Attivista cinese (n. Dongshigu 1971). Non vedente sin dall’infanzia, ha studiato Diritto da autodidatta e negli anni ha rappresentato centinaia di concittadini in difesa dei loro diritti civili. La causa che lo ha reso noto a livello internazionale, però, è stata quella intentata contro la cosiddetta “politica del figlio unico”: nel 2005 C. G. ha guidato un’azione legale di gruppo contro la città di Linyi e la sua politica di sterilizzazione e aborto forzati. Forse anche a causa della grande risonanza ottenuta, C. G. è stato messo in arresto, dapprima in regime domiciliare e poi in carcere; dopo quattro anni e tre mesi di detenzione, nel 2010 è stato rilasciato. Nonostante avesse compiuto per intero la condanna, le autorità non hanno allentato il controllo e lo hanno sottoposto agli arresti domiciliari. Tuttavia, nell’aprile del 2012 C. G. ha eluso la sorveglianza ed è fuggito a Pechino, dove ha chiesto asilo all’ambasciata statunitense. Nei giorni seguenti la vicenda ha rischiato di scatenare una crisi diplomatica tra Cina e Stati Uniti, anche se poi l’accordo è stato raggiunto: il 19 maggio 2012 C. G. e la sua famiglia hanno toccato il suolo americano non come rifugiati politici, ma con un visto di studio per C. G. (su invito dell’Università di New York). Nonostante la felice conclusione, in molti temono rappresaglie contro i famigliari di C. G. da parte delle autorità locali; suscita particolare preoccupazione la sorte di Kegui (nipote di C. G.), in carcere con l’accusa di tentato omicidio (ha ferito uno dei poliziotti che hanno fatto irruzione in casa sua dopo la fuga dello zio).