clima
Insieme delle caratteristiche atmosferiche di una specifica area geografica (precipitazioni, condizioni di irraggiamento, temperatura, umidità) in rapporto a un determinato periodo geologico o storico. Il c. ha influenzato la vita dell’uomo a partire dal problema del soddisfacimento dei bisogni primari (fauna, vegetazione, fonti d’acqua). Con il progresso industriale e tecnologico l’esistenza della specie umana è diventata compatibile con i climi più inospitali, perciò il c. è oggi meno condizionante per le attività umane e al contrario sempre più condizionato da queste ultime (effetto serra, piogge acide, microclimi urbani). Questa tendenza ha contribuito al superamento delle interpretazioni deterministe (determinismo climatico, 18°-19° sec.) a favore di studi che privilegiano l’adattamento e la risposta culturale delle diverse civiltà al c. e ai suoi mutamenti (introduzione e modificazione di colture e specie animali). La nascita e lo sviluppo delle civiltà storiche sono oggi posti in relazione con la ricerca di caratteristiche climatiche favorevoli all’agricoltura, all’allevamento e ai commerci, e con le trasformazioni del paesaggio operate dall’uomo. Per es. i cinesi riuscirono ad accelerare la maturazione del riso per fronteggiare il problema delle periodiche inondazioni, e il sistema di dighe e canali dell’antico Egitto consentì un’efficace gestione del regime del Nilo (3° millennio a.C.). Una catastrofe naturale e lo squilibrio climatico che ne derivò (inizio del 4° millennio a.C.) sono probabilmente all’origine dell’elaborazione del calendario maya e delle conoscenze astronomiche sviluppate poi da questa cultura. Sul finire del 19° sec., l’economista W.S. Jevons dedicò specifiche riflessioni alle macchie solari e ai possibili influssi sul campo magnetico terrestre (aurore boreali, riscaldamento globale) ed elaborò un’ipotesi di connessione con l’andamento dei raccolti e le fluttuazioni dei commerci (durata media di 10,466 anni dei cicli economici dei secoli 18°-19°, coincidente con la durata media di 10,45 anni del ciclo delle macchie solari). William Beveridge, analizzando le variazioni del prezzo del grano nell’Europa preindustriale dal 1545 al 1844, sostenne di aver individuato una nutrita serie di cicli di natura climatica. Lo studio delle variazioni climatiche verificatesi a partire dall’Età del ferro (climatologia storica) ha fornito un notevole contributo all’archeologia e alle discipline storiche, specie in relazione al continente europeo. I risultati delle ricerche condotte su ghiacciai e piante non sono ancora unificabili in una storia generale del c. ma aiutano a comprendere processi storici e fenomeni culturali. Una congiuntura climatica negativa (6°-10° sec.) aggravò la crisi politica ed economica che si aprì con la caduta dell’impero romano, ma la fase climatica che ha più interessato la recente storiografia è la piccola glaciazione: tra la fine del 16° sec. e l’inizio del 18°, l’estensione dei ghiacciai alpini giunse a lambire le aree antropizzate. Questa fase corrisponde al periodo storico definito crisi del Seicento, caratterizzato da carestie, epidemie, involuzione dei commerci e delle strutture produttive, instabilità politica e irrigidimento delle gerarchie sociali in tutta l’area mediterranea. Lo storico Fernand Braudel ha dedicato un’attenta ricerca allo studio di questa crisi (inondazioni, tempeste, precipitazioni e nevicate abnormi), e più in generale ha posto in rilievo il nesso fra c. e storia (sospensione invernale degli scontri bellici col conseguente potenziamento dell’iniziativa diplomatica, variazioni dei raccolti di grano e modificazioni dei rapporti sociali nella Francia moderna). Partendo da queste conclusioni, E. Le Roy Ladurie ha studiato fonti prodotte dalla società rurale francese in età medievale (atti notarili, registri delle proprietà nobiliari), incrociando i suoi dati con i risultati delle analisi dendrologiche su piante secolari (1962-67). Le fonti storiche di cui disponiamo per lo studio del c. in Europa nelle età prestrumentali sono storie e cronache, ma notazioni sul c. si rintracciano occasionalmente anche in carteggi, memorie e diari di viaggio. Risalgono al tardo 18° sec. le prime misurazioni strumentali, fonti non più basate sulla percezione soggettiva, mentre una rete di rilevamento internazionale viene progettata già nel 1654 dall’Accademia toscana del Cimento, per iniziativa di Ferdinando de’ Medici. La nascita dei moderni sistemi di rilevamento nazionale risale invece alla seconda metà del 19° secolo.