Movimento artistico delineatosi in Francia nel primo decennio del 20° secolo. Il nome (da fauve, «belva») deriva da una frase sarcastica con cui il critico L. Vauxcelles commentò la presenza di quei pittori al Salon d’Automne del 1905. Il gruppo, che ebbe in H. Matisse la personalità più incisiva e catalizzatrice, era formato da G. Rouault, A. Marquet, H. Manguin, C. Camoin e J. Puy – tutti allievi di G. Moreau – M. Vlaminck e A. Derain, dall’olandese K. Van Dongen e da O. Friesz di Le Havre, oltre a R. Dufy e G. Braque che si unirono in seguito. I fauves erano legati da una generica opposizione all’edonismo decorativo dell’art nouveau e all’evasione spiritualistica del simbolismo: in maniera differenziata affrontarono problemi specificamente pittorici, riconoscendo la struttura autonoma del quadro e potenziando la costruttività insita nel colore, con superfici piane senza modellato, a raggiungere una corrispondenza assoluta tra suggestione emotiva e ordine interno della composizione. Importante fu anche il loro interesse per l’arte islamica e primitiva. Il movimento, che partecipò delle istanze dell’espressionismo europeo, ebbe il suo momento esplosivo nel 1906, ma già dal 1908 i componenti del gruppo si avviarono su strade diverse.