Cèlio (lat. Caelius) Uno dei colli di Roma; il nome sarebbe derivato, secondo gli antichi, da Cele Vibenna, condottiero etrusco, che lo avrebbe occupato al tempo dei Tarquinî. Fece parte del Settimonzio, poi della regione Suburana nella divisione di Servio Tullio e fu compreso nella cinta delle mura dette Serviane, nella quale si aprivano, qui, le porte Caelimontana e Querquetulana. Fino al periodo imperiale vi sorsero solo case popolari e qualche tempio minore, ma dopo la devastazione subita per un incendio all'epoca di Tiberio, cominciò a coprirsi di palazzi nobili e di edifici pubblici: il tempio del Divo Claudio (la cui costruzione subì un'interruzione quando Nerone estese anche al C. la Domus aurea: ne rimangono considerevoli avanzi nel convento dei SS. Giovanni e Paolo); un grande mercato (macellum magnum), costruito da Nerone; il Paedagogium, scuola dei paggi imperiali, scuole di gladiatori, ecc. Era attraversato da molti acquedotti monumentali tra i quali quello di Nerone che in buona parte tuttora sussiste. Tra il sec. 2° e il 4° le proprietà patrizie si accrebbero e abbellirono. Dei secoli 2°-4° sono tre case, con camere adorne di affreschi, nelle quali si stabilì il titulus Byzantis, intorno alla sepoltura dei martiri Giovanni e Paolo, uccisi e sepolti nella loro casa nel sec. 4°; nel sec. 5° sorgeva la chiesa dedicata ai due martiri (rifatta nel sec. 12° e in seguito). Molto interessante il complesso della basilica di S. Clemente che si svolge su più livelli: un mitreo del 3° sec. è sottostante alla primitiva basilica, sorta nel 4° sec. entro le strutture di una casa romana del 3°, e decorata di affreschi specie del sec. 9° e 11° (basilica inferiore); la basilica superiore è del sec. 12°, con splendido mosaico absidale dell'epoca e con affreschi di Masolino da Panicale, probabilmente con qualche intervento di Masaccio. Sul C. si trovano anche le case dei Simmaci e dei Petronî Anici, presso quest'ultime si aprì la biblioteca fondata da Agapito I, e s. Gregorio Magno (cui è dedicata la chiesa omonima, rifatta nel sec. 17°) aprì un cenobio. La chiesa dei SS. Quattro Coronati, del 5° sec. ricostruita nel 7° e nel 9° sec., fu poi alterata a più riprese. S. Stefano Rotondo, dalla pianta assai complessa di croce iscritta entro un perimetro di tre cerchi concentrici, modificata da B. Rossellino nel 15° sec., sorse nel 5° con ispirazione alla basilica dell'Anastasis di Gerusalemme (mosaico del 7° sec.). Del tempo di Pasquale I è la basilica di S. Maria in Domnica (importanti mosaici del 9° sec.). Tra i colli di Roma, il C. è uno di quelli che hanno conservato un aspetto più suggestivo, per la zona verde della Villa Celimontana (Mattei), le cui raccolte di antichità sono state in gran parte trasferite al Museo nazionale romano, per i monumenti, per il pittoresco Clivo di Scauro. Nella Villa Celimontana ha sede la Società Geografica Italiana. ▭ Il nome C. indica ora, dal 1921, uno dei rioni di Roma, i cui confini non coincidono con quelli dell'omonima regione storica.