Comune in prov. di Siracusa (gr. Λεοντῖνοι, lat. Leontini; fino al 1863 Santa Croce; 215,8 km2 con 24093 ab. nel 2008). Situato a 53 m s.l.m. sulle pendici nord-orientali degli Iblei, è un centro agricolo e commerciale con industrie alimentari, meccaniche, del legno e del cemento.
Fu fondata dai Calcidesi di Nasso nel 729 a.C., in una località già abitata da Siculi. Instauratasi la tirannide, la città cercò di espandersi ma fu ostacolata da Siracusa e Gela e dovette resistere alle mire espansionistiche delle colonie greche circostanti. Sotto il dominio siracusano (Gerone vi deportò nel 476 gli abitanti di Catania e Nasso), tornò libera grazie all’intervento dell’alleata Atene, richiesto dal retore leontino Gorgia (427). Successivamente, anche in conseguenza di lotte interne tra aristocratici e democratici, fu assoggettata da Siracusa che, dopo le devastazioni cartaginesi del 406, la ripopolò con cittadini di Agrigento, Gela e Camarina; Dionisio I la ridusse a emporio di Siracusa. Durante la seconda guerra punica fu conquistata da Marcello divenendo civitas decumana e in età imperiale la città si spostò a N verso la pianura. Fu occupata dagli Arabi nell’848; con i Normanni (12° sec.) divenne città del demanio regio. Decadde dopo il terremoto del 1693.
Resti di fortificazioni sono sul Colle San Mauro e sul Monte Castellaccio, mentre un villaggio siculo di capanne è stato messo in luce a Metapiccola, dove si segnalano anche due sepolture in pìthos. Dalle necropoli provengono materiali metallici e ceramici, datati tra il 6° sec. a.C. e l’età ellenistica, oltre a bronzi e vasi del periodo classico. Le aree di culto sono documentate, tra l’altro, da due importanti stipi a Metapiccola (ceramiche e terrecotte, 6° sec. a.C.) e in località Alaimo (7°-5° sec. a.C.).
Lago di L. Situato a 3 km da L., era il più esteso bacino lacustre della Sicilia (lungo 5 km, largo 3, profondità massima 20 m, ma a livello variabile). Di modeste dimensioni (740 m di perimetro) nell’antichità, fu esteso artificialmente, sia facendovi sboccare il fiume Trigona sia (fin dall’età sveva) innalzandone il livello mediante uno sbarramento. A partire dalla prima metà del 20° sec., è stato prosciugato, mediante l’apertura di un canale di scarico che ha fatto defluire le acque nel fiume Lentini. I lavori di bonifica e di valorizzazione agricola del comprensorio, che rientra in una delle principali aree agrumicole della Sicilia, interessano un’area di circa 15 km2.