Pittore e incisore (Venezia 1697 - ivi 1768), caposcuola dei vedutisti veneti del Settecento. Si formò al seguito del padre Bernardo, pittore di teatro, e, verso il 1719, a Roma cominciò a dedicarsi alla pittura di paesaggio. Ispirato dal Vanvitelli e, dopo il suo ritorno a Venezia nel 1720, da L. Carlevarijs e da M. Ricci, elaborò uno stile personale di vedute di Venezia e del suo entroterra, che incontrò il favore di un pubblico internazionale: ebbe tra i suoi committenti il principe di Liechtenstein e, soprattutto, J. Smith, banchiere, mercante e poi console inglese a Venezia che gli aprì le porte del ricco e nobile collezionismo inglese. Dal 1746 al 1756 soggiornò a Londra (con brevi ritorni a Venezia), dipingendo vedute del Tamigi e della campagna inglese per i duchi di Richmond, di Beaufort, di Northumberland e per altre eminenti personalità. Nel clima di crisi della civiltà veneziana, gli ultimi anni del C. sono segnati da isolamento nel mondo artistico locale (dopo due rifiuti, fu accolto nell'Accademia solo nel 1763) e da una declinante fortuna sul mercato (l'unica importante commissione fu la serie di disegni delle Feste dogali, incisa da G. Brustolon). Nelle vedute e nei capricci, la pittura del C., segnata all'inizio da una maggiore libertà di tocco, più precisa e meticolosa in seguito, rivela acuto senso del colore, gusto personale nel taglio della veduta prospettica, grande sensibilità per i valori di luce e di atmosfera, viva arguzia nelle macchiette. Il catalogo dell'opera del C. comprende oltre cinquecento dipinti, oltre trecento disegni e trentaquattro acqueforti; la serie completa di queste ultime (prodotte tra il 1741 e il 1744), insieme a un cospicuo numero di dipinti e di disegni, è conservata nelle Collezioni reali inglesi. Molte sue vedute furono incise da A. Visentini (1735, 1742).