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Fedra

di Riccardo D'Anna - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Fedra

Riccardo D'Anna

Il labirinto delle passioni

Personaggio mitologico della letteratura greca, Fedra è divenuta nei secoli il simbolo della passione amorosa femminile: il suo destino tragico ha colpito la fantasia di grandi scrittori che di volta in volta hanno conferito un sempre maggiore carattere di modernità a questa antichissima eroina

I due labirinti

Tutte le versioni del mito concordano nell'affermare che Fedra, moglie di Teseo, s'innamorò perdutamente del figliastro Ippolito: secondo alcune, a causa dell'intervento di Afrodite (la Venere latina), gelosa della devozione di Ippolito alla sola dea Artemide (Diana) che lo portava a dedicarsi esclusivamente alla caccia. Durante un'assenza di Teseo, Fedra dichiara il suo amore, direttamente o con l'aiuto della nutrice. Ippolito rifiuta sdegnosamente e Fedra, al ritorno di Teseo, per vendicarsi rovescia la verità e accusa Ippolito di averle usato violenza.

Nell'Eneide Virgilio colloca Fedra tra le anime dei lussuriosi periti di morte violenta, che Enea incontra quando scende agli inferi. In questi racconti Fedra sembra muovere da un labirinto ‒ quello costruito dal padre Minosse per rinchiudervi il Minotauro, ucciso poi da Teseo ‒ per giungere a un altro; qui accecata dalla passione, si smarrisce. Si tratta, in modo sfumato e simbolico, di un secondo labirinto, quello dei sensi e dell'amore, che la donna chiede senza riuscire a ottenere; è questo a renderla personaggio moderno in senso pieno.

Fedra nel mondo classico

Nelle due tragedie classiche conservate intere, l'Ippolito di Euripide e la Fedra del filosofo e scrittore latino Seneca, troviamo uno svolgimento dei fatti molto diverso. In Euripide Fedra si uccide e lascia la sua denuncia in uno scritto; segue un drammatico confronto fra Teseo e Ippolito, nel quale il giovane non riesce a discolparsi in quanto legato al giuramento di non rivelare nulla, fatto alla nutrice di Fedra; Teseo lo maledice e Ippolito muore giacché ‒ quale conseguenza della maledizione del padre ‒ il dio Poseidone (Nettuno) provoca l'apparizione di un animale mostruoso e l'imbizzarrimento dei cavalli che disarcionano il ragazzo trascinandolo su un terreno accidentato. Seneca, invece, immagina che sia Fedra in persona a incolpare Ippolito presso Teseo, provocandone la morte proprio come in Euripide; tuttavia, all'annuncio della fine del giovane, Fedra rivela la verità, scagiona Ippolito e si toglie la vita con la spada, mentre in Euripide la verità era ristabilita attraverso l'intervento provvidenziale della dea Artemide.

Fedra appare dunque come una donna vittima della passione d'amore. Negli scrittori antichi la capacità d'introspezione psicologica è però limitata e i contrasti non avvengono tanto nell'interiorità dell'individuo, ma nella contrapposizione dei personaggi, dominati, in genere, da un unico scopo nell'agire. Più che in Euripide, in Seneca è assente la tendenza ad attribuire agli dei la responsabilità delle azioni e delle colpe umane. Gli avvenimenti messi in scena sono presentati come la conseguenza del cedimento dell'uomo alla passione e dell'incapacità di seguire la buona coscienza che lo indirizzerebbe verso il bene.

Riflessi moderni

Fedra rappresenta e assume su di sé le ferite di un mondo al femminile che, privato delle sue potenzialità, non può esprimersi liberamente: tanto la poetessa russa Marina Cvetaeva, con una tragedia in versi (che risale al 1928), quanto la scrittrice francese Marguerite Yourcenar, nel racconto Fedra, o la disperazione (1986), offrono una reinterpretazione contemporanea del mito, ponendo al centro un personaggio circondato dall'incomprensione e dalla solitudine.

Precedentemente il mito di Fedra era stato ripreso, in modo particolarmente felice, in una tragedia del francese Jean Racine (Fedra, 1677), che aveva introdotto una radicale innovazione, attribuendo la causa del rifiuto di Ippolito al suo amore per la giovane Aricia. Successivamente il tema venne affrontato nel poemetto drammatico Fedra del poeta inglese Algernon Charles Swinburne (in Poesie e ballate, 1866) e, sulla medesima falsariga ‒ di una Fedra ubriaca d'amore e di lussuria ‒ da Gabriele D'Annunzio (1909), nonché, in chiave psicologica e più introspettiva, dallo spagnolo Miguel de Unamuno (1910).

Vedi anche
Jean Racine Racine ‹rasìn›, Jean. - Poeta e drammaturgo francese (La Ferté-Milon, Aisne, 1639 - Parigi 1699); rimasto ben presto orfano di madre e di padre, fu allevato dalla nonna, Marie des Moulins, molto vicina all'ambiente di Port-Royal; essa lo fece infatti studiare (1649-53) alle Pétites Écoles e, dopo due ... Anna Maria Guarnièri Attrice italiana (n. Milano 1934). Si affermò in Romeo e Giulietta di Shakespeare nel 1954, imponendosi per grazia e spontaneità, doti che le hanno permesso di interpretare con molto successo nel 1957 Il diario di Anna Frank di F. Goodrich e A. Hackett. Tra le sue interpretazioni successive: La locandiera ... Parigi (fr. Paris) Città capitale della Francia (2.181.371 ab. nel 2006; 10.142.977 ab. nel 2008, considerando l’intera agglomerazione urbana). È situata sulle rive della Senna, al centro dell’Île-de-France, e alla confluenza nella Senna della Marna e dell’Oise. Amministrativamente la città era compresa nel ... Luca Roncóni Regista e attore italiano (Susa, Tunisia, 1933 - Milano 2015). Indefesso allestitore di spettacoli prestigiosi, ha diretto il Teatro stabile di Torino (1988-93), il Teatro stabile di Roma (1994-98) e, dal 1999 al 2004, è stato direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano. Nelle sue regie teatrali ...
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Altri risultati per Fedra
  • Fedra
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Giorgio Padoan Figlia di Minosse e di Pasifae, dopo l'uccisione del Minotauro fuggì da Creta con Teseo e la sorella maggiore Arianna; durante il viaggio l'eroe s'invaghì di lei e, reso certo del suo consenso, abbandonò nell'isola di Nasso Arianna (che fu quindi consolata da Bacco). Divenuta sposa di ...
  • FEDRA
    Enciclopedia Italiana (1932)
    Figlia di Minosse e di Pasifae, moglie di Teseo. È famosa per l'amore violento concepito verso il figliastro Ippolito, che non volle assolutamente corrisponderle. Poco o nulla si sa di questo episodio, prima che largamente e variamente lo elaborasse la tragedia. Il verso dell'Odissea (XI, 321) che nomina ...
Vocabolario
novèrca
noverca novèrca s. f. [dal lat. noverca, der. di novus «nuovo»], letter. – Matrigna: la spietata e perfida n. (Dante, riferendosi al mito classico di Fedra e Ippolito); al succo dell’erbe spremuto dalla n. (D’Annunzio). Anche in senso fig.:...
chiave
chiave s. f. [lat. clavis]. – 1. a. Strumento di metallo che serve a chiudere ed aprire serrature e lucchetti, che nella forma tradizionale è costituito da un cannello sul quale è applicata a un’estremità la mappa con gli scontri (nei tipi...
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