Brighella
Un servo furbo e intrigante
Maschera della commedia dell'arte, è all'apparenza un servo fedele e rispettoso, al punto da essere considerato indispensabile nelle case in cui lavora. Sempre pronto a consigliare e ad accontentare i desideri del suo padrone, spesso però finisce col rivelarsi un gran furbo, che sa fare bene soprattutto i propri affari.
Brighella, come Arlecchino, è di Bergamo; come lui parla in dialetto, e come lui è un servo. Ma Brighella e Arlecchino sono personaggi assai diversi. Nella distribuzione dei ruoli della commedia dell'arte Brighella assumeva la parte del servo furbo, contrapposta a quella del servo sciocco, impersonato da Arlecchino.
Nella commedia dell'arte i gruppi principali di personaggi erano tre: i vecchi, gli innamorati e i servi. Il ruolo del servo, chiamato comunemente Zanni (dal veneto Zani, cioè Gianni), poteva sdoppiarsi: il primo Zanni faceva il servo intrigante, mentre il secondo Zanni era l'ingenuo e il pasticcione. A Brighella tocca il ruolo del primo Zanni e ad Arlecchino quello del secondo.
Brighella è dunque un servo molto diverso da Arlecchino. È tanto furbo e accorto quanto quello è sprovveduto, non fa altro che ordire inganni e burle a danno degli sciocchi che gli capitano a tiro, mente con la stessa naturalezza con cui respira e bada sempre e comunque al proprio tornaconto. In effetti il suo nome, che deriva da 'brigare', affaccendarsi per ottenere qualcosa, è talvolta usato anche come nome comune per indicare una persona intrigante. Al contrario di Arlecchino, in scena non si esibisce con salti acrobatici né usa una mimica accentuata. Meglio di Arlecchino, però, sa suonare e cantare. Il suo linguaggio, inoltre, è più controllato, meno rustico e volgare.
Si può vedere Brighella in azione in una famosa commedia di Carlo Goldoni, La famiglia dell'antiquario (1749), in cui è il fedele servitore di un conte appassionato di antichità. Questi, in realtà, è così ignorante in materia di antiquariato da essere diventato, in breve tempo, la vittima di tutti gli imbroglioni della città, che gli rifilano a caro prezzo le peggiori cianfrusaglie. Il primo degli imbroglioni è proprio Brighella, che fa da tramite tra il padrone e gli antiquari e vede ingrandire, con i proventi delle mediazioni andate a buon fine, il proprio gruzzolo.
Nella commedia lo si vede anche convincere lo sciocco Arlecchino a presentarsi, travestito da mercante armeno, al conte per rifilargli in cambio di una cifra esorbitante una vecchia lampada di ottone spacciata per una rarità introvabile. Alla fine l'inganno sarà svelato e Brighella sarà costretto alla fuga.
La maschera di Brighella è documentata in Francia dalla metà del Seicento tra i tipi della commedia dell'arte. Sempre in quel secolo il suo costume si modifica: inizialmente è quello generico indossato dagli Zanni, un camiciotto bianco e larghi pantaloni pure bianchi fermati in vita da una cintura; poi si trasforma in una sorta di livrea (l'uniforme indossata all'epoca dai domestici delle case signorili) costituita da una giubba e da pantaloni adorni di strisce orizzontali verdi, disposte lungo il petto e il ventre.
L'attore che lo impersonava, pur improvvisando come era consuetudine, doveva imparare a memoria un vasto repertorio di 'luoghi comuni' tipici del personaggio, da adoperare di volta in volta per procedere con i suoi inganni nell'azione teatrale.
Brighella faceva parte, insieme a Pantalone, al Dottore e ad Arlecchino, del quartetto tradizionale delle maschere italiane. Attualmente non è tra le maschere più conosciute, al contrario di Pulcinella e Arlecchino, che sono rimasti molti popolari.