Vescovo e poeta svedese (Kyrkerud, Värmland, 1782 - Östrabo, Malmö, 1846); professore d'estetica a Lund (1810), accademico di Svezia (1818), goticista come E. G. Geijer, mosso da interessi filologico-letterarî per l'antichità nordica, conciliò in ideale sintesi l'eredità classica e romantica. Il culto della lingua ornata e solenne sentita come espressione simbolica della tradizione nazionale, il pathos patriottico ispirato all'idealismo di Kant e di Fichte e alimentato dalle guerre napoleoniche (l'odio e poi il culto napoleonico è presente in liriche come Det eviga "L'eterno", 1810; Svea, 1811; Den vaknande örnen "Il risveglio dell'aquila", 1815), la concezione ellenico-schilleriana della catarsi estetica, informano tutta la sua lirica, che trova la migliore espressione in Flyttfåglarne ("Gli uccelli migratori", 1812) e Skaldens morgonpsalm ("Salmo mattutino del poeta", 1813). Ricco di luminose sentenze, di grandiose visioni, è anche il poema Fritiofs saga ("Saga di Fritiof", 1825), ciclo di romanze in cui l'eroismo vichingo si sublima in una sfera platonico-cristiana. Di grande interesse, sul piano stilistico e psicologico, la raccolta di lettere (Brev, post., 1953 segg.).