Comune della Sicilia orientale (182,9 km2 con 296.266 ab. nel 2020), capoluogo della provincia omonima. Porto sul Mar Ionio, si stende in posizione assai favorevole alle falde meridionali dell’Etna, al margine settentrionale di un’ampia insenatura costiera, cui dà il nome ( Golfo di C.). Ha clima mite, con scarse piogge. Gravemente danneggiata dall’eruzione etnea del 1669 e distrutta nel 1693 da un terremoto, fu riedificata nel 18° sec. secondo un organico piano regolatore a struttura ortogonale, fondato sugli assi principali delle attuali vie Etnea (in direzione N-S) e Sangiuliano (O-E).
Lo sviluppo delle attività mercantili, delle opere pubbliche (ferrovie per Palermo e Messina; nuovi lavori portuali), dell’industria di raffinazione dello zolfo (con relativa esportazione) e i conseguenti flussi immigratori da un contado rurale, che pure andava specializzandosi in colture di pregio (vite, agrumi), determinarono una progressiva crescita della popolazione (68.000 ab. nel 1861; 148.000 ab. nel 1901; 300.000 ab. nel 1951) e una vistosa espansione dell’agglomerato urbano nei settori nord-orientale e successivamente occidentale. La città continuò a svilupparsi disordinatamente fino agli anni 1970, quando la crescita residenziale cominciò a investire piuttosto i Comuni della ‘cintura’, mentre il capoluogo perdeva abitanti (nel 1991 erano 330.037). Decaduta da lungo tempo l’industria dello zolfo e ridimensionato il settore edile, oggi l’apparato economico locale si caratterizza soprattutto per il terziario (turismo, in particolare, amministrazione, istruzione e ricerca). Le attività manifatturiere (chimiche, metalmeccaniche, elettroniche, oltre alle tradizionali industrie alimentari), piuttosto sviluppate, sono ubicate in prevalenza nella nuova area funzionale a SO del centro urbano. La funzione nodale di C. nel sistema di comunicazioni della Sicilia orientale si fonda sui collegamenti autostradali (da Messina, con prosecuzione verso Siracusa e la costa meridionale; da Palermo, attraverso Termini Imerese) e superstradali (per Gela). Contenuto è il movimento portuale, mentre notevole è l’importanza dello scalo aereo di Fontanarossa. Complessivamente buoni, i collegamenti facilitano i consistenti flussi turistici diretti alla città.
Probabilmente di origine sicula, nella seconda metà dell’8° sec. a.C. fu colonizzata dai Calcidesi di Nasso. Nel 263 fu occupata dai Romani, sotto i quali fu dapprima civitas decumana poi colonia. Dal 6° al 9° sec. passò ai Bizantini. Sotto i Normanni (1072) ebbe un periodo di splendore; decadde invece con gli Svevi, mentre gli Aragonesi di Sicilia la compensarono della sua fedeltà concedendole privilegi (14° sec.). A C. fu conclusa nel 1372 la pace che pose fine al conflitto angioino-aragonese ( pace di C.), riconoscendo il Regno di Trinacria sotto la dipendenza feudale di quello di Sicilia e della Santa Sede. Passata la Sicilia all’Aragona nel 1409, C. continuò a essere favorita dai sovrani spagnoli. Ricostruita dopo il terremoto del 1693, si sviluppò sino a occupare uno dei primi posti nel commercio italiano. Nel 1820 non aderì al moto indipendentista e appoggiò i costituzionali napoletani. Nel 1862 Garibaldi vi stabilì il centro organizzativo della spedizione conclusasi in Aspromonte. Durante la seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco anglo-americano in Sicilia (1943), i Tedeschi, per sottrarsi alla manovra aggirante degli Anglo-Americani, persistettero a lungo nella sua difesa.
La città conserva, nonostante i gravi danni subiti nell’ultima guerra, la caratteristica impronta barocca, datale specialmente dalle opere di G.B. Vaccarini (chiese; facciata del duomo; municipio; palazzo Sangiuliano; fontana dell’Elefante), di F. e A. Battaglia, degli Ittar.
Piana di C. La pianura più vasta della Sicilia (500 km2). È un bassopiano alluvionale fra i Monti Iblei a S e l’Etna a N, creato dal f. Simeto e dai suoi affluenti Dittaino e Gornalunga. Nei tempi romani prendeva nome da Lentini ed era nota per la fertilità, venuta meno più avanti per le inondazioni e la malaria. Fin dal 18° sec. vi furono eseguiti lavori di bonifica idraulica, ma solo dopo il 1930 si è dato inizio a un piano organico di bonifica, con la costituzione di un apposito consorzio, operante su circa 1000 km2, includendo una vasta area di risanamento montano e forestale. Sono state realizzate sponde artificiali per i fiumi, circa 200 km di canalizzazioni irrigue, circa 500 km di strade poderali a fondo artificiale. L’irrigazione, che si estende su circa 400 km2, ha innescato un processo di valorizzazione fondiaria e, per conseguenza, di frazionamento della grande proprietà, anche se restano prevalenti le aziende con oltre 50 ha di superficie. Quest’area costituisce, come è ovvio, il fulcro delle attività agricole della provincia di C., con crescente specializzazione agrumicola e ortofrutticola, in sostituzione della cerealicoltura latifondistica, ormai relegata nelle fasce marginali. Nella piana operano, poi, alcune grosse aziende zootecniche, dotate di impianti per la macellazione della carne e la lavorazione del latte.
Provincia di C. (3574 km2 con 1.072.634 ab. nel 2020). Il territorio, suddiviso in 58 Comuni, comprende per intero, a N, il complesso vulcanico dell’Etna; al centro, la Piana di C.; a O e a S il versante meridionale dei Monti Erei e la sezione nord-occidentale dei Monti Iblei. Tale composita struttura geomorfologica si riflette sulla varietà del clima, che dalle condizioni ‘alpine’ dell’area sommitale etnea passa ai tipici valori mediterranei della fascia costiera, per assumere caratteri subcontinentali nella pianura e nei rilievi interni. L’idrografia è imperniata sul Simeto e i suoi affluenti (i principali sono il Gornalunga e il Dittaino); l’Alcantara segna, a N dell’Etna, il confine con la provincia di Messina. La popolazione – che non ha cessato di aumentare, nonostante periodi di notevole esodo – si è ridistribuita attraverso le migrazioni interne: la conurbazione catanese ne concentra oltre la metà, con protendimenti lungo il litorale e sul versante etneo, dove spiccano rispettivamente gli agglomerati di Acireale e Giarre e di Adrano, Paternò e Misterbianco; nell’area meridionale centro principale è Caltagirone, mentre la Piana di C. presenta una struttura insediativa assai più rada. Il settore industriale è polarizzato dal capoluogo. Diffuso, invece, lo sviluppo delle attività turistiche: dalle località balneari e dalle stazioni sciistiche dell’Etna alla rivalorizzazione dei centri storici e dei beni culturali e ambientali nelle zone interne.