De Chirico, Giorgio
Dipingere il mistero della realtà
Il pittore Giorgio De Chirico nasce verso la fine dell'Ottocento in Grecia, dove subisce il fascino dell'arte antica, uno degli elementi ricorrenti nelle sue opere. Il nome di De Chirico è legato alla pittura metafisica, parola proveniente dal greco che significa "al di là della realtà fisica", in cui l'artista svela l'aspetto misterioso della realtà
Giorgio De Chirico nasce nel 1888 a Vòlos, in Grecia, dove il padre ingegnere si è trasferito per costruire ferrovie. Questo particolare della sua vita spiega perché nei suoi quadri egli inserisca spesso treni: ricordo del padre e dell'infanzia, ma anche simbolo del viaggio e del desiderio di conoscere. In Grecia De Chirico è affascinato dalla cultura classica, dalla mitologia e dalle sculture antiche. Passione, questa, che lo accompagnerà per il resto della vita e popolerà i suoi quadri e i suoi scritti di eroi mitologici, rovine classiche e figure di archeologi. La fama di De Chirico è legata alla pittura metafisica: si tratta di dipinti in cui elementi reali e immaginari convivono per creare un insieme enigmatico. I primi quadri ispirati a temi metafisici risalgono al 1910, mentre la metafisica come teoria e scuola pittorica nasce nel 1917 dall'incontro con il pittore Carlo Carrà a Ferrara. Rispetto alle avanguardie, come l'astrattismo e il dadaismo, la pittura metafisica sembra un'arte tradizionale perché permette ancora di riconoscere il soggetto. Sulle tele compaiono piazze e nature morte, ma l'aspetto familiare degli oggetti tradisce un'atmosfera magica e misteriosa: tutto è immobile, non c'è vita, non ci sono personaggi, solo statue e ombre; gli uomini diventano malinconici manichini. Altre volte l'artista dipinge interni magici simili a laboratori, pieni di oggetti il cui rapporto sfugge a ogni logica: perché sono avvicinati biscotti e manichini, righelli e cartine geografiche? L'artista deforma la prospettiva, descrive nelle sue inquadrature piani inclinati verso il basso, come se gli oggetti potessero scivolare verso l'osservatore, che resta incerto e spaesato.
Titoli misteriosi accentuano l'atmosfera magica di queste opere: Enigma della torre, Incertezza del poeta, Enigma dell'ora, Tributo dell'oracolo.
Le tele più celebri di De Chirico rappresentano piazze assolate e vuote, dove tutto appare fermo e silenzioso: unica traccia di vita è un treno che corre all'orizzonte o una ciminiera fumante. Si riconosce solo qualche ombra o una statua isolata e la loro solitudine esprime l'incomunicabilità dell'uomo. La presenza di statue, castelli, portici rinascimentali ricorda alcune piazze italiane, ma nessuna di quelle dipinte esiste davvero, perché l'artista le modifica secondo le sue esigenze. Invece che luogo d'incontro sociale, le piazze di De Chirico sono spazi vuoti, dove non è più possibile incontrarsi, dove le poche figure dipinte scompaiono al confronto delle grandi architetture, appaiono estranee e inquietanti finendo per diventare appunto 'metafisiche'. Sembrano luoghi reali, ma colori e luci innaturali, prospettive assurde e accostamenti impossibili le spingono verso una dimensione che va oltre la realtà e che sconfina nell'immaginario.
A partire dal 1919 De Chirico si allontana dallo stile metafisico, frequenta i musei e copia i quadri più celebri per riscoprirne lo stile e studiarne la tecnica. Le sue tele si popolano di cavalli in riva al mare, mobili, pezzi di colonne o altri reperti archeologici: antichi gladiatori si uniscono ai manichini. Questi soggetti si ripetono anche nei decenni successivi, quando il suo stile si ispira alla pittura barocca e assume un accento teatrale: personaggi mitologici, nudi femminili dalle forme morbide e nature morte sono descritti con linee ondulate e pennellate cariche di colore che ricordano lo stile energico del pittore fiammingo Rubens. Numerosi sono anche gli autoritratti, in cui l'autore si racconta come in un diario attraverso quadri celebrativi o volutamente ironici. L'amore per la pittura metafisica torna a imporsi nelle ultime opere, dove De Chirico conferma così il suo desiderio di svelare il mistero dell'esistenza attraverso il fascino dei suoi quadri. Muore a Roma nel 1978.