Regione compresa, in senso stretto, nelle Alpi Giulie; secondo un’accezione più ampia si estende, discontinuamente, tra queste e le Alpi Dinariche, dalla Carinzia al Montenegro, articolandosi in varie subregioni, che ricadono in territorio italiano ( C. Monfalconese, C. Tiestino), sloveno ( Alto C., C. Carniolino), croato ( C. Istriano, C. Dalmata), bosniaco e montenegrino. Le forme tipiche sono quelle di altopiani brulli per la quasi assenza di circolazione idrica superficiale, ma intercalati a depressioni dove l’accumulo di residui insolubili e poco permeabili permette la coltivazione e il conseguente insediamento umano.
Il C. Monfalconese non rappresentò mai una valida difesa contro i barbari, e anche dopo la caduta dell’Impero Romano, con il dominio di Venezia, non poté resistere con successo alle scorrerie magiare e turche. Soltanto dopo il 1505, sospinta dalle lotte contro l’Impero, Venezia decise di presidiare adeguatamente il C., ma l’opera fu abbandonata in conseguenza della guerra della lega di Cambrai: Venezia rinunciò alle terre delle due rive dell’Isonzo (Plezzo, Tolmino, Gorizia e Gradisca). La situazione rimase immutata fino a Napoleone, che pose i confini del Regno italico al di là dell’Isonzo. Dopo il 1815 si ritornò alla situazione anteriore a Napoleone. Durante la Prima guerra mondiale l’esercito italiano voleva sorpassare il C. che sbarrava la via di Trieste. Dal luglio 1915 (battaglie sull’Isonzo e di Gorizia) all’offensiva della primavera-estate 1917, gli Italiani riuscirono a conquistare diversi territori (a E del Vallone e nella Bainsizza), ciò allarmò lo Stato Maggiore tedesco, provocando l’offensiva austro-tedesca dell’autunno 1917 (➔ Caporetto).