Comune della Sicilia centrale (fino al 1927 Castrogiovanni; 358,7 km2 con 26.368 ab. nel 2020), capoluogo della omonima provincia. È situata su un terrazzo (931 m s.l.m.) che domina l’alta valle del fiume Dittaino. La sommità è occupata dal nucleo storico, con figura triangolare condizionata dalla morfologia e percorsa da vie strette e tortuose, che rappresenta il centro delle attività commerciali e amministrative, mentre i quartieri residenziali moderni si sono espansi nella zona pianeggiante sud-occidentale. Nonostante il miglioramento delle comunicazioni (autostrada Palermo-Catania e strada a scorrimento veloce E.-Caltanissetta-Agrigento), la città non è riuscita ad assumere quel ruolo di coordinamento e propulsione della Sicilia interna che avrebbe dovuto giustificare, in origine, la costituzione della provincia; anzi, rimanendo coinvolta nella crisi del tradizionale settore minerario e nel conseguente processo di spopolamento, ha finito per gravitare su poli esterni, in primo luogo sull’area metropolitana etnea. Ha una dotazione terziaria di modesto livello (mercato di prodotti agricoli e dell’allevamento) e poche industrie (alimentari, meccaniche, chimiche, dell’arredamento).
In epoca preistorica vi risiedette una popolazione indigena di cui rimangono tracce in manufatti rinvenuti anche nei dintorni della città; nel 7°-6° sec. a.C. vi si stabilirono i coloni greci. La città attirò per la sua posizione strategica l’interesse di Siracusa, che l’occupò nel 396 a.C. e di nuovo nel 307. Caduta sotto i Cartaginesi, la liberò Pirro nel 277. Alleata dei Romani nella prima guerra punica, durante la seconda guerra punica si ribellò e perse la caratteristica di civitas libera et immunis. Fu centro della rivolta di Euno durante la guerra servile e subì devastazioni. Conquistata a Bisanzio dagli Arabi nell’859 (dall’arabo Qaṣr Yanī deriva il nome Castrogiovanni), Ruggero d’Altavilla la prese solo nel 1087. Residenza favorita degli Svevi e poi degli Aragonesi, città demaniale dall’epoca normanna, ottenne nel 1398 la conferma dei suoi privilegi. Fu centro agricolo e minerario fiorente dalla 2ª metà del 16° sec., poi nel 18° si spopolò in seguito al movimento di colonizzazione dei feudi; partecipò alle rivoluzioni del 1820 e del 1848.
Provincia di E. (2574 km2 con 160.161 ab. nel 2020). Suddivisa in 20 Comuni (con una densità di circa 68 ab./km2), la provincia è stata costituita nel gennaio 1927 con il circondario di Nicosia, della prov. di Catania, e con quello di Piazza Armerina, della prov. di Caltanissetta. Unica provincia siciliana senza sbocco al mare, si estende a cavallo dei Monti Erei e per breve tratto sulle pendici dei Nebrodi. Il territorio si presenta come una successione ininterrotta di rilievi montuosi (cima più elevata il Monte Sambughetti, 1558 m) e collinari, dalle forme dolci e arrotondate. L’idrografia è rappresentata da corsi d’acqua a regime torrentizio, tributari del Simeto, del Salso e del Gela; il Lago di Pergusa, presso E., è di origine carsica, mentre i laghi di Pozzillo e di Ancipa sono di sbarramento artificiale. Il clima, con inverni molto freddi ed estati caldissime e precipitazioni concentrate nei mesi invernali, influisce negativamente, insieme con lo scarso rendimento dei suoli agrari e con l’eccessivo frazionamento dei fondi, sull’agricoltura, che rimane ancorata alla coltivazione del grano nei fondivalle e di vigneti, agrumeti e oliveti nelle zone collinari.
Solo l’emigrazione e l’abbandono della terra hanno permesso la creazione di talune aziende agro-pastorali dalle dimensioni maggiormente competitive, mentre le nuove possibilità di irrigazione dovute alla creazione dei bacini-serbatoi favoriscono, pur in aree limitate, l’impianto di colture intensive (agrumeti). L’agricoltura rimane la principale risorsa; la provincia è peraltro interessata da progetti di finanziamento conformi alla normativa comunitaria, destinati a un riassetto delle attività agro-zootecniche locali. La crisi, da tempo cronica, dell’industria estrattiva (giacimenti di zolfo e di sali di potassio attivi fino agli anni 1950) aggrava la situazione del settore secondario, poco dinamico e articolato in un numero estremamente limitato di comparti (metalmeccanico, chimico e dell’arredamento). Anche il settore delle costruzioni è in condizioni di ristagno. Le attività turistiche, tradizionalmente ostacolate dall’inadeguatezza delle vie di comunicazione e delle strutture ricettive, hanno avuto un tardivo sviluppo.