Figlio (n. 1081 - m. Utrecht 1125) dell'imperatore Enrico IV e di Berta di Savoia, fu re di Germania dal 1106 e imperatore dal 1111. Come il padre attuò una politica di attrito con la Chiesa, e venne perciò scomunicato, a proposito della questione delle investiture, che si concluse solo con il concordato di Worms (1122). Con lui si estinse la casa imperiale di Franconia.
Ribellatosi al padre il fratello maggiore Corrado, E. fu designato re di Germania e incoronato ad Aquisgrana nel 1099. Di lì a qualche anno, nel 1104, unendosi anch'egli al partito avverso al genitore lo costrinse ad abdicare. Divenuto definitivamente re nel 1106 con l'appoggio di papa Pasquale II, si dimostrò tuttavia un continuatore della politica paterna anziché collaboratore ed esecutore delle norme stabilite dalla Santa Sede nella questione delle investiture. Conosciute le decisioni del Concilio lateranense del 1110, che condannavano l'investitura ecclesiastica da parte dei laici, scese in Italia con un forte esercito: a Sutri (9 febbr. 1111) rinunciò a qualsiasi ingerenza nelle elezioni episcopali, ma ottenne in cambio dal papa la restituzione di tutti i beni e diritti concessi in feudo alla Chiesa da Carlo Magno in poi. L'opposizione dei vescovi impedì però a Pasquale II di tenere fede al patto. E. ritornò quindi alle pretese sull'investitura regia, tenne prigioniero il pontefice insieme ai cardinali e lo costrinse infine a riconoscergli i suoi diritti sull'investitura. Fattosi incoronare imperatore il 13 aprile 1111, strappò al pontefice anche la promessa che mai sarebbe stato colpito dalla scomunica. Ma appena E. ebbe lasciata l'Italia, Pasquale II ritirò (1112) le concessioni fatte, mentre in Germania serpeggiava la rivolta ed E., sconfitto in battaglia a Welfesholge (1115), si trovò contro tutto il partito papale; né gli fu risparmiata la scomunica. Tornò in Italia nel 1115 in seguito alla morte della contessa Matilde che aveva lasciato i suoi beni feudali alla Chiesa e dei quali egli rivendicò il possesso. Senza difficoltà s'impadronì dell'eredità e, morto Pasquale II nel 1118, tentò un accordo con il successore Gelasio II. Fallito ogni tentativo di conciliazione, occupò Roma nel marzo dello stesso anno e costrinse il nuovo pontefice alla fuga a Gaeta. Fatto eleggere antipapa l'arcivescovo Maurizio Burdino con il nome di Gregorio VIII, la successiva morte di Gelasio II e l'elezione a pontefice di Callisto II, propenso a un accomodamento, facilitarono l'inizio di trattative, cui non furono estranei i nuovi pericoli che si addensavano sul capo di E. in Germania, dove i principi lo minacciarono di deposizione se non si fosse riconciliato con la Chiesa. I negoziati durarono diversi mesi e portarono alla conclusione del concordato di Worms (settembre 1122), che pose termine alla lotta delle investiture. Essendo rimasto sterile il matrimonio che E. aveva contratto nel 1114 con Matilde, figlia di Enrico I d'Inghilterra, si estinse con lui la casa imperiale di Franconia. Nonostante la sua intraprendenza ambiziosa, la Chiesa romana era riuscita a sottrarsi alla diretta ingerenza imperiale; e se la Chiesa tedesca, consapevole d'interessi comuni, gli si era mantenuta fedele, nella lotta erano affiorate, sempre più vivaci, le finalità politiche dei Comuni, ma soprattutto, importanti per il futuro, quelle della Francia.