Denominazione data dai chimici del 18° sec. a un’ipotetica sostanza imponderabile che si sarebbe dovuta liberare nella combustione o nella calcinazione dei metalli, riconosciute come fenomeni della stessa natura. Si riteneva infatti (J.J. Becher, G.E. Stahl ecc.) che i corpi combustibili e quei metalli che per riscaldamento dell’aria si trasformano in calci (cioè si ossidano) fossero costituiti da almeno due componenti, uno dei quali, il f., eliminabile per combustione o calcinazione.
Secondo gli ultimi sviluppi della teoria, l’aria atmosferica risultava composta di due parti, l’una detta flogisticata (corrispondente all’azoto), l’altra detta deflogisticata (corrispondente all’ossigeno): la prima sarebbe stata l’aria in cui erano avvenuti i processi di calcinazione o di combustione (e perciò contenente f.), la seconda quella capace di dar luogo a tali processi (per ricavare il f. di cui sarebbe stata priva). La teoria del f., pur dimostrandosi in seguito infondata, risultò di grande utilità per lo sviluppo della chimica.