Prelato (m. Southwell 1108), consigliere e legato dei re inglesi Guglielmo I e II e di Enrico I, vescovo di Hereford (1096), arcivescovo di York (1101); dapprima fedele a s. Anselmo di Canterbury, passò poi dalla parte della corona nelle lotte per le investiture. Sono a lui attribuiti i Tractatus Eboracenses: tra questi l'Apologia archiepiscopi Rotomagensis (in cui nega il primato del papa e sostiene l'eguaglianza di tutti i vescovi) e il De consacratione pontificum et regum ove vuol dimostrare che i re, rappresentanti in terra della regalità di Cristo, hanno la missione di reggere le sorti di tutto il popolo cristiano e quindi della Chiesa stessa; re e sacerdoti sono entrambi "unti" di Dio, ma i primi, in quanto immagine della natura divina (Cristo è prima rex, poi sacerdos), hanno potestà anche sui sacerdoti. Questa posizione di G. non va tuttavia intesa come una rivendicazione "laica" contro la posizione "teocratica"; G. infatti non colloca i re sopra i sacerdoti in base alla divisione dei due poteri (che è esplicitamente negata), né tanto meno perché consideri il potere temporale superiore a quello spirituale; egli anzi sostiene l'assoluta superiorità del re perché lo ritiene insieme sacerdos e rappresentante di Dio a maggior titolo del papa.