Amari, Emerico
Giurista e uomo politico (Palermo 1810 - ivi 1870). Professore di Diritto penale all’università di Palermo, fu autore di numerose opere di diritto e di testi di economia di impronta liberista. Alla vigilia della rivoluzione del gennaio 1848 venne arrestato dalla polizia borbonica per le sue convinzioni liberali e i legami con il partito costituzionale. Scarcerato poco dopo, grazie alla vittoria popolare, prese parte alle agitazioni, sostenendo le posizioni più moderate, e venne eletto deputato al Parlamento siciliano. Con il ritorno dei Borbone fu costretto all’esilio e si recò dapprima a Genova e poi a Firenze. Nel 1857 pubblicò la sua opera principale, la Critica di una scienza della legislazione comparata. Nell’agosto 1860, in seguito al successo della spedizione garibaldina, tornò a Palermo. Ostile al plebiscito e all’annessione incondizionata della Sicilia al Piemonte, di fronte alla piega presa dagli eventi, rifiutò la nomina a vicepresidente del Consiglio straordinario di Stato e a presidente del Consiglio superiore di istruzione pubblica di Sicilia. Nel 1861 e nel 1867 fu eletto alla Camera dei deputati e, in entrambe le occasioni, si dimise dopo pochi mesi.