvador, Recife, Curitiba, Porto Alegre, ecc. − una certa preminenza, non solo quantitativa, dell'architettura paulista, che ha accompagnato l'ascesa di San Paolo a prima città del paese, già dagli anni Sessanta.
Va ricordata a questo proposito l'opera di R. Levi (1901-1965), il cui nome si perpetua oggi nello Studio, diretto da R. Cerqueira Cesar e L. Carvalho Franco; e così pure l'opera dello Studio Croce, Aflalo e Gasperini, nel quale lavora anche oggi G. C. Gasperini (n. 1926) ma, soprattutto, L. Bo Bardi, autrice di due opere tra le più belle realizzate nella metropoli paulista: il Museo de Arte, nella centralissima Avenida Paulista (1957-69), e il Centro Ricreativo Pompeia (1984-86).
Sempre paulista è la scuola avviata da J. Baptista Vilanova Artigas (1915-1984), autore della locale facoltà di Architettura e Urbanismo (1961-69). Tra i suoi allievi, vanno ricordati P. Mendes da Rocha (n. 1928) e J. Guedes (n. 1932), che hanno continuato la maestria del caposcuola nell'uso virtuosistico e brutalista del cemento armato. Tra i più giovani, sempre attivi a San Paolo, vanno ricordati M. Fragelli e F. Marcondes, autori delle stazioni più belle della Metropolitana; J. Marcondes Cupertino, autore del grande complesso bancario ITAU'-Conceção; C. Bratke, figlio di un altro valoroso architetto paulista, Oswaldo.
Tralasciando Rio, nel resto del B. si può considerare come significativa l'opera dei seguenti architetti: F. de Assis Couto dos Reis (n. 1926); É. Maia (n. 1942); J. P. De Bem (n. 1942); C. M. Fayet e il socio C. L. Gomes de Araújo. Vedi tav. f. t.
Bibl.: L. Costa, Arquitetura Brasileira - Depoimento de um arquiteto carioca, Rio de Janeiro 1952; Id., Imprévu et importance de la contribution des architectes brésiliens au développement actuel de l'architecture contemporaine, in L'Architecture d'Aujourd'hui, 42-43 (agosto 1952); N. G. Reis filho, Quadro da Arquitetura no Brasil, San Paolo 1970 (19876); Y. Bruand, L'Architecture contemporaine au Brésil, 2 voll., Lille 1973 (trad. brasiliana, San Paolo 1983); A. C. Lemos, Arquitetura Contemporanea, in Historia Geral da Arte no Brasil, San Paolo 1983; AA. VV., Arquitetura moderna brasileira - Depoimento de uma geraçao, ivi 1987.
Musica. - Ancora negli anni Quaranta e Cinquanta la scena musicale brasiliana è dominata dalla figura di H. Villa-Lobos (Rio de Janeiro 1887-1959) e da una serie di compositori minori, fra i quali occorre ricordare F. Mignone (1897), M. C. Guarnieri (1907), J. Siqueira (1907) e O. Costa Lacerda (1927), che lavorano sul solco della tradizione del nazionalismo musicale.
Solo a partire dagli anni Sessanta si avvertono cambiamenti importanti nella vita musicale del paese: non solo Rio de Janeiro, ma anche altre grandi città come San Paolo, Recife e Salvador, oltre che, in misura minore, la nuova capitale, Brasília, Belo Horizonte e Curitiba, divengono frequentati centri di ricerca e attività musicali d'avanguardia.
Nel 1962 viene organizzato a Rio il primo Festival di musica d'avanguardia, promosso e diretto da E. De Cervalho. Nel 1967 C. Santoro istituisce l'Inter-American Festival di Rio, mentre nel 1969 e nel 1970 hanno vita i due Guanabara Festival per iniziativa di E. Krieger (n. 1928), che ebbero ripercussioni positive anche in altri paesi dell'America Latina. Sempre a Rio viene fondata nel 1971 la Società brasiliana di Musica contemporanea con il concorso di diversi compositori, come A. Escobar (n. 1943), M. Nobre (n. 1939) e C. Guerra Peixe (n. 1914).
In generale è tutto l'insegnamento musicale nel paese che, sia pur molto lentamente, viene riorganizzato in favore dello sviluppo della nuova musica: nelle università di San Paolo, Brasília, Salvador e Campinas vengono istituiti fra gli anni Sessanta e Settanta laboratori di musica sperimentale. Per es. a Brasília nel 1974 il compositore J. Antunes (n. 1942) fonda il laboratorio di musica elettronica e organizza un gruppo di sperimentazione musicale presso l'università (G e M un B); all'università di Campinas si sviluppa invece l'attività di giovani compositori come S. de Vasconcelos Correia (n. 1934), R. do Valle (n. 1936) e J. de Almeida Prado (n. 1943).
Se si fa eccezione per il Grupo Musical Renovador di Rio, che ebbe vita piuttosto breve (era stato fondato nel 1967 tra gli altri da J. Antunes, C. Guerra Peixe, M. Nobre ed E. Krieger), i centri di maggiore interesse per la musica d'avanguardia fra gli anni Sessanta e Settanta, e in certa misura ancora in questo ultimo decennio, sono rappresentati da San Paolo e Salvador. Nel 1963 R. Duprat (n. 1932), G. Mendes (n. 1922), W. Corrêa de Oliveira (n. 1938), D. Cozzella (n. 1930) e altri, fondano il Grupo Música Nova di San Paolo (cfr. il Manifesto Música Nova, in Revista de Arte de Vanguarda Invençao, 3, giugno 1963, pp. 5-6, dal quale si sviluppò un grosso dibattito che interessò gli ambienti musicali di altri paesi come il Chile).
Mendes, allievo di Santoro e O. Toni, al pari degli altri esponenti del gruppo ha studiato presso i più importanti centri dell'avanguardia musicale europea, soprattutto Darmstadt, dove è stato allievo di Boulez, Pousseur e Stockhausen; tra le sue prime opere, Beba Coca-Cola (1966), composta su testi di D. Pignatari. Le composizioni di Duprat si rifanno dapprima ai modi della musica atonale e seriale; più tardi ha sperimentato la musica elettronica e i mixed media (così Experimental Music, 1963, e Ludus Mordalis 1-2, scritto nel 1962 assieme a D. Cozzella). Corrêa de Oliveira si è interessato delle tecniche seriali e aleatorie; ha inoltre composto musiche su testi di poeti concreti brasiliani (Três canções, per violino e pianoforte, 1970, testo di A. de Campos; Und wozu Dichter in durftigen Zeit, 2 brani per soprano, quartetto d'archi, basso e chitarra, 1971-72, testo di H. de Campos).
Salvador, che fin dal 1954 era sede dei Seminários Livres de Música, diretti da H. Koellreutter (n. 1915), e istituiti più tardi come Escola de Música e Artes Cênicas presso l'università, è divenuta a partire dagli anni Sessanta centro di attività per diversi gruppi di musica sperimentale, il più importante dei quali è il Grupo de Compositores de Bahia, fondato nel 1966 per iniziativa di E. Widmer (n. 1927), M. Gomes (n. 1916-74) e F. Cerqueira (n. 1941).
Widmer (che è nato in Svizzera e si è stabilito a Salvador dal 1956) ha diretto per diversi anni la Scuola di musica dell'università di Salvador, formando un'intera generazione di giovani e promettenti compositori. La sua produzione musicale è stata da lui stesso distinta in una fase ''regressiva'' e una ''progressiva'': alla prima appartengono fra l'altro lavori come Hommages à Stravinsky, Frank Martin et Béla Bartók (1954), alla seconda gli ENTROncamentos SONoros (1972) e il ciclo di composizioni, non tutte compiute, Morfoses (1973-75). Gomes, fisico di professione e allievo di Koellreutter e Widmer, ha elaborato uno stile molto originale e articolato (Estrutura para nove instrumentos de percussâo, 1964). Cerqueira insegna dal 1971 all'università di Salvador; tra le sue opere più conosciute, Decantaçao (1970) per coro e orchestra. I compositori dell'ultima generazione, attivi in questi ultimi anni, provengono per lo più dai gruppi di Salvador. Tra essi occorre ricordare R. Herrera (n. 1935), L. Cardoso (n. 1939) e J. Oliveira (n. 1944).
Bibl.: G. Mendes, Musica nuova brasiliana: dati e problemi, in Aut Aut, 109-110 (1969), p. 206 ss.; G. Béhague, Music in Latin America. An introduction, Englewood Cliffs 1979, pp. 342-53; L. V. Freitag, Momentos de música brasileira, San Paolo 1985.
Cinema. - Alla fine dell'Ottocento due fratelli italiani, i Segreto, aprono la prima sala cinematografica a Rio e, confortati dal successo delle proiezioni, decidono di produrre in proprio. Nel 1898 filmano alcune prises de vue che sono l'atto di nascita del cinema brasiliano.
Per alcuni anni ancora i Segreto monopolizzano la produzione e la distribuzione, ma ben presto in tutto il paese si sviluppano piccole case produttrici e si aprono sale. Il pubblico brasiliano accorre in massa, la produzione di tutto il periodo muto è fiorentissima e di eccellente qualità. L'epoca d'oro della cinematografia brasiliana nasce dal perfetto equilibrio tra produzione e distribuzione: si produce esattamente quanto il pubblico richiede, mantenendo contemporaneamente chiuso il mercato alle importazioni. I film che raccolgono il favore degli spettatori sono in gran parte operette, canzoni filmate, ma anche storie con elementi di satira politica.
La prima guerra mondiale pone fine a questo periodo, creando gravi difficoltà all'industria. Già nei primi anni Venti le sale proiettano quasi esclusivamente film americani mentre la produzione nazionale rappresenta poco più del 2%. Ma, grazie all'iniziativa del produttore G. Rossi, il cinema riesce a sopravvivere. Rossi sposta gli stabilimenti da Rio a San Paolo e fa girare a J. Medina dei melodrammi che oltre a fare scuola rilanciano la cinematografia brasiliana. Sulla scia della produzione di San Paolo nascono in tutto il B. delle industrie minori, a livello regionale, che producono soprattutto melodrammi, chanchada (una variante della commedia musicale) e dei cicli le cui storie s'intrecciano da un film all'altro anche per più di dieci anni.
Durante gli anni Quaranta e Cinquanta il cinema brasiliano tenta inutilmente di elevare la qualità dei prodotti, cercando di adeguarsi ai parametri americani. Pochi i film degni di rilievo: Moleque Tiao, girato da J. C. Burle nel 1943, contenente riferimenti alla situazione sociale − tema fino ad allora assente − e Cangaceiro (1953), di L. Barreto, ma per il resto la produzione è ferma a un cinema di genere. Perché la situazione muti, bisogna attendere gli anni Sessanta e i fermenti politici del Cinema Nôvo, che si batte per la decolonizzazione della cultura brasiliana con una forza che trapela dai temi trattati e dal linguaggio cinematografico adottato. Le opere di N. Pereira dos Santos, R. Guerra, J. P. de Andrade, P. C. Saraceni, V. de Carvalho, C. Diegues e G. Rocha − certamente la personalità di maggior rilievo − aprono un dibattito politico e ideologico fino ad allora sconosciuto in B., oltre a porre all'attenzione del resto del mondo i problemi ma anche la ricchezza culturale dei cosiddetti paesi del Terzo Mondo.
Molti i film del Cinema Nôvo conosciuti in tutto il mondo, come Os Fuzis (I fucili, 1964) di R. Guerra, Garincha, Alegria do Povo (1963) e Macunaima (1969) di J. P. de Andrade, Brasil ano 2000 (1969) di W. Lima; ma un posto d'eccezione occupano le opere di G. Rocha, da Barravento (1961) a Deus e o Diabo na terra do sol (1964), da Terra em transe (1967) a Cabeças cortadas (1970) ad A idade da terra, realizzato dal regista un anno prima della morte (1981).
La generazione successiva, repressa dalla dittatura, si orienta dapprima verso la sperimentazione, tornando poi a una produzione di genere. Aperto dalla distribuzione nel paese di film stranieri quali Ultimo tango a Parigi e Arancia meccanica, prende piede il filone della pornochanchada, dei porno-soft che dei modelli originali ricalcano gli aspetti erotici ma non le problematiche. Vi sono tuttavia opere che sanno mescolare erotismo e qualità, come Dona Flor e sens dois maridos di B. Barreto, in testa agli incassi nel 1976. Di recente, grazie a una ritrovata libertà di espressione, si è tornati a girare anche film che abbracciano temi politici, ma la produzione rimane caratterizzata da una involuzione artistica e culturale rispetto ai livelli raggiunti dal Cinema Nôvo. Non a caso tra i migliori film prodotti si segnalano quelli di alcuni maestri del Cinema Nôvo ancora attivi, come Memorias do carcere (1984) di N. Pereira dos Santos o Natal da Portela di C. Saraceni. Tra i nomi di spicco degli anni Ottanta vanno ricordati almeno quelli di E. Escorel, E. Babenco, L. Hirszman, vincitore del Leone Speciale della giuria a Venezia nel 1981 grazie a Eles nao usam black-tie.
Bibl.: Brasile, cinema nôvo e dopo, a cura della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Venezia 1981; Les cinémas de l'Amerique Latine, a cura di G. Hennebelle e A. Gumucio-Dagron, Parigi 1981.