Erasmo da Rotterdam
Un grande umanista europeo contro il dogmatismo e l'intolleranza
Grande umanista e filologo, Erasmo visse nella prima metà del Cinquecento, in un periodo segnato dalle lacerazioni provocate dalla Riforma di Lutero. Pur anticipandone alcuni temi essenziali, non si schiererà mai apertamente dalla sua parte, ma rifiuterà anche di appoggiare la reazione cattolica. Questo atteggiamento di Erasmo è stato visto come un segno di debolezza. Rifiutando di schierarsi, però, egli confermava con estrema coerenza il suo radicale rifiuto del dogmatismo, della violenza, delle divisioni nate dall'intolleranza e dall'odio
Erasmo nasce a Rotterdam, in Olanda, nel 1466, col nome di Geert Geertz ("Gerardo figlio di Gerardo"), che seguendo la moda umanistica dell'epoca cambierà verso i trent'anni in Desiderius Erasmus Roterdamus (dal greco eràsmios, che significa "amabile"). Orfano di padre e di madre, entra a 12 anni nel convento agostiniano di Steyn, dove acquista una precoce erudizione classica e approfondisce la conoscenza del grande umanista Lorenzo Valla. Ordinato sacerdote nel 1492 da Enrico di Bergen, vescovo di Cambrai, diventa suo segretario, pur mantenendo l'abito religioso che sarà autorizzato ad abbandonare solo nel 1517. Cominciano i suoi viaggi nelle principali città europee: tra il 1491 e il 1499 soggiorna in Francia, a Orléans e a Parigi, dove consegue il baccellierato di teologia. Nel 1499 è in Inghilterra, dove conosce Tommaso Moro. Nel 1500 esce la prima edizione degli Adagia, una scelta di proverbi e massime di autori latini. Nel 1506 inizia un viaggio in Italia che lo porta a Torino, dove consegue la laurea in teologia, poi a Venezia, ospite del grande tipografo Aldo Manuzio, a Padova, a Siena e a Verona. Tornato in Inghilterra, vi scrive la sua opera più famosa, l'Elogio della follia.
Stabilitosi a Basilea, Erasmo si dedica all'edizione critica del Nuovo Testamento. La rivolta luterana lo coglie nella quiete operosa della città svizzera. Lutero lo invita a prendere pubblicamente posizione in favore della Riforma, di cui Erasmo aveva anticipato numerose idee, ma si vede opporre un rifiuto. Il dissidio tra i due si approfondisce con la controversia sul libero arbitrio: Lutero nega la libertà dell'uomo di scegliere tra il bene e il male, mentre Erasmo la afferma con forza, attirandosi i feroci attacchi del predicatore tedesco.
Erasmo, però, rifiuta anche di schierarsi dalla parte della reazione cattolica, e nel 1535 rifiuta la carica di cardinale offertagli da Paolo III. Inviso ai cattolici e ai protestanti, solo e amareggiato, dopo varie peregrinazioni approda nuovamente a Basilea, dove muore nel 1536.
Fu Erasmo, come riconobbe lo stesso Lutero, a definire i presupposti teorici della Riforma sostenendo la necessità di un rinnovamento radicale della coscienza cristiana attraverso il ritorno alle fonti del cristianesimo. Tutti, afferma Erasmo, devono poter leggere e intendere a modo loro la Bibbia. Nel 1504, a Lovanio, Erasmo scopre un manoscritto di Lorenzo Valla che lo induce a confrontare l'originale greco della Bibbia con la Vulgata, cioè la traduzione in latino fatta da Girolamo (4°-5° secolo) e adottata dalla Chiesa come versione ufficiale delle Scritture. Comincia così quella ricerca che sfocerà nell'edizione critica del Nuovo Testamento, pubblicata a Basilea nel 1516. Erasmo mette in luce le distorsioni introdotte dalla traduzione nella versione originale, sulle quali però si basavano molte pratiche della Chiesa cattolica: per fare un esempio, Girolamo definisce "sacramento" il matrimonio, mentre il testo greco parla di "mistero".
Ma è soprattutto nell'opera più celebre di Erasmo, la graffiante satira Elogio della follia, che si ritrovano tutti i temi della polemica protestante contro la Chiesa. In una immaginaria autodifesa la Follia ‒ figlia di Pluto, dio della ricchezza, allevata da Ebbrezza, figlia di Bacco, e dall'Ignoranza, figlia di Pan ‒ mette a nudo le menzogne con cui gli uomini nascondono le bruttezze e i dolori del mondo. Qui Erasmo esprime una condanna della corruzione del clero e del papato, e di una religiosità ridotta a vuoti formalismi rituali, altrettanto decisa quanto quella che pronuncerà Lutero: folle è chi crede che certi segni esteriori di devozione siano sufficienti a conquistare il Paradiso, o che basti gettare una monetina in un piatto per purificarsi di tutti i peccati.
L'Elogio della follia fu uno dei più grandi successi letterari del secolo. Letto ovunque in Europa, fu tradotto in varie lingue ed ebbe numerosissime edizioni e imitazioni. Un autentico best seller furono anche i Colloqui, quarantaquattro dialoghi dal tono lieve, spiritoso e provocatorio in cui Erasmo, sotto nomi fittizi, mette a nudo la meschinità e l'intolleranza, la presunzione intellettuale di personaggi del suo tempo: scrittori, vescovi, teologi, lo stesso Lutero. I Colloqui ebbero varie edizioni: quella del 1522 raggiunse le 24.000 copie. Il libro si vendeva e si leggeva a Londra, Parigi, Vienna, Francoforte, Anversa, Cracovia, Lipsia, Magonza. Nonostante questo successo, l'opera fu attaccata con veemenza sia da Lutero, che definì Erasmo un ateo nemico di Dio, sia dalla Chiesa cattolica (Controriforma). Tutte le opere di Erasmo, Elogio della follia e Colloqui compresi, furono inserite nell'Indice dei libri proibiti istituito nel 1559.
Anche se Erasmo e Lutero condividevano alcune delle idee fondamentali da cui prese avvio la Riforma protestante, una profonda distanza separava l'intellettuale lucido e pacato, avverso a ogni fanatismo e dogmatismo, pacifista convinto e fautore della tolleranza, dal predicatore intransigente nella sua violenza rivoluzionaria. Sia Erasmo sia Lutero invocavano un ritorno al senso originario delle Scritture, ma mentre Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, Erasmo continuò a usare il latino, convinto che fosse la lingua universale, rifiutando gli idiomi nazionali che ai suoi occhi separavano anziché unire. Ma qui il predicatore a contatto con le folle si dimostrò più lungimirante dell'aristocratico intellettuale il quale ignorava, o voleva ignorare, che all'epoca la massa della popolazione, quando sapeva leggere e scrivere, non usava il latino bensì le varie lingue nazionali: il tedesco, l'italiano, il francese.
Il divario tra i due divenne insanabile con la disputa sul libero arbitrio, sulla libertà del volere umano. Lutero lo negava con forza, sostenendo la totale dipendenza della volontà umana da Dio. Per Erasmo negare il libero arbitrio significava negare la dignità e il valore dell'uomo, quei principi fondamentali dell'Umanesimo che sono alla radice del suo pensiero.
Posto a scegliere tra Lutero e la Chiesa, Erasmo decise di restare neutrale. Questa 'non scelta' è all'origine di un'immagine di Erasmo come uomo perennemente diviso e incerto sulla strada da seguire, quando non addirittura pavido e ambiguo. Ma si tratta di un giudizio ingiusto: il rifiuto di schierarsi da parte di Erasmo testimonia la coerenza di un pensatore che non volle mai tradire gli ideali e i principi che erano alla base della sua filosofia: la libertà di giudizio, la pace e la tolleranza, la dignità e il valore dell'uomo.
Come se prevedesse le sanguinose lotte di religione che avrebbero devastato l'Europa nei decenni successivi, Erasmo contrappose sempre alla violenza e alla sopraffazione l'arma della "ragione discorsiva", per usare un'espressione del filosofo contemporaneo Jürgen Habermas: cioè la persuasione basata sul civile confronto delle idee e delle argomentazioni.
==Il programma Erasmus: omaggio a un intellettuale europeo==
Erasmo fu un intellettuale che visse e viaggiò in tutta Europa e che nutriva il sogno di un'umanità unita da radici culturali comuni. Per questa ragione l'Unione europea ha scelto Erasmo come simbolo di una comunione intellettuale che trascende i confini tra le nazioni e trasforma la diversità in elemento di arricchimento anziché di divisione. Al grande filosofo e umanista di Rotterdam è stato così intitolato un programma di scambi culturali tra studenti europei, il Programma Erasmus, adottato nel 1987, affinché questi possano arricchire il proprio patrimonio di conoscenze e di esperienze a contatto con la cultura di altri paesi.