Primogenito (Le Mans 1133 - Chinon 1189) di Goffredo Plantageneto conte d'Angiò e di Matilde, figlia di Enrico I. Salì al trono nel 1154. Riprese la lotta contro l'autonomia baronale, avviò una riforma giudiziaria, di grande importanza per la storia inglese, atta a limitare i poteri delle corti feudali e tentò di ridimensionare i privilegi ecclesiastici, scontrandosi con l'arcivescovo di Canterbury, Tommaso Becket.
Nel 1150 fu investito duca di Normandia dal padre. Erede, alla morte di Goffredo (1151), dell'Angiò, della Turenna e del Maine, nel 1152 otteneva il ducato di Aquitania sposando la duchessa Eleonora, divorziata da Luigi VII di Francia. Signore potente di due terzi della Francia, nel 1153 invase l'Inghilterra, costringendo il re Stefano a riconoscerlo suo successore; morto Stefano (1154), E. gli successe senza opposizione. Riprese allora la politica amministrativa del nonno Enrico, ampliando i poteri della Curia Regis, riorganizzando il tesoro e combattendo l'autonomia baronale (abolizione delle giurisdizioni indipendenti, ecc.); quanto ai rapporti col re di Francia, li accomodò fidanzando (1160) il primogenito Enrico con Margherita, figlia di Luigi VII. Per una definizione delle rispettive giurisdizioni delle corti secolari ed ecclesiastiche, E. nominò primate nel 1162 il suo cancelliere Tommaso Becket. Questi si rese subito conto dell'inevitabilità del conflitto e si oppose tenacemente ai progetti di E. che miravano a un forte ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici. Nel 1164, di fronte al rifiuto del clero di accettare le Costituzioni di Clarendon, Becket fu dichiarato colpevole di disubbidienza alla corte e costretto a fuggire in Francia. Tornato in patria nel 1170 in seguito a una riconciliazione formale con E., Becket fu assassinato dopo pochi mesi (29 dic.). La violenta reazione in Francia e in Inghilterra minacciava di travolgere E., che si sottomise però ad Alessandro III e nel 1172 ottenne l'assoluzione; delle Costituzioni il papa annullava quelle che proibivano l'appello a Roma e quelle che imponevano ai chierici colpevoli punizioni secolari. Negli stessi anni E. iniziò la conquista dell'Irlanda (1171). Nel 1173 scoppiò la rivolta dei figli Enrico, Goffredo e Riccardo, ai quali egli aveva attribuito rispettivamente il regno d'Inghilterra, la Bretagna e l'Aquitania, riservando però a sé ogni potere. I tre figli di E. erano appoggiati dai re di Francia e di Scozia, dalla madre Eleonora e da numerosi altri nobili, Enrico aveva dalla sua il clero e la maggior parte dei baroni e riuscì a soffocare la rivolta. Importante fu la riforma giudiziaria avviata da E. nel 1166 con l'Assise di Clarendon; e proseguita negli anni successivi mediante la promulgazione di un sistema unitario di leggi teso a limitare i poteri delle corti feudali (restituzione dei distretti giudiziari, con giudici viaggianti, coscrizione obbligatoria, capitazione personale, accentramento della giurisdizione fondiaria, assise e giurie). E. era divenuto ormai il monarca più potente di tutta Europa, signore dell'Inghilterra e padrone di due terzi della Francia, il re di Sicilia e il duca di Baviera avevano sposato due sue figlie. Nel 1180 egli contribuì ad assicurare il trono di Francia a Filippo Augusto come successore del padre Luigi. Ma gli ultimi anni del suo regno furono angustiati dalle lotte dei figli tra loro e contro di lui; morto il giovane Enrico nel 1183, Riccardo si ribellò quando E. volle assegnare l'Aquitania al figlio Giovanni. Dopo una prima riconciliazione, Riccardo tornò a ribellarsi nel 1188 sconfiggendo il padre e costringendolo a riconoscerlo come erede dei domini indivisi.