Trieste Comune del Friuli-Venezia Giulia (85,11 km2 con 201.613 ab. nel 2020, detti Triestini), capoluogo di provincia fino al 30 settembre 2017 e di regione. È uno dei principali porti italiani, posto nella parte interna del golfo che porta il suo nome e chiude a N il Mar Adriatico. Con il promontorio su cui sorge il suo nucleo più antico, T. separa dal resto del golfo la più profonda insenatura nota come Vallone (o Baia) di Muggia. Privata dalle vicende politiche della Seconda guerra mondiale del suo entroterra tradizionale, si stende ad anfiteatro in parte lungo l’arco costiero, in parte sulle basse colline alle pendici del ciglione carsico che l’incornicia alle spalle.
La storia urbanistica di T. è stata fortemente influenzata dal ruolo che i molteplici mutamenti politici hanno giocato nelle dinamiche sociali ed economiche della città, così come dalle vicende del suo porto. La regolarità geometrica del disegno urbano dei quartieri centrali evidenzia tali influenze quale risultante delle progettualità di vasto respiro che hanno cadenzato il dominio asburgico, nel periodo in cui la città ha conosciuto la crescita più rapida. Lo spostamento verso il Vallone di Muggia delle principali attività portuali e industriali ha invece favorito l’espansione urbana, nel secondo dopoguerra, verso quella sezione del golfo.
Il costante declino demografico (l’11% in meno negli ultimi 20 anni), legato sia al saldo naturale fortemente negativo sia alla scarsa dinamica dei movimenti migratori, determina il progressivo invecchiamento della popolazione e legittima qualche preoccupazione per il futuro della città. Risorsa fondamentale del tessuto economico cittadino è il porto, che, dopo un lungo periodo di marginalità, ha ritrovato, con la dissoluzione della Iugoslavia (1991), un ruolo di primo piano nelle comunicazioni e nei commerci con l’Europa centro-orientale. Il porto di T. è oggi il secondo porto d’Italia, dopo Genova, per traffico merci. Tra le merci maggiormente movimentate, il petrolio (che prende la strada dell’Europa centrale, tramite l’oleodotto per Ingolstadt), il carbone e altri minerali, il legname e le derrate alimentari (T. ha mantenuto l’antica specializzazione di porto del caffè). Il traffico containerizzato ha raggiunto livelli ragguardevoli soprattutto grazie all’attività del Molo Settimo. Tradizionali settori portanti dell’industria triestina sono quelli cantieristico, metallurgico, meccanico e petrolchimico, concentrati in gran parte nella zona industriale del Vallone di Zaule (la parte più interna del Vallone di Muggia). Questo complesso di attività industriali mantiene una discreta vitalità, pur risentendo del generale ridimensionamento dell’industria pesante. Sono presenti inoltre industrie alimentari, tessili, farmaceutiche e poligrafiche. La battuta d’arresto nello sviluppo industriale ha lasciato spazio soprattutto al terziario, nei cui comparti è oggi impiegata la maggioranza della popolazione attiva. Le attività bancarie e assicurative (T. è la sede delle Assicurazioni generali e del Lloyd adriatico, oggi parte del gruppo Allianz) offrono un serbatoio importante per l’occupazione qualificata, oltre a rappresentare le voci più stabili dell’economia cittadina. Tra le nuove iniziative che operano nel tentativo di promuovere la città in una prospettiva di medio-lungo periodo, da segnalare la creazione di un’area di ricerca scientifica tra le più avanzate in Italia e competitive sul piano europeo. È in crescita anche l’economia turistica, soprattutto quella legata ai movimenti per affari e congressi e al diporto di breve e medio raggio.
L’antica Tergeste (gr. Τέργεστον o Τέργεστρον) fu in origine un fiorente centro dei Galli Carni. Saccheggiata dai Giapidi (52 a.C.), fu soccorsa da Giulio Cesare, che vi dedusse probabilmente una colonia. Caduto l’Impero, appartenne ai Goti, ai quali la tolsero i Bizantini nel 539. In mano dei Longobardi nel 590 o 591 e ancora negli anni 752-774, fu poi di nuovo sotto i Bizantini. Venuta in mano di Carlomagno (787 o 788), nel 10° sec. T. appare come civitas, a poco a poco sottoposta alla crescente potenza marittima dei Veneziani e all’interno al dominio dei vescovi. Nel 1081 l’imperatore Enrico IV la sottopose al patriarca d’Aquileia. Nel 1202 il comune dovette accettare il dominio di Venezia. Mirando a diventare sbocco e ingresso del patriarcato, T. si alleò al patriarca d’Aquileia nelle guerre contro Venezia dal 1275 al 1291, ma fu conquistata dai Veneziani. Nella seconda metà del 14° sec., dopo aver oscillato a lungo tra Venezia e il Friuli passò sotto il dominio della prima (1369), poi del secondo (1379), e nel 1382 degli Asburgo. Il 16° sec. segnò una generale decadenza; T. continuò a battersi contro i capitani degli Asburgo per difendere la propria libertà municipale, e nell’Adriatico contro Venezia per la libertà del mare. Possesso (1518-22) della corona di Spagna, fu poi riannessa al patrimonio austriaco degli Asburgo. Dichiarata nel 1719 porto franco, ebbe inizio una parziale valorizzazione della sua funzione di sbocco marittimo del retroterra danubiano. Nel 1772 i patrizi ottennero il ripristino di quasi tutti i privilegi municipali; contemporaneamente T., ingrandita con immigrazioni continue di Slavi, dovette difendere il suo carattere etnico e culturale. Occupata dai Francesi nel 1797, nel 1805 e nel 1809, fu annessa alle Province Illiriche. Ritornata nell’ottobre 1813 sotto l’Austria, T. continuò a mantenere la posizione centrale che le avevano dato i Francesi nella Venezia Giulia.
T. passò all’Italia il 3 novembre 1918, al termine della Prima guerra mondiale, insieme all’Istria, a Zara e, più tardi, a Fiume. Tale sistemazione territoriale assicurava all’Italia il confine strategico delle Alpi Giulie, ma nello stesso tempo faceva sì che entrassero a far parte dello Stato italiano circa 400.000 tra croati e sloveni. Alla componente slava durante il regime fascista fu impedita ogni attività politica, culturale ed economica, suscitando un acceso sentimento anti-italiano. Occupata dalla Germania e separata dal resto dell’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, T. fu conquistata dalle truppe del maresciallo Tito il 1° maggio 1945. Con l’occupazione iugoslava cominciarono per gli italiani le persecuzioni: migliaia furono i deportati, che finirono perlopiù nei campi e nelle carceri in Slovenia, dove molti morirono giustiziati, oltre che per fame e malattie. Il 9 giugno 1945 gli Alleati imposero a Tito un accordo, in base al quale T., Gorizia e le vie di comunicazione con l’Austria passarono sotto gli angloamericani. Il trattato di pace del 10 febbraio 1947 sancì da una parte l’annessione alla Iugoslavia dell’Istria e di gran parte della Venezia Giulia e istituì dall’altra il Territorio libero di T., diviso in una zona A (da Duino a Muggia), affidata all’amministrazione anglo;americana, e in una zona B (da Capodistria a Cittanova d’Istria), affidata a quella iugoslava. Dopo l’entrata in vigore del trattato (15 settembre 1947), che provocò un massiccio esodo di italiani dall’Istria, e dopo mesi di tensione durante i quali T. divenne uno dei simboli della guerra fredda, l’8 ottobre 1953 una nota bipartita di Stati Uniti e Gran Bretagna annunciò l’intenzione di passare tutta l’amministrazione del Territorio alle autorità italiane. Di fronte alla violenta reazione iugoslava si alzò la protesta dei triestini, che fu duramente repressa dalle truppe angloamericane. Nei giorni 5-6 novembre la città insorse e negli scontri la Polizia alleata aprì il fuoco sulla folla, uccidendo sei persone e ferendone altre 60. Ma l’iter della restituzione della città era ormai avviato e un anno più tardi, il 5 ottobre 1954, fu firmato a Londra un Memorandum d’intesa che stabilì di affidare, di fatto definitivamente, l’amministrazione della zona A all’Italia e della zona B alla Iugoslavia. Il successivo 26 ottobre i soldati italiani entrarono a T. per prendere il posto del governo militare alleato.
La questione confinaria sembrò riacutizzarsi nella primavera del 1974. Trattative con la parte iugoslava successivamente avviate portarono a un accordo firmato a Osimo il 10 novembre 1975 e ratificato dal Parlamento italiano il 14 marzo 1977. In virtù del Trattato di Osimo, la linea fissata fra le due zone dal Memorandum del 1954 veniva confermata dalle due parti come definitiva.
Tra i monumenti di età romana sono l’arco detto di Riccardo (1° sec. d.C.), i resti del teatro e del complesso basilica-pro-propileo nell’area di S. Giusto (metà 1° sec. d.C.). Tra quelli medievali spicca la cattedrale di S. Giusto, costituita di due chiese romaniche absidate, S. Giusto (le due navate minori di destra) e dell’Assunta (navata e navatella di sinistra), riunite nella seconda metà del 14° sec. mediante una navata centrale, con relativa abside e nuova facciata con rosone. L’abside maggiore fu rinnovata nei sec. 19° e 20°; si conservano i mosaici del 12° sec. delle absidi laterali e affreschi coevi. Il campanile, su resti di un edificio romano, fu ampliato nel 1337. Altre chiese: S. Giovanni Battista (11° sec., ora battistero), S. Michele (14° sec.), S. Silvestro, romanica, su edifici più antichi. Il castello, iniziato dai Veneziani nel 14° sec. (palazzetto del Capitano) e compiuto nel 17° dagli Austriaci, è restaurato. Tra gli edifici barocchi: S. Maria Maggiore (A. Pozzo). Notevole fu l’attività edilizia nel 19° sec.: casa Costanzi, S. Antonio, di P. Nobile; Teatro Verdi, Palazzo Carciotti, di M. Pertsch; Borsa Vecchia, Palazzo Chiozza, di A. Molari; ecc. Tra le opere del 20° sec.: monumento ai Caduti, di A. Selva; Faro della Vittoria, di A. Berlam. Tra i musei: Museo di storia e arte, Galleria Nazionale d’arte antica, Museo Revoltella (Galleria d’arte moderna, in un edificio di G. Hitzig, 1858, ampliato da C. Scarpa, 1992), Museo di storia naturale, Museo del Risorgimento, Museo del Mare.
Provincia di T. (213 km2 con 231.445 ab. nel 2020, ripartiti in 6 Comuni; soppressa il 30 settembre 2017 in attuazione del piano di riordino del sistema della autonomie locali della regione Friuli-Venezia Giulia, avviato con Legge regionale 9 dicembre 2016, n. 20). Il territorio comprende il ciglione carsico e la ripida scarpata che domina la linea di costa, oltre a una ridotta striscia della penisola dell’Istria, corrispondente al comune di Muggia. L’influenza del mare stempera gli estremi climatici, anche se gli inverni, sull’altopiano carsico, presentano temperature assai più rigide rispetto alla fascia costiera. L’aspetto caratteristico del clima è comunque dato dalla presenza della bora, forte vento di provenienza E-NE, le cui raffiche possono toccare i 150 km orari. È assente l’idrografia superficiale, mentre abbondano i fenomeni carsici come le doline e le cavità sotterranee, tra le quali la più rinomata è la Grotta Gigante.
Come quella comunale, anche la popolazione provinciale si presenta in forte ridimensionamento, a causa dell’elevato livello di concentrazione demografica registrato dal capoluogo; un modesto incremento si è avuto, infatti, soltanto in alcuni comuni situati a ridosso del confine sloveno. Anche la configurazione economica coincide con quella di T., se si escludono l’estensione dell’area portuale e di parte delle attività industriali nel comune di Muggia, una modesta agricoltura per uso locale, l’industria cartaria, quella estrattiva (cave di Aurisina) e un turismo di breve raggio.