Genere delle Cannacee comprendente circa 50 specie di piante rizomatose con grandi foglie penninervie, originarie dell’America. C. indica Nome riferito anche ad altre specie e ibridi; si coltiva per la bellezza delle foglie e dei grandi fiori. C. edulis Specie a rizoma ricco di amido, si coltiva in America e in Australia.
Nome genericamente attribuito a numerose Poacee rizomatose, caratterizzate da culmi cilindrici robusti e leggeri, variamente impiegati per le doti meccaniche delle fibre di cui sono composti, che coniugano resistenza ed elasticità.
C. comune Nome comune di Arundo donax (fig. 1), caratterizzata da culmi fogliosi cavi, alti fino a 6 m, terminanti con un’infiorescenza a pennacchio. Questa specie è frequente al margine dei campi e negli incolti; i culmi sono frequentemente utilizzati in agricoltura come supporto di piante rampicanti.
C. d’India Nome commerciale del fusto lunghissimo (anche varie decine di metri), sottile (1-5 cm di diametro), flessibile, di certe specie del genere Calamus (palme dell’India e della Malesia), tagliato in pezzi di 6-8 m e usato per fare mobili ecc.; più spesso si taglia in strisce e se ne utilizza, per lavori d’intreccio, la parte esterna, ricoperta da una cuticola silicizzata che la rende molto dura e liscia.
C. di palude o cannuccia Nome comune di Phragmites communis (fig. 2), con rizoma strisciante, culmi alti 1-3 m e pannocchie dense, violacee o giallastre. È quasi cosmopolita (nei paesi caldi rappresentata dalla var. isiaca, alta fino a 5 m), frequente sulla riva di stagni e corsi d’acqua, dove spesso forma densi canneti. I culmi servono per cannicciate e le pannocchie per fare spazzole e scope.
C. di Ravenna Nome comune di Erianthus ravennae, caratterizzata da culmi pieni, alti fino a 3 m, con grande ciuffo di foglie molto lunghe e infiorescenze terminali a pennacchio. Coltivata nei giardini, è divenuta infestante negli incolti presso il mare.
C. da zucchero Nome comune di Saccharum officinarum (fig. 3) con culmi alti 3-4 m, cilindrici, con nodi non rilevati e ripieni di un parenchima carnoso. Questa specie, originaria forse dall’Asia tropicale, è coltivata nei paesi caldi di tutto il mondo: se ne conoscono un centinaio di razze. Richiede molta acqua e si moltiplica per talea di rami. Quando i fusti sono maturi si tagliano, si sfogliano e si macinano per estrarne il succo, che contiene lo zucchero.
I terreni occupati da forme vegetali del tipo della c. comune (canneti) sono caratterizzati dal fitto groviglio dei rizomi ramificati, che ogni anno danno origine a nuovi culmi, fittamente stipati. I canneti si trovano per lo più negli acquitrini e sui terreni argillosi, anche non umidi. Il canneto artificiale è ottenuto piantando pezzi del rizoma della canna comune; spesso accompagna la coltura della vite, perché da esso si ricavano le canne che servono da tutori.
tecnica
Parte delle armi da fuoco in forma di tubo che contiene la carica e il proietto. In essa avviene la combustione della carica di lancio, vi è utilizzata la forza di espansione dei gas sviluppati dall’esplosivo, viene data la direzione voluta al proiettile, e, quando vi è la rigatura, è impresso il moto di rotazione a questo.
Rivestimento resistente dei pozzi in muratura, generalmente realizzato in muratura di mattoni ma in qualche caso anche in calcestruzzo o in cemento armato: può essere costruita per affondamento o per sottomurazione.
C. fumaria Condotto che serve per allontanare e disperdere verso l’alto i fumi del camino; può essere costituito semplicemente da un vano a sezione rettangolare o circolare, creato nello spessore di grosse murature per tutta la loro altezza, dal quale sporge in alto un tubo generalmente sormontato da una mitra; è costituito in genere da vari pezzi prefabbricati montati uno sull’altro e i cui giunti sono poi sigillati per evitare la perdita di fumi.
C. di ventilazione Tubo o vano lasciato nei muri a forma di camino, che serve per il ricambio dell’aria in locali con insufficiente ventilazione naturale. Di norma essa serve per evacuare l’aria viziata, mettendo a profitto, in inverno, la differenza di temperatura fra esterno e interno. Per attivare il moto dell’aria si può collocare una fiamma, per esempio a gas, alla base della canna. Se il ricambio deve essere molto energico si fa ricorso a mezzi meccanici: per esempio, ad aspiratori.
C. da pesca Attrezzo per pescare con la lenza. Assume varie forme secondo il modo con cui la lenza stessa è posta in acqua e generalmente vi si applica un mulinello per il riavvolgimento veloce del filo. Per la pesca al colpo, in cui l’esca deve stazionare in acqua entro un raggio limitato dalla posizione del pescatore, la c. è molto lunga (intorno ai 9 m), piuttosto rigida nel corpo e flessibile verso la punta dove è attaccata la lenza. Se invece l’esca deve essere lanciata a notevole distanza, si usano c. da lancio di vario tipo: le c. bolognesi, assai diffuse in Italia per la pesca alla passata in acqua dolce, sono lunghe oltre 7 m, a 6 o 7 elementi, montano anelli di ceramica per guidare il filo della lenza e sono dotate di impugnatura con attacchi portamulinello; le c. da pesca all’inglese, generalmente in 2 o 3 elementi aggiuntabili con portamulinello serrabile a vite, sono adatte per lanci lontani con montature molto leggere; le c. da scogliera, usate per la pesca a mare, sono costituite da elementi telescopici di lunghezza intorno ai 5 m; le c. da traina, usate per la pesca dalla barca di pesci marini grossi e combattivi, sono corte, robuste e generalmente in un solo pezzo, a parte l’impugnatura smontabile, e con carrucolette, al posto degli anelli, in cui scorre il filo. Le c. da pesca sono di solito in fibra di vetro, mentre quelle più pregiate sono realizzate con un unico filo al carbonio-molibdeno o al carbonio-vanadio, avvolto in senso longitudinale e trasversale in un numero elevato di sottili strati sovrapposti.