Associazione di famiglie nobili, sorta nel Medioevo tra il dissolversi del mondo feudale e l’affermarsi del Comune. Si configurò come una specie di famiglia politica, con propri capi, casa fortificata o torre in comune, in cui tutti potessero raccogliersi nei momenti di pericolo. La c. aveva consoli propri, che risolvevano le discordie fra i consorti, e camarlinghi addetti alla custodia dei denari ricavati dai pedaggi, dai censi e dalle terre. Gli obblighi e i diritti reciproci erano generalmente fissati in una carta. Con l’affermarsi dell’analogo e opposto processo di associazione delle forze popolari nelle corporazioni di arti e mestieri, si fece più evidente il carattere combattivo delle c.: sottomesse con la forza alle leggi comunali, le casate feudali si strinsero con crescente solidarietà deliberando in comune le loro vendette.
Il termine c., nel senso di fazione politica o altro gruppo di persone, aventi il comune intento di favorire gli interessi particolari, anche a detrimento del bene pubblico, designò polemicamente il partito e i governi della destra storica che esercitarono il potere in Italia fra il 1861 e il 1876.