In fotografia e cinematografia, ciascuna delle immagini fotografiche che si susseguono in una pellicola, negativa o positiva. Ogni singolo f. contiene una porzione di immagine, un frammento di azione, che in fase di proiezione viene ricomposto come un unicum originando così l'illusione di un movimento continuo.
Il f. cinematografico (frame), preso autonomamente rispetto alla concatenazione di immagini che compongono la pellicola del film, non si discosta da una semplice fotografia e si può considerare come l'unità minima dell'inquadratura cinematografica. Nella maggior parte dei casi i f. sono separati tra loro da un'interlinea orizzontale (frame line). L'interlinea non sussiste nella pellicola 16 mm e nel formato Cinemascope. Ai lati, il f. è delimitato dalle perforazioni, il cui numero varia a seconda del formato della pellicola. La velocità di svolgimento di un'azione e la durata complessiva di un film sono date innanzitutto dalla velocità di scorrimento (cadenza) dei f. per ciascun secondo (f./s) in fase di proiezione. Nel caso di sequenze accelerate o riprodotte al ralenti già in fase di ripresa, il numero di f./s nella ripresa può diminuire o aumentare. Sofisticate macchine da presa possono dilatare la velocità di registrazione fino a migliaia di f./s. A ogni singola inquadratura corrisponde una serie di unità fotogrammatiche il cui numero varia rispetto al metraggio di pellicola impressionata corrispondente alla durata delle riprese. Ogni f. contiene quindi entro i suoi bordi tutto ciò che il regista ha deciso di ritagliare della parte di realtà che ha davanti, il cosiddetto profilmico. Il f. insomma è la documentazione di un preciso punto di vista, di una scelta operata dal regista rispetto alla molteplicità degli sguardi messi in atto nel film.