Termine, in uso nella storiografia francese del 20° secolo (A. Boulanger, H.-I. Marrou) in riferimento ai concetti greci di «benefattore» (εὐεργέτης) e «benevolenza» (εὐεργεσία), con cui si definiscono tutte le pratiche di beneficenza nei confronti della comunità cittadina che, in particolare in età ellenistico-romana, gli appartenenti alle élite erano chiamati a compiere in virtù della loro posizione di privilegio sul piano economico-sociale. L’attività evergetica poteva comprendere il finanziamento e l’organizzazione di diversi ambiti della vita sociale, dall’edilizia, ai ginnasi, alle feste pubbliche, alle ambascerie. L’intervento dell’evergete diveniva decisivo soprattutto nei casi in cui la disponibilità economica delle amministrazioni cittadine fosse stata deficitaria; con le sue opere egli si candidava a divenire simbolo della propria città per acquisire prestigio e accreditarsi sul piano politico internazionale.