Antica popolazione danubiana. Erano divisi in popolo e nobili: questi ultimi erano i capi politici e religiosi del paese. Politeisti, praticavano il culto per Zamolxi, antico sacerdote e poeta divinizzato. Dapprima divisi in tribù, raramente concordi, raggiunsero l’unità sotto Burebista, che riportò diversi successi contro le popolazioni sarmatiche e scitiche, le città greche del Mar Nero e i presidi romani della Mesia (60-44 a.C. circa). Le scorrerie dei D. nelle province finitime, Mesia e Pannonia, provocarono aperte ostilità con i Romani. Al tempo di Domiziano (85 d.C.), i D. sconfissero le truppe inviate contro di loro dall’imperatore, ma poco dopo furono a loro volta sconfitti presso Tape. Tuttavia l’imperatore preferì accordarsi con il nuovo re Decebalo, contro cui mosse invece guerra Traiano, debellandone la resistenza in due campagne (101-102 e 105-107).
Fu allora costituita la provincia romana della Dacia, che occupò nel periodo di massima estensione i territori corrispondenti all’odierna Transilvania, alla Moldavia a O del fiume Prut, alla Valacchia, a parte della Galizia meridionale e della Bucovina. Intensamente colonizzata dai Romani, godette di vita fiorente. Da Adriano fu divisa in D. superior e D. inferior, e da Marco Aurelio in tre distretti, D. Porolissensis, Apulensis, Maluensis. Fu abbandonata da Aureliano.
Uno dei principali strumenti della romanizzazione della D. fu la fitta rete di strade realizzate subito dopo la conquista. A queste si accompagnavano strutture difensive, come i castra (Drobeta, Apulum, Romula). L’eredità dell’antica capitale Sarmizegetusa (odierna Grădişte), che era sulle montagne, fu raccolta da un nuovo insediamento in pianura, Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica, a cui poi Adriano tornò ad aggiungere la denominazione originaria. Altri centri si trasformarono prima in municipi e poi in colonie. Un’alta percentuale delle tipologie architettoniche note della D. romana è concentrata a Sarmizegetusa (foro, templi, anfiteatri, terme, abitazioni); interessanti sono anche i resti di Micia. La conoscenza delle arti figurative si basa invece sostanzialmente solo sulla scultura (rilievi votivi, monumenti funerari).