Strumento musicale a fiato a canna cilindrica, in legno o in metallo, su cui sono praticati dei fori. Le note si ottengono con il frazionamento della colonna d’aria mediante l’apertura o chiusura dei fori.
Fu strumento di notevole rilievo, con i crotali e il tamburello, nei culti misterici italici, ellenistici e romani. Nel Medioevo compaiono in due specie: f. diritti (o dolci, o a becco, o d’Inghilterra; fig. A), con imboccatura a becco, molto usati fino all’inizio del 18° sec.; e f. traversi (o traversieri, o tedeschi; fig. B e C), che si suonano soffiando direttamente contro un’imboccatura laterale, e cui si collega lo strumento odierno. I traversi si imposero a partire dal Settecento, dopo i perfezionamenti apportati da C. Denner e J.J. Quantz.
F. piccoli F. di minori dimensioni e d’ambito più acuto, come quello in sol o in fa (anche piffero, franc. flageolet), superstite del tipo a becco, e il flautino (➔ ottavino). F. di Pan Strumento d’antica origine, costituito da una serie (o due serie accoppiate) di canne aperte a zufolo e disposte in ordine di lunghezza, sì che l’esecutore, passando con le labbra dall’una all’altra imboccatura, possa produrre una scala ordinata di suoni.
Per il timbro che rammenta quello del f. sono detti suoni flautati o note flautate gli armonici ottenuti negli strumenti ad arco.