cubismo
La rivoluzione della pittura moderna
Osservando un quadro cubista ci rendiamo immediatamente conto che la pittura tradizionale ha subito un grande cambiamento. Gli oggetti non sono più immediatamente riconoscibili: hanno perduto il loro aspetto consueto e sembrano costituiti di tanti frammenti di forme scollegati tra loro. Bottiglie, tavolini, strumenti musicali, anche ritratti di persona sono raffigurati sulla tela in modo apparentemente scomposto ma che in realtà mostra contemporaneamente i diversi lati osservati da più punti di vista
Fino ai primi anni del Novecento, la pittura è sempre stata considerata di tipo 'naturalistico': i dipinti dovevano riprodurre fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi della visione ottica umana.
Il Rinascimento italiano aveva fornito gli strumenti con cui riprodurre un'immagine naturalistica: il chiaroscuro per i volumi, la prospettiva per lo spazio. La fedeltà di forme e colori doveva rispettare il principio della verosimiglianza. Tali principi sono diventati le leggi fondamentali della pittura, stabilendo quella regola artistica che viene definita accademica.
Un primo passo verso l'abbandono delle norme accademiche è compiuto per certi aspetti dall'impressionismo nella seconda metà dell'Ottocento: da questo momento in poi, la ricerca artistica esplora territori che sembravano posti al di fuori delle regole. Già il pittore francese Édouard Manet apporta una novità, dipingendo figure, oggetti, ambienti solo con l'uso sapiente del colore, senza usare il chiaroscuro.
Successivamente le ricerche artistiche di fine Ottocento, condotte da artisti come Vincent Van Gogh e Paul Gauguin, smontano un altro pilastro della pittura accademica: la fedeltà coloristica. Il colore per loro ha una propria autonomia di espressione che va al di là dell'imitazione della natura. Ciò consente, per esempio, di rappresentare gli alberi di colore rosso se ciò è più vicino alla sensibilità del pittore e ai suoi obiettivi di comunicazione, anche se nella realtà gli alberi non hanno questa colorazione.
Anche le leggi della costruzione prospettica si modificano negli anni che precedono la nascita del cubismo. Il pittore che volutamente deforma la prospettiva è il francese Paul Cézanne: già nel 1904 aveva affermato che bisogna trattare la natura attraverso il cilindro, la sfera e il cono, il tutto messo in prospettiva in modo che ogni lato degli oggetti si diriga verso un punto di fuga centrale. Per Cézanne la natura e le cose possono essere dipinte come se fossero figure geometriche da scomporre e ricostruire; nei suoi quadri non esiste più un unico punto di vista, ma ci sono tanti angoli visivi diversi, spesso impercettibili a un primo sguardo.
Nei primissimi anni del 20° secolo, i pittori Pablo Picasso e Georges Braque, meditando la lezione sulla geometria di Cézanne e ispirandosi alla forza dell'arte africana ‒ che non imita la realtà ma ne cattura come per magia un frammento carico di espressività ‒, inventano un nuovo modo di dipingere.
I due realizzano quadri nei quali la molteplicità dei punti di vista dell'oggetto rappresentato è portata alle estreme conseguenze: le immagini si compongono di schegge di realtà, viste da angolazioni diverse e ricomposte in una sintesi del tutto originale. I quadri cubisti non hanno prospettiva né profondità; non distinguono lo sfondo e il primo piano, le forme sono appiattite e i colori sono esclusivamente grigi e bruni.
Il pittore cubista dipinge cose quotidiane: bottiglie, tavolini, strumenti musicali che non sono più inquadrati su una scena, come lo sono stati per secoli. Una bottiglia su un tavolo, che un artista del passato avrebbe rappresentato solo nella parte frontale, viene ora raffigurata in tutta la sua interezza, mostrando così che le cose hanno più di due dimensioni, che si compenetrano l'una con l'altra.
Questo originale modo di dipingere è contemporaneo alle scoperte scientifiche dei primi anni del Novecento, alle riflessioni filosofiche sui concetti di tempo, spazio-tempo, massa. I pittori cubisti tentano di introdurre nelle opere la quarta dimensione, ovvero quella temporale, superando le codificate tre dimensioni dello spazio euclideo.
In che modo un'immagine cubista può comprendere la dimensione del tempo? Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che la percezione avvenga in un tempo prolungato, che non si limita a un solo istante. Da una parte l'artista impiega del tempo per portare nella rappresentazione tutta la conoscenza che egli ha acquisito dell'oggetto, dall'altra lo spettatore spende del tempo per riconoscere l'oggetto raffigurato in un quadro cubista. La percezione, dunque, non si limita al tempo di un solo sguardo ma implica l'indagine sulla struttura delle cose e dello spazio in cui si trovano.
L'artista cubista trasforma il quadro anche in una sfida per la mente di chi osserva.
A differenza degli altri movimenti artistici del primo Novecento, detti d'avanguardia, il cubismo non nasce in un momento preciso né con un programma dichiarato. Grazie al suo particolare atteggiamento di sperimentatore, Picasso è l'artista che per primo giunge alla realizzazione di un quadro cubista. Si considera Les demoiselles d'Avignon, realizzato nel 1907, il dipinto che dà inizio al cubismo. Subito dopo, nella ricerca artistica, si inserisce Georges Braque e successivamente anche Juan Gris, Fernand Léger e Robert Delaunay sperimentano una fase cubista.
La particolare tecnica cubista, che riproduce immagini apparentemente indecifrabili, del tutto diverse da come siamo abituati a vedere le cose, risulta per i contemporanei di Picasso e Braque di difficile comprensione. La critica del tempo è severa con questi artisti: lo stesso termine cubismo, infatti, è dato con intento denigratorio, in quanto i quadri sembravano comporsi solo di sfaccettature di cubi.
Il cubismo viene solitamente diviso in due fasi principali: una prima definita cubismo analitico e una seconda definita cubismo sintetico.
Il cubismo analitico, che si sviluppa tra il 1909 e il 1912, è caratterizzato da scomposizioni e ricomposizioni dei piani dell'oggetto, frammentati in una rete di linee che si incrociano.
In questa fase Picasso e Braque collaborano a stretto contatto, realizzando opere che sono delle 'forme-oggetto': il quadro, cioè, non è più solo rappresentazione di qualcosa, ma possiede un'oggettività propria. In altre parole, non raffigura un oggetto, ma è esso stesso un oggetto (tableau-objet).
Un cubista del tutto particolare è Delaunay: concentrandosi sulla luce e sul colore realizza composizioni fatte di cerchi colorati, che possiedono un loro ritmo musicale e poetico. Si tratta di una variante della scomposizione cubista, chiamata cubismo orfico (dal mitico cantore Orfeo).
La fase successiva, sviluppatasi tra il 1912 e il 1914, è detta del cubismo sintetico ed è caratterizzata da una rappresentazione più diretta e immediata della realtà, con l'inserimento, sulla tela, di carte e materiali di varia natura. Nascono così i papiers collés (letteralmente "carte incollate"), con pezzi di carte da parati, carte da gioco, giornali, frammenti che hanno lo scopo di avvicinarsi il più possibile alla realtà quotidiana.
Con l'inserimento, poi, di materiali diversi, mai usati prima sulla tela, come paglia, corda, sabbia e legno, abbiamo invece i collage: in queste opere non si imita più la realtà, ma la si incorpora incollandola sulla tela.
Il cubismo sintetico propone un nuovo ruolo della materia, che irrompe nell'opera d'arte diventando parte integrante di essa e portando l'osservatore a un'intuizione immediata dell'essenza dell'oggetto.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale l'indagine artistica del cubismo si conclude: Picasso trascorre il periodo della guerra a Parigi, mentre Braque viene chiamato al fronte. Il linguaggio cubista a quel punto si è diffuso; gli artisti più giovani, in ogni parte d'Europa e d'America, lo conoscono e lo tengono in conto per procedere nella loro ricerca.