Orientamento di pensiero che riconosce l’esistenza di un Dio come prima causa, creatore e ordinatore del mondo: questa concezione costituisce, insieme all’immortalità dell’anima, il nucleo della religione naturale.
Storicamente il d. assume, lungo il 17° sec. e soprattutto nel 18°, un significato polemico contro le religioni storiche, le chiese, contro l’idea di rivelazione o di mistero, in nome della ragione e della libertà di coscienza. Iniziatore del d. è considerato E. Herbert of Cherbury, che fa dipendere da un istinto insito in tutti gli uomini la fede nel monoteismo. Particolarmente vivaci furono le correnti deistiche in Inghilterra: da ricordare la polemica di Ch. Blount contro i miracoli e il sacerdozio; la difesa da parte di J. Toland di un cristianesimo senza misteri; l’affermazione da parte di A. Collins del libero esame negli argomenti religiosi; l’indicazione da parte di M. Tindal della coincidenza tra cristianesimo e religione naturale, l’interpretazione allegorica dei miracoli da parte di T. Woolston. Le idee deistiche influenzarono nel 18° sec. anche pensatori del continente, come lo stesso Voltaire e anche D. Diderot. Rappresentanti del d. in Germania furono H.S. Reimarus, M. Mendelssohn e G.E. Lessing.