Composti chimici contenenti cloro, fluoro e carbonio, indicati con la sigla CFC. Corrispondono agli idrocarburi nei quali tutti o parte degli atomi d’idrogeno sono stati sostituiti da atomi di cloro e fluoro. Sono caratterizzati da elevata stabilità chimica e termica, che aumenta con il contenuto di fluoro, sono ininfiammabili e poco tossici.
I CFC avevano trovato largo impiego come propellenti per aerosol, come agenti refrigeranti, come agenti porofori nella preparazione di materie plastiche espanse ecc. Tuttavia, poiché sono stati ritenuti in parte responsabili della riduzione dello strato di ozono presente nella stratosfera, sono stati formulati accordi internazionali volti a bandirne la produzione e l’utilizzo (protocollo di Montreal, 1987; esteso nel 2007 agli HCFC, idroclorofluorocarburi). Per ciò che concerne l’Italia, la l. 179/16 giugno 1997 ha posto il 31 dicembre 2008 come termine per la produzione, l’utilizzazione, la commercializzazione, l’importazione e l’esportazione dei CFC. A partire da tale data, al fine di ridurre le emissioni di gas con elevato potenziale di effetto serra, è stato deciso che le limitazioni per l’impiego vengano applicate anche agli HFC (idrofluorocarburi).
L’applicazione degli accordi internazionali ha reso necessaria la loro sostituzione con altri prodotti. Per il confezionamento degli aerosol si usano idrocarburi leggeri (butano, isobutano, pentano ecc.) che, tuttavia, creano seri problemi per la loro grande infiammabilità. Nella produzione di resine espanse flessibili è stato possibile recuperare i CFC mentre per le resine espanse rigide (dove essi restano in gran parte imprigionati nella massa polimerica) sono stati impiegati idrocarburi leggeri, che sono però più infiammabili e hanno un minor potere di isolamento termico dei manufatti. Si è dato così corso a ricerche innovative: per es., nella produzione di schiume poliuretaniche si utilizza come agente poroforo l’anidride carbonica generata durante la stessa reazione di preparazione del polimero. Per quanto riguarda invece gli apparecchi di refrigerazione, si è ritornati all’impiego dei fluidi tradizionali (ammoniaca e, in studio, CO2).