Nome comune del genere Morus, della famiglia Moracee e in particolare di Morus alba (o g. bianco; fig. A) e di Morus nigra (o g. nero; fig.B). Comprende alberi a foglie intere o lobate, con fiori unisessuali raccolti in amenti, gli staminiferi con perigonio quadripartito e 4 stami, i pistilliferi con perigonio a 4 lacinie opposte a due a due, pistillo con ovario uniovulato, frutto (achenio) rivestito dal perigonio divenuto carnoso; l’infruttescenza, nel complesso carnosa, è detta mora di gelso (c e d in fig.).
Il g. bianco, originario dell’Estremo Oriente, introdotto nel Mediterraneo probabilmente nel 12° sec., ha foglie lisce, d’un verde tenero, quasi glabre, more bianche, rossastre o porporino-nerastre, dolci e mangerecce. Viene coltivato per la produzione di foglie, impiegate nell’allevamento del baco da seta (gelsicoltura). Le piante possono essere coltivate a cespuglio, a ceppaia o ad alto fusto. La durata economica dei gelseti varia a seconda del clima, del terreno, della forma e dei metodi di allevamento: per i gelseti a cespuglio è di circa 15 anni, per quelli ad alto fusto può arrivare a 60-100 anni.
Il g. nero (o g. moro), originario della Persia e da tempo remoto introdotto nel Mediterraneo, è più rustico e robusto, ha foglie scabre, subcoriacee, verde scuro, pelose nella pagina inferiore, more grosse e succose, nere lucide; è coltivato per il frutto dolce-acidulo, mangereccio, dal quale si ricava anche uno sciroppo leggermente astringente (sciroppo di more).
Broussonetia papyrifera (g. da carta o g. della Cina oppure g. del Giappone) è un albero delle Moracee divenuto infestante in varie zone del centro e nord Italia.