Nella Chiesa cattolica, d. della Chiesa sono scrittori illustri per santità di vita e ortodossia, ma soprattutto per la loro scienza nelle cose sacre. Il titolo è attribuito con decreto del papa o del Concilio ecumenico. Da principio furono riconosciuti come d. i quattro Padri della Chiesa occidentale, s. Agostino, s. Ambrogio, s. Girolamo e s. Gregorio Magno, e i quattro Padri della Chiesa greca, s. Atanasio, s. Basilio, s. Giovanni Crisostomo e s. Gregorio Nazianzeno (gli ultimi tre considerati ‘maestri universali’ dai Greci). Nel 14° sec. il titolo fu dato a s. Tommaso d’Aquino e nel 15° sec. a s. Bonaventura. Successivamente fu riconosciuto ufficialmente a s. Anselmo (1720), a s. Isidoro di Siviglia (1722), a s. Pier Crisologo (1729), a s. Leone Magno (1754), a s. Pier Damiani (1829), a s. Bernardo di Chiaravalle (1830), a s. Ilario di Poitiers (1851), a s. Alfonso de’ Liguori (1871), a s. Francesco di Sales (1877), a s. Cirillo di Gerusalemme e a s. Cirillo Alessandrino (1882), a s. Giovanni Damasceno (1890), a Beda (1899), a s. Efrem Siro (1920), a s. Pietro Canisio (1925), a s. Giovanni della Croce (1926), a s. Roberto Bellarmino e a s. Alberto Magno (1931), a s. Antonio da Padova (1946), a s. Lorenzo da Brindisi (1959). Paolo VI, con innovazione senza precedenti, lo conferì a due donne: s. Caterina da Siena e s. Teresa d’Avila (1970); Giovanni Paolo II a s. Teresa di Lisieux (1997).
Maschera della commedia dell’arte (fig.), poi caricatura del d. universitario, medico e più spesso legista, di solito bolognese. Nel 16° sec. portava l’abito dottorale nero con zimarra, cappello di feltro a larghe tese, ampio colletto e manichini bianchi, gran fazzoletto bianco alla cintura. Sua caratteristica gli interminabili discorsi, inframezzati da citazioni latine, etimologie fantastiche, sentenze e definizioni minuziosamente commentate.