Filosofo (Lublino 1859 - Parigi 1933). Studiò chimica con R. Bunsen. Nel 1880 si trasferì a Parigi e dopo la prima guerra mondiale prese la cittadinanza francese. Influenzato dagli scritti e dalle teorie di Boutroux, Bergson, Duhem e Poincaré, la sua riflessione costituisce un tentativo di cogliere la natura delle scienze mediante l'analisi della loro struttura. Per M. la spiegazione scientifica comunemente accettata è essenzialmente un ridurre all'identico; così, per es., nella relazione di causa-effetto si tende a ritenere spiegato il conseguente quando esso è ricondotto (in maniera più o meno completa) all'antecedente. Ma M. rileva nella ricerca scientifica un'esigenza più radicale: al di là dei tentativi di risolvere il dato quantitativo in rapporti matematici, al di là delle concezioni "legalistiche" della causalità, la scienza cerca spiegazioni più profonde; il suo fine ultimo è di natura ontologica. Così, attraverso la critica di alcune basilari nozioni e teorie fisiche, M. mette in luce i limiti della ragione scientifica nella sua tendenza a ridurre all'identico. La realtà presenta aspetti irrazionali, irriducibili all'attività identificante della ragione. L'opera di M., sorretta da un'erudizione vastissima, specialmente nel campo della storia della scienza, ebbe una notevole influenza anche in ambienti scientifici (per es. su L. De Broglie). Opere principali: Identité et réalité (1921); La déduction rélativiste (1925); Du cheminement de la pensée (3 voll., 1931); Réel et déterminisme dans la physique quantique (1933).