Nome di uno dei sette colli di Roma (alto 65 m) e di un rione della città moderna. In latino Esquilinus era un aggettivo (unito a collis o mons o porta, ecc.) derivato dal sost. femm. plurale Esquiliae che in età repubblicana designò le alture del Cispio, dell'Oppio e del Fagutale. Sotto Augusto fu il nome della quinta regione, che si estendeva fuori delle mura serviane. La zona, percorsa del vicus Patricius, dal clivus Orbius, ecc., era occupata da boschi sacri e santuarî antichi (Mefitis, Iuno Lucina, Tellus, ecc.). Ai margini della città serviana era il campus Esquilinus adibito a cimitero; le più antiche sepolture risalgono all'8° sec. a. C. La zona cimiteriale fu bonificata da Mecenate, che vi stabilì i suoi horti (importante resto ne è il cosiddetto auditorium Maecenatis, con notevoli pitture). In età imperiale ebbe un notevole sviluppo urbanistico con la costruzione del portico di Livia, della domus Aurea, delle terme di Tito e Traiano, ecc. Numerosi anche i giardini, tra i quali gli horti Liciniani con grande ninfeo, erroneamente creduto tempio di Minerva Medica. Notevole il numero degli acquedotti: ben 7 erano quelli che giungevano a Roma attraverso la zona dell'Esquilino. Centro della vita pubblica era il forum Esquilinum, con grande mercato generale o macellum Liviae. Con l'avvento del cristianesimo, sull'E. furono fondati varî titoli (S. Pietro in Vincoli, fondato forse nel sec. 4°; S. Croce in Gerusalemme, di origine costantiniana; S. Prassede, ricordata dal sec. 5°; S. Pudenziana, del sec. 4°; SS. Silvestro e Martino ai Monti, titolo ricordato dal 5° sec., ecc.). La basilica privata pagana, fondata da Giunio Basso nel 317, fu adattata a chiesa (ora scomparsa). Ma la chiesa più importante è S. Maria Maggiore, fondata da papa Liberio (352-66) e ricostruita dalle fondamenta da Sisto III (432-40).