dramma
La vita sulla scena
Il dramma è un componimento letterario destinato alla rappresentazione scenica che si sviluppa come genere teatrale autonomo nella Francia del 18° secolo. In questa forma, rielaborando profondamente le regole della tragedia e della commedia antica, mette in scena azioni ricche di contrasti e di pathos, espressione di un realismo attento ai conflitti e alle condizioni della società contemporanea
La prima definizione di dramma che conosciamo è molto antica e risale ad Aristotele (4° secolo a.C.). Il filosofo greco analizzò quelle che considerava le due forme principali di composizione letteraria, l'epica e il dramma, e le distinse nettamente tra loro. Mentre il componimento epico (come, per esempio, l'Iliade) contiene il racconto di numerose azioni, nel dramma l'autore non racconta storie o gesta, ma sono gli stessi personaggi a presentarsi in modo diretto attraverso l'azione e il dialogo. Il termine dramma, che deriva dal greco e significa "azione scenica", ha infatti la sua origine in un verbo che vuol dire "agire".
Nell'antichità greca, e poi in epoca romana, si definiva con questa parola qualsiasi azione rappresentata sulla scena: una tragedia, una commedia o una farsa. A partire dalla metà del 18° secolo, invece, il dramma diventa un genere teatrale autonomo. Ma ancora oggi l'espressione lavoro drammatico (come l'inglese play, il francese pièce, il tedesco Stück e lo spagnolo pieza) può alludere genericamente a una qualsiasi produzione teatrale.
In Europa, a partire dal 9° e fino al 16° secolo si assiste alla diffusione di dialoghi in latino, destinati a essere recitati, i cui temi sono tratti dalla vita di Cristo. Queste azioni sceniche dialogate prendono il nome di dramma liturgico. La loro origine è nei riti religiosi della Chiesa cattolica medievale e nell'inserimento al loro interno di parti drammatiche, solitamente cantate (tropi), che in seguito diventano sempre più autonome e accolgono anche tematiche profane. Inizialmente è la liturgia pasquale con la Passione di Cristo a offrire i soggetti prevalenti. Ancora oggi in Germania, nella cittadina bavarese di Oberammergau, si svolgono rappresentazioni sacre secondo una tradizione che risale al 1634 e si ripete ogni dieci anni.
Con il tempo la rappresentazione delle parti dialogate aggiunte ai cantici ecclesiastici della liturgia tradizionale abbandona lo spazio dell'altare e del coro, per cercare un luogo esterno alla chiesa (il sagrato, la piazza), che simboleggia il Santo Sepolcro, dando inizio al dramma dell'età moderna.
Nell'Umanesimo, quando ai soggetti religiosi si sostituiscono motivi legati al mondo agreste e alla vita di campagna idealizzata, ispirata ai paesaggi classici dell'Arcadia, nasce il dramma pastorale. Gli esempi più noti di questo genere, che ha tra i suoi modelli gli Idilli (3° secolo a.C.) del greco Teocrito e le Bucoliche (1° secolo a.C.) di Publio Virgilio Marone, sono l'Orfeo (1480) di Angiolo Poliziano e l'Aminta (1573) di Torquato Tasso. La produzione del dramma pastorale arriva fino alle soglie del Seicento e, con il Pastor fido (1590) di Giovan Battista Guarini, raggiunge i preziosismi stilistici della cultura di quell'epoca.
Dalla metà del Settecento il termine dramma definisce un genere autonomo, sviluppatosi in opposizione alle regole classiche che dividevano e distinguevano la produzione drammatica in tragedia e commedia. Fino ad allora un canone piuttosto rigido aveva assegnato esclusivamente alla tragedia le imprese di eroi, sovrani ed esponenti dell'élite, mentre la commedia era destinata alla rappresentazione comica di vicende legate a esponenti di classi sociali inferiori. La netta separazione era confermata dalla consuetudine di far seguire alla rappresentazione di una trilogia tragica un dramma satiresco, che aveva la funzione di ristabilire, con i contenuti e lo stile farsesco, un equilibrio rispetto alla tragedia.
È nella Francia dell'Illuminismo che quel canone e quella separazione vengono messi in discussione, per dare vita al dramma moderno. Anche i membri delle classi medie vengono ora considerati possibili protagonisti di vicende tragiche e si ritiene possano suscitare (come, secondo Aristotele, la tragedia del mondo classico) sentimenti di terrore e pietà. I primi esempi di contaminazione tra i due generi si hanno con la commedia lacrimosa di ambientazione borghese.
Le prime teorie sul dramma moderno si devono al francese Denis Diderot, che mira alla creazione di un genere serio, in prosa e non in versi, finalizzato a portare in scena i conflitti quotidiani di uomini comuni e a dare spazio, più che ai caratteri dei personaggi, agli ambienti in cui essi agiscono. Lo stesso Diderot mise in pratica le sue teorie in drammi che si confrontavano con i problemi del tempo (Il figlio naturale, 1757; Il padre di famiglia, 1758). Sempre in Francia tra gli autori del dramma serio va ricordato anche Voltaire.
In Germania un contributo fondamentale alla teorizzazione del dramma viene in quegli anni da Gotthold Ephraim Lessing, che nella sua Drammaturgia d'Amburgo (1767-69) polemizza in parte con Diderot, recuperando l'importanza dei caratteri per i personaggi, e scrive per le scene alcuni drammi borghesi (Miss Sara Sampson, 1755; Minna von Barnhelm, 1767; Emilia Galotti, 1772). Tra il 1770 e il 1780 il gruppo dello Sturm und Drang ("Tempesta e assalto") alterna nei drammi i toni della ribellione politica a quelli della polemica sociale (Jakob Michael Reinhold Lenz, Il precettore, 1774, e I soldati, 1776; Heinrich Leopold Wagner, L'infanticida, 1776). In Inghilterra verso la fine del secolo ha grande fortuna il dramma sentimentale, a cui aveva già aperto la strada il dramma domestico di George Lillo Il mercante di Londra (1731).
Il clima del teatro ottocentesco in quasi tutta l'Europa, con la centralità del realismo e, nella seconda metà del secolo, con il naturalismo, è dominato dal dramma d'ambiente. Il dramma russo alterna la satira sociale (Nikolaj V. Gogol´, Il revisore, 1836) alla rappresentazione di mondi desolati (Maksim Gor´kij, L'albergo dei poveri, 1902); sulle scene tedesche Friedrich Hebbel disegna nella Maria Maddalena (1844) un quadro tragico del moralismo borghese e Gerhard Hauptmann apre la strada al dramma sociale che dà voce alle masse (I tessitori, 1892), mentre in Francia con La signora delle camelie (1848) di Alexandre Dumas il patetismo romantico diventa analisi di costume.
Alle soglie del Novecento, mentre Hugo von Hofmannsthal sperimenta il dramma lirico, i temi borghesi si aprono all'indagine psicologica con il russo Anton Čechov, i drammi del norvegese Henrik Ibsen mescolano sfondi realisti a suggestioni simboliste e con lo svedese August Strindberg l'introspezione si trasforma in allucinazione. Nelle opere di alcuni di questi autori si manifestano i primi segni di crisi della struttura drammaturgica tradizionale. Lo spostamento della tensione drammatica nell'interiorità o nel passato dei personaggi comporta, infatti, la negazione dei due elementi formali costitutivi del dramma: l'azione, sostituita da uno stato della coscienza o dalla nostalgia del passato, e il dialogo, al posto del quale interviene di frequente il monologo di soggetti chiusi nella solitudine o nell'autoanalisi.
Il teatro del Novecento pone al suo centro la crisi dell'Io (Luigi Pirandello, Eugene O'Neill, Thornton Wilder), ripresa nel secondo dopoguerra dalla prospettiva dell'esistenzialismo (Jean-Paul Sartre), che affronta le inquietudini e gli interrogativi dell'individuo. Con Bertolt Brecht alla forma tradizionale del dramma si sostituisce il teatro epico, che attraverso effetti estranianti (per esempio proiezioni su uno schermo, songs) vuole evitare l'immedesimazione dello spettatore con la vicenda rappresentata e farne invece un osservatore critico.
Negli anni Cinquanta la dissoluzione del dramma porta al teatro dell'assurdo (Eugène Ionesco, Samuel Beckett), mentre negli anni Sessanta il dramma di situazione (Harold Pinter) mette in scena conflitti e tensioni su uno sfondo di vita quotidiana.
Infine, nel corso del Novecento nasce anche una particolare forma di dramma, il dramma radiofonico, termine che designa una produzione nata appositamente per la radio o come adattamento di un testo teatrale rielaborato per una trasmissione radiofonica.